Archivio mensile:Maggio 2019

Il muro danneggiato.

Sull’angolo tra Corso Venezia e Via della Spiga, in pieno quadrilatero della moda, in una delle zone più eleganti e più curate di Milano, c’è una lastra di pietra gravemente scheggiata, che stona in modo deciso con la pulizia degli edifici circostanti.

A prima vista verrebbe spontaneo chiedersi come mai nessuno si sia mai preoccupato di riparare il guasto e a chi tocchi farlo (forse all’amministrazione comunale, forse ai proprietari?).

Poi lo sguardo cade su una data incisa di fianco: c’è scritto Marzo 1848.

E allora è tutto chiaro: quella pietra spezzata non è un sintomo di incuria, ma una testimonianza storica, è il ricordo di una battaglia che proprio tra quelle vie si è combattuta tanto tempo fa, quando i cittadini milanesi decisero di ribellarsi per ottenere l’indipendenza, è un ricordo delle Cinque Giornate.

L’eventuale ripristino di quella pietra non tocca certo all’Amministrazione Comunale attuale, ma, al massimo, a quella “precedente”, agli Austriaci per intenderci.

Milano - Corso Venezia

Caramelle dagli sconosciuti.

“Mai accettare caramelle dagli sconosciuti” mi ripetevano i miei genitori quando mi mandavano sola per il mondo, con un po’ di trepidazione, ma consapevoli che arriva un momento in cui il cucciolo deve poter lasciare il nido.

Le caramelle altro non erano che una metafora per spiegarmi, fin da quando ero piccolissima, che bisogna fare molta attenzione quando qualcuno ci chiede la nostra fiducia dimostrandosi amichevole e che, prima di fidarmi di uno sconosciuto, lo sconosciuto deve essere un po’ meno “sconosciuto”.

Questa sera, quasi per caso, mi sono soffermata su “Chi l’ha visto” e l’argomento della trasmissione mi ha catturato: si parla delle “truffe affettive” che, attraverso i social, colpiscono donne e uomini di tutte le età, che accettano l’amicizia (le caramelle) di sconosciuti e sconosciute e si trovano irretite in una relazione a distanza che ha, come unico scopo, quello di spillare denaro, rubando i sentimenti e annientando la dignità.

Sembra incredibile che delle persone adulte possano cadere in questi tranelli, ma sicuramente la solitudine e la fiducia mal riposta nella “verità” della rete giocano un ruolo importante.

In fondo, qualche tempo fa, anche a me arrivavano quotidianamente richieste di amicizia da parte di affascinanti (sedicenti) ufficiali americani, di solito dislocati in remote zone di guerra, ma non ho mai accettato e non perchè io sia particolarmente furba, ma per quel monito “non accettare caramelle dagli sconosciuti” che mi accompagna fin da quando ero piccolissima.

Che dire?

Posso solo ringraziare i miei genitori.

Caramelle

Ritorno alla normalità.

All’indomani dello spoglio dell’ultima scheda si può archiviare anche questa campagna elettorale (anche se in Italia ormai sembra di vivere un clima da campagna elettorale permanente) e anche i social tornano alla normalità.

Spariscono le frecciate all’avversario di turno, svaniscono le liste e i programmi, si attenuano le lamentele e i commenti entusiastici e si torna allegramente alle foto dell’ultimo piatto cucinato o alle immagini dei gattini (che fanno tanta tenerezza).

Evidentemente i social si adeguano in fretta al nuovo clima.

Adesso è il momento di tornare (o di cominciare) a governare, ciascuno secondo il proprio ruolo, dalla maggioranza all’opposizione, dal più piccolo dei comuni al Governo nazionale, è il momento di tradurre in azioni le parole è il momento di lavorare con serietà dimenticando gli slogan che lasciano il tempo che trovano, che riempiono la bocca, ma che restano parole vuote se non si ammantano di concretezza, se non si traducono in fatti.

Auguro a tutti coloro che da oggi si trovano ad affrontare responsabilità vecchie e nuove, ai nuovi amministratori o ai governanti di lungo corso, di lavorare in modo da non tradire la fiducia concessa loro dai cittadini.

Auguro a tutti noi dei governanti che non operino solo per raccogliere consensi, ma che costruiscano il consenso operando per il bene di tutti.

Milano 13 febbraio 2011

Il profumo delle rose.

Intorno alla collina stanno fiorendo le rose e il loro profumo si spande leggero nell’aria.

Adoro le rose, ma non quelle recise, regalate per qualche ricorrenza, quelle rose che, splendenti quando vengono donate, ben presto intristiscono dimenticate in qualche vaso, ripiegate sullo stelo, con i petali che si accartocciano e mutano il loro colore.

