Archivi giornalieri: 10 Marzo 2013

Legittimo impedimento.

Ho sessant’anni, soffro di attacchi di tachicardia parossistica sopraventricolare dall’adolescenza, il mio cardiologo ha individuato la causa in una disfunzione della valvola mitralica aggravata dallo stress che vivo quotidianamente in classe, perchè devo essere sempre attenta a ciò che succede e devo avere un ferreo autocontrollo.

Logicamente se me ne stessi a casa si ridurrebbero gli attacchi, che avvengono soprattutto in periodi di colloqui con i genitori, scrutini, esami, riunioni del collegio docenti e amenità consimili.

Logicamente nessun medico ritiene che il mio disturbo sia così invalidante da impedirmi di andare a scuola tutti i giorni (per i prossimi sei anni e rotti) e io ci ho fatto l’abitudine, cerco di rilassarmi, cerco di non arrabbiarmi, cerco di staccare quando mi accorgo che l’elastico è troppo teso e tiro avanti così sperando che vada tutto liscio.

Comprendo che la mia situazione è un po’ diversa da quella di un quasi ottuagenario che rischia disturbi analoghi (con la salute non si scherza), ma, perbacco, ogni tanto mi piacerebbe essere legittimata a riposare un po’ e mi piacerebbe che qualche cardiologo mi impedisse di andare a lavorare (almeno per un po’).

Il profumo dei libri (digitali).

Ho appena discusso con degli amici sull’uso di internet e delle nuove tecnologie a scuola (e nello studio personale) e la discussione mi ha offerto alcuni spunti di riflessione.

In genere, pur ammettendo che la rete sia una risorsa, c’è sempre chi, con una punta di nostalgia, vagheggia un ritorno al libro cartaceo e attribuisce alla sua progressiva scomparsa tutti (o quasi) i problemi dell’insegnamento e dell’apprendimento.

In realtà, come sempre del resto, penso che la situazione sia un po’ più complessa: io, per esempio, uso la rete per reperire testi letterari e  documenti  storici che, pur nella mia vastissima biblioteca cartacea personale, non è sempre agevole trovare.

Mi basta ricordare il verso di una poesia o qualche parola di un discorso e poi i motori di ricerca fanno il loro lavoro, cioè ricercano per me il brano che mi serve e che passo ai miei allievi i quali, a loro volta, a seconda delle loro inclinazioni, lo leggono e studiano a schermo oppure lo stampano su carta.

Per me, ormai, si tratta di un modo di lavorare irrinunciabile tanto che, qualche giorno fa, mi sono trovata a chiedermi come sarebbe stato più veloce il lavoro di ricerca della mia tesi di laurea se avessi avuto a disposizione il “mare magnum” di documenti della rete (ricordo ancora i microfilm arrivati freschi freschi dalla Sorbona, perchè quella era la tecnologia massima possibile, o le ore inchiodata nella biblioteca d’istituto alla ricerca di un vocabolo usato da Virgilio).

Non ho nostalgia del profumo della carta stampata, ho nostalgia del profumo della conoscenza.

Si tratta di usare i mezzi a disposizione per lavorare meglio (e magari di più) senza fare inutili crociate: è utile i libro ed è utile internet, la carta non dà la garanzia di serietà (quanti errori grossolani ho trovato nei libri di testo!) così come non la dà internet: come sempre bisogna affrontare lo studio e la ricerca con curiosità e senso critico e sfruttare tutti i mezzi a disposizione.

La difficoltà sta tutta lì: sta nell’educare i ragazzi al senso critico e nel risvegliare la loro curiosità.

L’apprendimento sarà la logica conseguenza.