Archivio mensile:Gennaio 2017

La Sinagoga Centrale.

In Via Guastalla sorge la Sinagoga Centrale di Milano, un imponente edifico costruito su progetto di Luca Beltrami nel 1892 per rispondere alle esigenze di culto della comunità ebraica di Milano cresciuta numericamente nel corso dell’ottocento in seguito ai provvedimenti relativi all’emancipazione emanati in età napoleonica.

La facciata, un po’ arretrata rispetto alla strada, è in stile eclettico, elegante ed elaborata e impreziosita da  mosaici azzurro e oro, l’interno presenta una pianta basilicale a tre navate.

Durante la seconda guerra mondiale il tetto fu colpito da frammenti incendiari che distrussero quasi completamente l’edificio salvando solo l’imponente facciata.

Oggi, dopo la ricostruzione del 1953 e la ristrutturazione del 1997 la sinagoga presenta un andamento movimentato dai tre livelli diversi presenti al suo interno: il piano leggermente rialzato della sala di preghiera, luminosa ed accogliente, su cui si affaccia il matroneo soprelevato e da cui scende al piano interrato nel quale trovano spazio un piccolo oratorio e un auditorium.

La visita all’edificio è stata guidata da una gentile signora che ci ha raccontato anche molti aspetti interessanti e curiosi della vita della comunità ebraica di Milano.

Milano - Sinagoga

Oasi.

Nel cuore di Milano, proprio dietro l’Università Statale si apre una minuscola oasi di tranquillità e di silenzio: i Giardini della Guastalla, uno dei parchi più piccoli, ma tra i più antichi della città.

In origine il giardino era annesso al Collegio della Guastalla, creato nel 1555 da Paola Lodovica Torelli per ospitare ed educare le “fanciulle nobili, ma decadute” che senza educazione e senza dote sarebbero state destinate fatalmente ad entrare in un convento o avrebbero rischiato di finire su una cattiva strada.

Nel 1937 il Comune di Milano espropriò il palazzo e il collegio fu trasferito a Monza, mentre il giardino, annesso al parco di Palazzo Sormani, fu aperto al pubblico nel 1939.

Oggi ciò che resta è un delizioso parco cittadino ornato da una elegante vasca peschiera seicentesca in stile barocco, collocata al posto dell’originario laghetto, e da un tempietto neoclassico edificato dal Cagnola e arricchito da alberi anche di grandi dimensioni come una splendida catalpa dal tronco secolare suggestivamente contorto.

Milano - Parco della Guastalla

Sola.

Ieri ho vissuto un momento di acuta solitudine: mentre chiacchieravo come sempre, come tutti i giorni con mia madre lei mi ha tranquillamente confidato di non aver mai avuto una figlia.

Ho cercato di raccontarle, con infinita pazienza, chi sono, ma quando mi sono resa conto che le mie parole le procuravano ansia e confusione ho preferito cambiare discorso e parlare del più e del meno, della giornata trascorsa, delle ultime notizie del paese, del suo stato di salute.

Dopo essermi trattenuta come faccio sempre per un’ora o giù di lì, me ne sono andata, ma mentre percorrevo la strada verso casa una strana inquietudine mi ha stretto il cuore e mi sono trovata avviluppata in un intrico di tristezza e di stupore senza nome.

Sapevo e so che devo aspettarmi che le facoltà mentali di mia madre declinino, so benissimo che non tutti i giorni sono uguali e che per lei tenere i contatti con la realtà è spesso faticoso, ma, al di là di tutti i ragionamenti razionali che mi ripeto nella mente, il fatto di non essere riconosciuta mi ha procurato un’acuta sofferenza come un ago spuntato nel cuore.

E mi sono sentita veramente sola.

un'altra solitudine

Non leggete questo post.