Le rose che amo sono quelle che si ergono trionfanti sul loro stelo dritto, con i boccioli ancora serrati che promettono la ricchezza della fioritura e punteggiano il verde del roseto di macchie di colore.

Ieri, passeggiando lungo la collina fuori dal paese, il mio sguardo accarezzava le rose di maggio ancora in boccio con tutta la gioiosa sorpresa di ritrovarle, come ogni anno, a ricordarmi che il tempo passa inesorabile, ma che anche dopo l’inverno più grigio lo splendore di una rosa ci racconta la rinascita della primavera.

Cavenago di Brianza - Domeniche in collina 2019

Storie di bradipi, lupi e coccinelle.

Più o meno una volta al mese partecipo al progetto “Nati per Leggere” che permette ai bambini, fin dal primo anno di vita, di incontrare i libri e appassionarsi alla lettura molto prima di aver imparato a leggere.

Sulle coperte, nel giardino della biblioteca, sono sparsi i libri, allegri e coloratissimi, i bambini li afferrano, li sfogliano, ci giocano, prendono confidenza con questi “oggetti misteriosi”.

Le storie parlano di animali buffi, di bradipi che non riescono a tornare a casa, di lupi imbranati, di coccinelle impegnate in una gara di corsa, di orsi golosi e raccontano dell’amicizia, della condivisione, dell’accettazione dell’altro, della gioia di stare insieme e di giocare insieme.

Talora i bambini chiedono di leggere e rileggere gli stessi libri, si affezionano alle storie e ai personaggi, si lasciano cullare dai racconti e, per tutto il tempo della lettura, stringono un legame particolare con l’adulto che legge, un legame che arricchisce tutti, ma soprattutto gli adulti che sperimentano la gioia di donare il proprio tempo e la propria voce alla fantasia dei più piccoli.

L’intento del progetto è quello di avvicinare i bambini alla lettura e di aiutarli a crescere in modo armonioso e di arricchire la loro naturale curiosità, la loro creatività e il loro desiderio di conoscere.

Libringiro - Cavenago di Brianza Maggio 2016

Tra lago e cielo.

In una delle nostre piccole fughe da “pensionate d’assalto” nei giorni scorsi, tra un temporale e l’altro, abbiamo visitato Villa Monastero a Varenna, sulla sponda orientale del Lario.

Il complesso ospita una Casa Museo, un centro convegni e un parco che si estende per quasi due chilometri sulla riva del lago tra Fiumelatte e Varenna, un giardino botanico ricco di rare specie arboree autoctone ed esotiche nel quale passeggiare tranquillamente osservando piante e fiori e riempiendosi gli occhi di scorci di grande bellezza,

In questa stagione in cui le aiuole si popolano di fiori multicolori e profumatissimi che sono una gioia per il cuore e per gli occhi è rilassante camminare sfiorando le siepi,tra l’azzurro del lago e l’azzurro meno intenso, ma dolcissimo del cielo lasciandosi accarezzare da una brezza leggera.

C’è quiete, c’è il cinguettio degli uccelli, c’è il suono leggero delle onde e c’è il ronzio degli insetti, si cammina in silenzio e le parole, se sono necessarie, vengono solo sussurrate.

Strandbeesten.

Letteralmente “Strandbeesten” significa “Animali da spiaggia” ed è il nome che l’artista olandese Theo Jansen ha dato alle sue creazioni (ma forse si dovrebbe dire “creature”).

Si tratta di grandi strutture mobili, costruite assemblando tubi in pvc gialli, elastici, fascette, nastro adesivo, bottiglie di plastica riciclate, che ricordano vagamente scheletri di animali preistorici o strani insetti e che hanno l’affascinante caratteristica di “camminare” utilizzando la forza dal vento dei litorali olandesi.

Nell’anno di Leonardo le opere dell’artista olandese ci ricordano che, come per il genio di Vinci, il confine tra arte e ingegneria può essere labile.

Fino a pochi giorni fa alcune Strandbeesten erano esposte al “Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci” di Milano dove, a orari fissi, venivano animate grazie all’aria compressa o all’intervento del personale.

E’ affascinante vederle “camminare” decisamente goffe e imponenti, quasi fossero animali vivi, capaci di leggere il terreno anche perchè lo scultore le ha dotate, nell’evoluzione delle sue creazioni, di rudimentali abilità percettive, grazie a semplici sensori realizzati con i materiali di base, che permettono loro di adattarsi all’ambiente circostante.

