Archivio mensile:Febbraio 2019

Pausa urbana.

Nel mese di febbraio, a Milano, è stato inaugurato un nuovo spazio, proprio davanti al cimitero Monumentale, uno spazio dove sostare per una breve pausa staccandosi per poco dal caos della città.

Ci sono le panchine, c’è una fontana a raso che lancia verso l’alto i suoi spruzzi, ci sono le colonnine che spandono nell’aria i loro profumi, c’è un’arpa per chi viene preso dal desiderio di esibirsi e, all’entrata, c’è una “porta dei suoni” che riproduce melodie e suoni della natura.

La nuova piazza si inserisce in un progetto di riqualificazione dell’area che va dal recupero della “Fabbrica del Vapore” alla risistemazione del piazzale antistante il Cimitero Monumentale (grazie anche all’arrivo della M5).

Negli ultimi anni la città si sta arricchendo di nuovi spazi verdi, di isole pedonali, di piazze vivibili e questo nuovo spazio è uno dei simboli di questa tendenza.

Milano - Monumentale

Le parole magiche.

Ci sono parole che non costano nulla, che non si fa fatica a pronunciare, che non richiedono un grande impegno, che non cambiano il mondo, ma lo rendono un luogo più piacevole.

Un tempo erano sulla bocca di tutti, i genitori le consegnavano ai figli con sollecita premura e si preoccupavano che i figli se ne servissero (i miei genitori, per esempio, me le ricordavano continuamente e mi rimproveravano se trascuravo di pronunciarle, anche se capitava proprio raramente).

Al giorno d’oggi, ormai, si sentono molto raramente, soprattutto fra le giovani generazioni, come se se ne fosse persa la magia, oggi sono diventate parole quasi superflue e obsolete, parole inutili per le quali non vale la pena di sprecare il fiato.

Eppure non costa nulla dire qualche volta “per piacere” e “grazie”.

Una giornata in autobus.

Da ragazza ho passato molte ore della mia vita sugli autobus tra rumori assordanti, puzza di carburante, spifferi gelidi in inverno e afa insopportabile in estate, orde di studenti ammassati in uno spazio ristrettissimo a sfidare bellamente la legge dell’impenetrabilità dei corpi.

Poi ho finito gli studi a Monza e sono diventata un’assidua cliente della metropolitana con la quale raggiungevo Milano e l’università, talora in maniera abbastanza fortunosa.

L’autobus è quindi uscito dalla mia quotidianità e devo dire che la cosa non mi ha sconvolto più che tanto.

Mai avrei pensato di poter trascorrere una giornata piacevole a bordo di un autobus urbano e eppure oggi è successo grazie all’associazione “StoricBus” che recupera e restaura mezzi di trasporto degli anni ’60 o giù di lì e ogni tanto li rimette su strada per offrire agli inconsapevoli contemporanei l’ebbrezza dei tempi che furono.

E’ stato divertente percorrere le linee regolari della città tra gli sguardi incuriositi dei passanti i quali, dopo un istante di stupore, tiravano fuori gli smartphone per immortalare il passaggio delle vetture storiche, perfettamente funzionanti e tirate a lucido.

Ho trascorso una bella giornata tra persone simpatiche ed appassionate e, contemporaneamente, ho assaporato il gusto del passato.

Monza - Manifestazione "Le Monzesi son ritornate" - Bus storici

Il primo rumore del mattino.

I miei risvegli, soprattutto da quando sono in pensione, sono abbastanza soft infatti non c’è più il cicalino stridulo della sveglia che mi strappa dal sonno e gli altri rumori, i suoni del paese che si avvia verso una nuova giornata, i motori delle automobili, le voci dei bambini che vanno a scuola mi arrivano quasi ovattati.

E’ un po’ come se il mio cervello non fosse ancora pronto a mettersi in moto, ma avesse bisogno di un altro suono per svegliarsi completamente.

E l’altro suono c’è ed è il gorgogliare allegro del caffè nella moka che, insieme al profumo, mi avverte che la giornata è davvero iniziata.

Preparare il caffè è la prima azione della mattina che compio quasi ad occhi chiusi, con il pilota automatico inserito, e poi, mentre l’acqua bolle, guardo fuori dalla finestra, mi rendo conto se il cielo è sereno, se piove o c’è la nebbia, se il gelo notturno ha steso un velo di brina sul prato e sulle auto parcheggiate.

Poi riempio la tazzina e la giornata comincia.

tazzina

Effimero.

Effimero è il piccolo capolavoro che nasce dai gessetti e dalle mani sapienti di un “madonnaro”, effimero perché basta una pioggia leggera, una bava di vento, un passante distratto per cancellarlo, eppure, pur nella sua precarietà, mi incanta, come mi incantava da bambina quando ricordo che, intorno alle chiese, fiorivano le immagini sacre tracciate con gesti sicuri da questi artisti di strada.

Oggi se ne incontrano meno, rispetto ad un tempo, forse perché le nostre città affollate non offrono tanti spazi da dedicare a quest’arte gentile e leggera ed è un peccato perché potersi soffermare per vedere il disegno prendere forma e i colori spandersi sul selciato è una gioia.

Quando mi capita di incontrare un “madonnaro” non posso fare a meno di fermarmi, con una punta di nostalgia.

Bologna - artista di strada

Non so disegnare.