Chi pensa che ormai sia passato troppo tempo, che è ora che i morti seppelliscano i morti, che abbiamo sentito parlare fin troppe volte di Auschwitz e dei campi di concentramento, che “un po’ sì, ma poi basta”, che sarebbe anche ora di lasciar scivolare il ‘900 con i suoi orrori nell’oblio non legga questo blog.

Oggi è il Giorno della Memoria, chi non vuole ricordare vada altrove.

Cracovia - Fabbrica di Oskar Schindler

La colpa.

Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz ed oggi lucida ed appassionata testimone della Shoah, usa spesso l’espressione “la colpa di essere nati” per definire l’unica colpa che può essere imputata a tanti innocenti che hanno conosciuto l’orrore delle leggi razziali, della deportazione, dell’internamento nei campi di concentramento e di sterminio, della fame, del freddo, dei lavori forzati, delle selezioni e della morte.

Ci sono voluti quasi cinquant’anni perché questa donna forte e coraggiosa trovasse in sé la forza e il coraggio di ricordare e di raccontare.

Come molti sopravvissuti anche lei forse sentiva una sorta di senso di colpa, la colpa di essere tornati vivi a casa, alla vita di ogni giorno, alla pace.

Quanto stride questo sentimento se confrontato con la freddezza di molti carnefici che sostenevano di non avere colpe perché avevano semplicemente obbedito a degli ordini, perché è un dovere dei soldati obbedire agli ordini.

Oggi ricordiamo la sofferenza di tutti coloro che sono passati per il camino e di tutti coloro che sono tornati con l’orrore impresso nel corpo, nella mente e nel cuore.

Auschwitz - Birkenau

Parole e riflessioni.

Tra le mani i fogli, con gli occhi scorro poesie, testimonianze, racconti che sabato prossimo leggerò per la celebrazione della Giornata della Memoria.

Non ho bisogno di cercare le emozioni dentro di me, le parole sono così crude, evocative, lucide ed essenziali che dolore, tristezza, rabbia e orrore mi invadono come un fiume in piena.

Preparare le letture mi aiuta a riflettere, mi fa pensare, mi accompagna nella ricerca della memoria ed è un’esperienza forse più importante e coinvolgente per me che per coloro che sabato ascolteranno queste parole.

Il mio compito è quello di renderle il più possibile vive e vere, il mio compito è quello di cercare di sparire perché la testimonianza resti centrale, perché le parole possano evocare la Shoah in tutta la sua terribile realtà.

Auschwitz - Birkenau

La Pisana.

Il mio amore per i libri e per la letteratura viene da lontano e, incredibile a dirsi, la televisione ha avuto un ruolo non secondario nella genesi di questo sentimento.

Quando la televisione ( e chi la governava) si sentiva in dovere anche di “educare” gli italiani piuttosto che limitarsi semplicemente ad intrattenerli venivano prodotti spettacoli spesso di alto livello come alcuni sceneggiati televisivi tratti da grandi opere letterarie che, almeno per quanto mi riguarda, avevano il potere di risvegliare in me il desiderio di leggere il libro a cui erano ispirati.

Ricordo in particolare tre produzioni degli anni sessanta, estremamente accurate e forse un po’ didascaliche: “La Pisana” tratto dalle “Confessioni di un Italiano” di Ippolito Nievo andata in onda nel 1960, nell’ambito delle celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia, per la regia di Giacomo Vaccari, “Il Mulino del Po” tratto dal romanzo di Bacchelli e messo in onda nel 1963 per la regia di Sandro Bolchi e, infine, “I Promessi Sposi” del 1967 ancora una volta con la regia di Bolchi.

Nel tempo le immagini, in bianco e nero e un po’ sgranate, degli sceneggiati televisivi mi hanno guidato nella lettura dei romanzi e mi hanno aiutato ad apprezzarli proprio perché raccontavano storie puntualmente fedeli alle parole scritte nelle pagine dei libri.

Nel 1968 comparve sugli schermi “Odissea” che avvicinò tutti noi al capolavoro di Omero anche grazie all’introduzione di ogni puntata in cui alcuni versi del poema erano letti niente meno che da Giuseppe Ungaretti.

