Archivi giornalieri: 4 Giugno 2007

Plurale maiestatis.

Ho scoperto che c’è un sacco di gente che quando parla (o quando scrive sul blog) si riferisce a se stessa usando la prima persona plurale in una sorta di ripescaggio del “Plurale maiestatis” ormai scomparso da quando è stata abolita la monarchia e la Chiesa ha vissuto la rivoluzione del Concilio.

Ricordo ancora, con una punta d’emozione, il primo discorso di Papa Luciani, dopo l’elezione. che esordì con un “Ieri mattina io sono andato a votare alla Sistina tranquillamente…” abbandonando definitivamente la formula usata per secoli dai suoi predecessori, ed esprimendosi, come si disse allora, “come un curato di campagna” oppure, poco più di un mese dopo il “se mi sbaglio, mi corriggerete” che fece subito amare Giovanni Paolo II.

Può sembrare una questione solo formale, ma spesso l’uso del “noi” quando si parla in prima persona, cela dei comportamenti che danno da pensare (o forse sto facendo solo della dietrologia?).

Se il capo, nel mezzo di un lavoro particolarmente impegnativo, usa l’espressione “facciamo”, si può stare sicuri che quello a cui toccherà “fare” non è sicuramente lui: forse è un modo elegante e coinvolgente per impartire un ordine, magari spiacevole.

Quando una persona, parlando delle proprie idee o dei propri convincimenti,  usa espressioni come “pensiamo, crediamo” (a meno che non si tratti di un portavoce di un gruppo o di un’associazione) io ho sempre l’impressione che abbia bisogno di conferme, di sentirsi qualcuno alle spalle che la pensa come lui, qualcuno che condivida le sue idee.

Allora il plurale può diventare un modo per non assumersi le proprie responsabilità, per dare più forza alle proprie affermazioni (l’unione fa la forza no?), per mimetizzarsi in un gruppo indefinito…o forse si tratta solo di un artificio stilistico, di una figura retorica.

Comunque ritengo che chi vuole uscire allo scoperto dovrebbe usare la prima persona singolare e non per mettersi in mostra (o almeno non solo), ma per dimostrare a se stesso e agli altri che pensa quello che dice e dice quello che pensa.