Sei proprio un allocco.

Si badi bene: non ho intenzione di offendere nessuno (anche se il nervosismo e la stanchezza accumulati negli ultimi giorni mi potrebbero spingere ad usare termini tutt’altro che gentili).

Più semplicemente standomene qui, seduta sulla mia poltrona con vista sul bosco, al calare del buio, mentre sorseggio una tisana di rosa canina, mi raggiunge per la prima volta, dopo i mesi più freddi, il verso dell‘allocco.

E’ tanti anni che lo sento cantare di notte, non so se si tratti sempre della stessa creatura notturna, ma mi piace pensare di sì: mi piace pensare che il canto, ritmico e sempre uguale, che rompe l’incredibile silenzio dai boschi e mi tiene compagnia quando sto per scivolare nel sonno sia il canto dello stesso piccolo allocco che, ogni tanto, cerco di stanare puntando il fascio di luce della pila dove i rami sono più fitti.

Forse se riuscissi a colpirlo con la luce mi fisserebbe con gli occhioni sgranati e l’espressione un po’ interdetta grazie alla quale, nel parlare comune, allocco è sinonimo di “stupido”..

Probabilmente conosco degli umani molto più “allocchi” di lui.

allocco

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