Quando mi capita di soffermarmi su qualche trasmissione televisiva contemporanea provo un po’ di tristezza.

Laodicea (Turchia)

Nella civilissima Milano.

Non è passata neppure una settimana da quando anche a Milano sono state poste le prime “Pietre d’inciampo“, i sampietrini collocati davanti alle case dove vivevano gli ebrei deportati ed assassinati nei campi di sterminio, e già è stata imbrattata con la vernice nera quella posta in via Plinio al numero 20, in ricordo di Dante Coen.

Lo sfregio, che è segno di ignoranza e viltà, non offende solo la memoria di un uomo innocente ucciso dalla barbarie nazista, ma offende l’intera città, la Milano civile e democratica della quale vado fiera e nella quale mi onoro di essere nata.

Praga

Ricordando.

Quando si invecchia la memoria fa brutti scherzi: qualche volta annebbia i ricordi più vicini e magari dimentichiamo quello che abbiamo fatto il giorno prima, ma in compenso permette che affiorino immagini e sensazioni legate ad un passato che credevamo sepolto e ci riporta volti, suoni, profumi con una nitidezza che ha dell’incredibile.

E’ difficile però comprendere quali siano ricordi reali e quali invece siano frutto di una rielaborazione inconsapevole della nostra mente che, nel corso degli anni, ha colmato le lacune, ha ravvivato i dettagli, ha costruito storie che, forse, pensiamo di aver vissuto, ma che abbiamo solo immaginato.

Capita così di incontrare persone che non vedevamo da tempo e, lasciandosi andare al filo dei ricordi, scoprire che le percezioni dello stesso avvenimento sono totalmente diverse, come se il vissuto di ciascuno avesse imboccato un binario personalissimo.

Nelle parole dell’altro possiamo ritrovare particolari che avevamo rimosso o sensazioni completamente divergenti, possiamo scoprire che i contorni dei nostri ricordi sono sfilacciati come se il nostro rileggere il passato fosse legato non tanto alla realtà dei fatti, ma al complesso di conseguenze che dai fatti è scaturito.

Scopriamo così che il passato, di cui conserviamo memoria, talvolta è nebuloso o impreciso o irreale, scopriamo che spesso ha la consistenza del sogno, ma che, comunque, ha contribuito a costruire le persone che siamo e i nostri pensieri e le nostre emozioni.

Cavenago - Passi nella Nebbia

Un libro è per sempre.

Mi piacerebbe trasmettere ai miei ragazzi, a tutti i miei ragazzi, l’amore per la lettura, mi piacerebbe che capissero quanto un libro possa  essere fonte di ispirazione, quanto possa accompagnarti nella vita, quanto possa insegnarti.

Quando apro un libro è come se spalancassi  una finestra su un mondo nuovo, su un territorio inesplorato e incontro personaggi e storie e mi lascio trasportare in  vite diverse  dalla mia e mi intenerisco, rido, mi commuovo, provo gioia e dolore e paura e serenità.

Ogni libro che ho incontrato nella mia lunga vita di lettrice ha lasciato in me una traccia, un’impronta, il riflesso di un’esperienza irripetibile.

Ogni libro mi ha preso per mano e mi ha accompagnato alla scoperta di un universo sconosciuto e coinvolgente e anche se non mi ha insegnato nulla, paradossalmente mi ha fatto scoprire che quasi mai è giusto giudicare un libro dalla copertina e che, per scoprire se un libro è bello o no, è comunque indispensabile leggerlo.

E poi, ogni volta che ho concluso una lettura per un attimo mi sono sentita un po’ sola e in preda ad una sottile nostalgia, ma anche un po’ più ricca, un po’ più forte.

Mi piacerebbe che i miei ragazzi scoprissero un tale tesoro.

Libringiro - Cavenago di Brianza Maggio 2016