Archivi giornalieri: 3 Giugno 2007

Storie di bulli, lolite e altri bimbi.

Ho appena concluso la lettura di un libro, che mi aveva consigliato una collega, intitolato “Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa” di Marida Lombardo Pijola, giornalista del Messaggero e vorrei consigliarne la lettura a quanti hanno a che fare con i preadolescenti, siano essi genitori, insegnanti o educatori.

Il libro presenta un’indagine spietata sull’universo dei ragazzini della scuola media, raccolto in modo fedele dai blog, dalle chat e dai forum: racconta di ragazzi dalla doppia vita, che frequentano le discoteche pomeridiane, che fanno sesso in modo disincantato e quasi meccanico, che si accostano all’anoressia e alla bulimia per cercare una risposta al male di vivere, che consumano sostanze stupefacenti e alcool per colmare il vuoto esistenziale, che si rapportano con gli altri in modo violento, che identificano la “felicità” con il successo, i soldi e i vestiti griffati, ma racconta anche di genitori distanti, indifferenti, inadeguati e parla di una scuola che non sa dare speranze e risposte.

L’ho letto d’un fiato sentendomi sprofondare in un abisso di disperazione e di degrado morale e culturale, l’ho letto cercando di immaginare i miei allievi nelle stesse situazioni e mi sono chiesta se i ragazzi che credo di conoscere, con i quali parlo di tutto, che mi fanno domande anche imbarazzanti, che mi confidano segreti inconfessabili siano veramente come sembrano o non indossino una maschera che io adulta sono incapace di vedere.

Il libro mi ha mandato in crisi, ha scosso i miei punti di riferimento, mi ha invitato a riflettere su un mondo che credevo di conoscere a fondo, per questo motivo spero che molti genitori ed insegnanti lo leggano, non per assumere nei confronti dei ragazzi atteggiamenti inquisitori che li farebbero chiudere a riccio, ma per aiutarli a capire che la realtà ha molte sfaccettature, che non tutto è come sembra e che è più che mai indispensabile accompagnare i ragazzi con attenzione, con amore e con rispetto, rispondendo alle loro richieste di aiuto da adulti consapevoli del proprio ruolo.

Non è facile, forse non siamo neppure preparati a farlo, ma è assolutamente necessario se non vogliamo rinunciare in partenza al nostro compito di educatori: è una sfida che non si può e non si deve perdere.