Sembra un’idea anacronistica quella di coloro che stanno proteggendo uno degli ultimi chilometri del muro di Berlino, sopravvissuto alla demolizione del 1989 e restato lì, in mezzo alle nuove costruzioni, a imperitura memoria della storia della città.
Capisco le proteste dei cittadini, soprattutto di quanti dietro a quel muro hanno vissuto, capisco il desiderio di conservare la memoria di una pagina di storia non certo gloriosa, ma proprio per questo motivo importante perché il frammento di muro è una muta testimonianza che può insegnare, soprattutto ai giovani, a quali vette possa arrivare la stupidità umana.
Avevo degli amici, una famiglia di cattolici, che vivevano di là dal muro, cittadini di una occhiuta e sospettosa D.D.R. che, insieme con altri giovani dell’oratorio del mio paese, andavo a trovare attraversando, non senza qualche patema, il muro e ricordo il momento di separarci quando noi, giovani occidentali, ritornavamo con una punta di sollievo a Berlino ovest lasciandoli là a guardarci fino a quando scomparivamo alla loro vista.
Ricordo la loro gioia la prima volta in cui vennero in Italia e poterono visitare quelle favolose città, Venezia, Milano, Firenze e Roma, che avevano imparato ad immaginare ed amare attraverso i nostri racconti.
Mi sembra ingiusto abbattere il muro, come si trattasse di un manufatto qualsiasi, mi sembra ingiusto e impietoso perchè quel muro era intriso di dolore, di lacrime, di disperazione e la sofferenza di un intero popolo non può essere cancellata.