Milano - Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci - "Dream Beasts" (Le sculture cinetiche di Theo Jansen)

Sotto l’ombra del Moro

Nell’ambito delle celebrazioni per ricordare il quinto centenario della morte di Leonardo, dopo sei anni di accurati lavori di restauro, riapre (solo per pochi mesi) la “Sala delle Asse” al Castello Sforzesco di Milano.

L’ambiente, che prende il nome dalle assi di legno che ne coprivano le pareti, presenta una decorazione della volta elaboratissima che imita la natura, con un sorprendente effetto trompe-l’oeil, in un intreccio di rami, foglie e stemmi che lasciano intravvedere il cielo,

Sulle pareti sono apparsi tronchi nodosi e radici che si insinuano fra le rocce e abbozzi di paesaggi straordinariamente moderni in “monocromo” che è la tecnica usata per i disegni preparatori che ci raccontano di una decorazione ricca e immersiva, in continuità con il paesaggio circostante.

Si resta a bocca aperta davanti alla complessità dell’opera che è esaltata da una suggestiva istallazione multimediale proiettata sulla volta e sulle pareti che permette di leggere le linee compositive dell’opera e di scoprire il contesto storico culturale in cui è stata creata.

Fuori, nel cortile, un pergolato in legno su cui si arrampicano i rami di sedici gelsi ripropone, dal vivo, l’immagine che ha ispirato Leonardo.

Assolutamente da non perdere.

Milano - Castello Sforzesco - Sala delle Asse
Milano - Castello Sforzesco - Sala delle Asse

Gli asparagi rosa di Mezzago.

Ogni anno, nel mese di maggio, si celebra a Mezzago la “Sagra dell’asparago rosa” giunta quest’anno alla cinquantanovesima edizione: si tratta di un’occasione per fare festa intorno a questo pregiato prodotto della terra che vanta la “Denominazione Comunale di Origine” (De. Co.).

A differenza di tutto il resto d’Italia, dove si producono turioni bianchi o verdi, gli asparagi di Mezzago hanno la cima rosata anche grazie alle particolari caratteristiche del terreno argilloso con la presenza di minerali ferrosi.

La coltivazione risale agli inizi del ‘900 quando, secondo la tradizione, un certo Muschén portò i semi dell’asparago dall’America celati in una canna di bambù, un po’ come il fuoco celato nel bastone cavo da Prometeo o le uova del baco da seta portate furtivamente dalla Cina all’interno del bastone di un missionario, logicamente si tratta di una leggenda che ci racconta però quanto questo ortaggio fosse considerato prezioso.

Al di là della storia e della tradizione sta di fatto che gli asparagi di Mezzago sono veramente deliziosi ed è un piacere ritrovarsi ogni anno nel salone di Palazzo Archinti per assaggiarli nel risotto, nelle lasagne o nel più classico dei modi, accompagnati da due uova al tegamino e da una spolverata di parmigiano.

Mezzago - Asparagi e uova
Mezzago - Sagra dell'asparago

Una città bellissima.

In questi giorni mi capita spesso di passare per Milano, per andare in ospedale a fare visita a mio zio, per sbrigare qualche formalità burocratica o, più semplicemente, per visitare qualche museo o qualche mostra e allora colgo l’occasione per godermi un po’ la città, mangiare qualcosa in centro, magari in uno dei mille ristoranti etnici o in una trattoria dal gusto retrò o per gustare un trancio di pizza da Spontini o un panzerotto da Luini.

Mi sposto da un punto all’altro della città con la metropolitana oppure, se ho tempo da perdere, in tram per osservare le vie e la gente e i palazzi nuovissimi accanto agli edifici storici.

Milano è una città bellissima che, ogni giorno, sembra diventare ancora più bella con la sua atmosfera da città europea, con i suoi negozi eleganti, con i turisti che camminano in gruppo e si infilano in Galleria e alzano gli occhi ammirati per osservare questo “salotto buono” che un sapiente restauro ha restituito ai milanesi e agli ospiti in tutta le sua raffinata eleganza.

Mi piace vedere i turisti incolonnati per entrare a visitare il Duomo e mi viene da sorridere pensando che, tanti anni fa, quando andavo in università e il Duomo era decisamente meno pulito e il turismo di massa meno diffuso, entravo dal portone principale, gettavo un’occhiata alla cattedrale e uscivo dalla porta laterale per correre veloce in Festa del Perdono senza fare code, senza controlli, senza intoppi come se il Duomo fosse una chiesa come tante altre.

Ma allora Milano non era considerata una città turistica, allora era la città dell’industria e della finanza, e non la città ricca di cultura, fascino ed arte che oggi calano nelle sue vie e tra i suoi palazzi sempre più numerosi.

Milano - Dal Duomo