Spesso, parlando dell’assemblea costituente, si fa riferimento ai padri fondatori, dimenticando che, tra tutte quegli insigni politici, c’era anche uno sparuto gruppetto di donne (non si parla mai di madri fondatrici) alcune delle quali poco più che ragazze, ventuno in tutto, ma che furono determinanti nel gettare le basi della nostra carta costituzionale.

Oggi si è spenta l’ultima, la più giovane, di quelle donne: Teresa Mattei.

Era una donna forte e indipendente, uno spirito libero, ribelle e anticonformista, venne espulsa dalla scuola nel 1938 per essersi rifiutata di assistere alle lezioni sulla difesa della razza, così come nel 1955 fu cacciata dal P.C.I. perché contraria allo stalinismo e alla linea di Togliatti.

Partecipò da protagonista alla Resistenza e alla lotta di liberazione con il nome di battaglia di “Partigiana Chicchi”, di sé raccontava di essersi messa il rossetto solo una volta, per mettere una bomba.

Definita la “ragazza di Montecitorio” per la sua giovane età, si distinse nella stesura dell’articolo 3 della Costituzione (l’introduzione dell’espressione “di fatto” porta anche la sua firma).

Dopo l’esperienza parlamentare continuò a battersi per i diritti dei bambini e per la non violenza e la pace.

Di lei si racconta che suggerì a Luigi Longo, che avrebbe preferito delle violette, di donare per l’8 marzo un fiore più “povero” e diffuso nelle campagne: la mimosa.

Si è spenta  oggi, a meno di una settimana dalla festa della donna, proprio mentre le “sue” mimose cominciano ad appassire.