Archivi giornalieri: 6 Giugno 2007

Foto di gruppo.

Alla fine dell’anno scolastico la foto di gruppo è praticamente inevitabile, i ragazzi scendono in giardino con una lentezza estenuante (se si riesce a perdere una quindicina di minuti di lezione…è tanto di guadagnato!), si dispongono in ordine sparso sui gradini, scherzano, si strattonano, qualcuno fa persino un accenno di corna (ma non va più di moda), poi si torna in classe, con la stessa estenuante lentezza.

Me la immagino già questa fotografia, pantaloni a vita bassa, qualche ombelico in vista, cappucci abbassati all’ultimo momento, magliette modello “cresci con me”, ho cercato di defilarmi, poi mi hanno obbligata a piazzarmi in mezzo al gruppo, proprio fra i più scatenati, uno mi appoggia la mano, con fare protettivo, sulla spalla e io mi chiedo, un po’ costernata, dove andremo a finire (ma tanto me lo chiedo ogni volta che concludo un triennio).

Poi ho ritrovato la foto della fine della “mia” quarta ginnasio, anno scolastico 1967/68, era il mitico sessantotto, ma non ci eravamo accorti che fosse il sessantotto, quello della rivoluzione studentesca, quello del maggio francese (nel mio liceo, tradizionalista come pochi, il sessantotto è arrivato con tre anni di ritardo).

La foto rappresenta una trentina di studenti dall’aspetto di trentenni (avevamo quindici anni!), le ragazze, eccezionalmente per l’occasione senza grembiule nero, sedute in fila sull’asse di equilibrio, composte, le mani giunte in grembo, calzettoni bianchi, scarpe senza tacco, sobrie gonne scozzesi e golfini dalle tinte pastello, niente trucco e i capelli raccolti in una coda o lasciati sciolti sulle spalle.

Dietro di noi, in fila, i ragazzi in giacca e cravatta, sguardi fieri, espressione seria e pensosa, capelli cortissimi.

Come eravamo diversi da questi nostri coetanei, come sembriamo “vecchi” se paragonati a loro!

Eppure mi ricordo che, tutto sommato, non eravamo così diversi come potrebbe sembrare: certo eravamo abituati a una maggiore disciplina, a pochissima confidenza con gli insegnanti (che ci davano del “lei”), ma dentro di noi, sotto l’abbigliamento e l’atteggiamento ingessato eravamo ribelli come loro, eravamo in cerca delle stesse risposte, desideravamo affermare la nostra identità proprio come loro.

In fondo le differenze fra le foto sono solo apparenti: si tratta solo di una questione di involucro.