Fin da quando ero piccola sono sempre stata consapevole di avere dentro di me un mondo di immagini e un desiderio incredibile di esprimerle sulla carta, ma purtroppo i risultati, tutte le volte che mi sono cimentata nel disegno, sono stati deludenti.

Il caleidoscopio di forme e colori che abitava (ed abita tuttora) la mia fantasia nella realtà si è sempre tradotto in ben poca cosa.

Avrei voluto imparare e mi sono anche impegnata, soprattutto quando frequentavo le scuole dell’obbligo, per scoprire tutte le magie del disegno, per apprendere le tecniche, per riuscire a mettere su carta le idee che la mia creatività mi suggeriva, ma alla fine ho rinunciato e poi ho frequentato un liceo classico dove il disegno era un illustre sconosciuto.

Avrei voluto che mi regalassero le “mitiche” Caran d’Ache, le matite multicolori, con le quali avrei creato (nella mia fantasia) degli acquarelli deliziosi, in cartoleria mi perdevo incantata davanti alle scatole di metallo dove i pastelli erano riposti ben allineati secondo le gradazioni di colore, ma probabilmente sarebbero state sprecate.

Forse è per questo mio desiderio mai realizzato che tento di esprimere il mio mondo interiore attraverso la fotografia?.

Vimercate - Matite colorate

Autarchia.

Leggo oggi che è stato depositato un progetto di legge che prevederebbe, nelle trasmissioni radiofoniche, che una canzone su tre, fra quelle trasmesse, sia cantata da artisti italiani, scritta da autori italiani e prodotta in Italia con l’obiettivo di puntare sulla nostra musica, dare spazio agli esordienti, tutelare la tradizione canora italiana (qualsiasi cosa questo significhi) e, perch no, fare un dispetto alla “perfida Albione”.

Non ascolto molto la radio e, di preferenza, non ascolto spesso trasmissioni musicali proprio perché preferisco scegliere che musica ascoltare, di conseguenza questo provvedimento, che probabilmente non vedrà mai la luce, mi tocca molto poco, tuttavia mi infastidisce un po’ l’idea che sia necessaria una legge vagamente autarchica per dare spazio alla produzione italiana.

Se una canzone è bella, italiana o straniera che sia, non ha bisogno di una legge per entrare a far parte della nostra colonna sonora.

In fondo, per dirla ancora una volta con Bennato (autore per altro italianissimo) “sono solo canzonette”.

radio

Passeggiando nella storia.

Milano è una città che affonda le proprie radici nella storia, una storia a volte gloriosa, a volte meno splendente, ma sempre interessante, Milano è una città che non sempre ostenta le testimonianze del passato, ma queste testimonianze sono entrate a far parte del tessuto urbano in modo armonioso.

Passeggiando per le sue vie può succedere di sfiorare colonne di età romana, di incontrare angoli di sapore medievale, di percorrere un impianto viario che testimonia della presenza di spagnoli, francesi e austriaci.

Basta alzare lo sguardo per ritrovare le tracce della seconda guerra mondiale o le eleganti decorazioni dei palazzi liberty e leggere la stratificazione dei secoli in piccoli segni che possono anche passare inosservati, ma che raccontano la storia, a chi li sa guardare, come se si sfogliassero le pagine di un libro illustrato.

E non basta aver percorso le stesse vie centinaia di volte per illudersi di conoscere a pieno la città, anzi, di tanto in tanto, può succedere di scoprire un particolare che, probabilmente, è sempre stato lì, ma che è sfuggito all’attenzione del passante (in questa città sempre un po’ frettoloso).

E così, pochi giorni fa, passando in una strada laterale di via Ponte Vetero, il mio sguardo si è posato su un proiettile confiscato nel muro che risale, a giudicare dalla data, alle Cinque Giornate.

Milano è una città sempre ricca di sorprese.

Milano - Proiettile delle cinque giornate

Metti una sera al museo.

Ieri sera il Museo Poldi Pezzoli ha organizzato, in collaborazione con “Abbonamento Musei Lombardia”, una visita straordinaria alla mostra “Romanticismo” (in fondo si trattava di San Valentino) seguita da un aperitivo.

In attesa di accedere al Museo abbiamo passeggiato per il centro in quell’ora stupenda in cui il cielo non è ancora scuro, ma i monumenti sono già completamente illuminati e si stagliano contro il cielo terso rivelando tutta la loro bellezza..

In una serata dal clima ormai quasi primaverile siamo entrati nel Museo e abbiamo visitato la mostra accompagnati da una guida appassionata ed intelligente che ci ha coinvolto nelle atmosfere dell’età romantica con leggerezza e competenza tanto che il tempo è volato.

Alla fine del percorso un calice di bollicine e qualche tartina hanno coronato una serata diversa, piacevole, in cui la cultura, vissuta in modo coinvolgente, ha avuto un ruolo importante.

Un sentito ringraziamento va al Poldi Pezzoli e ad “Abbonamento Musei Lombardia” che hanno organizzato questo evento così elegante e prezioso, tra l’altro completamente gratuito.

Milano - Museo Poldi Pezzoli

Amore.

Non serve un giorno solo nell’anno per comprendere di essere innamorati, non serve questa festa, San Valentino, in cui scambiarsi fiori e cioccolatini, per ricordarsi di un sentimento, perché il sentimento, se è un sentimento vero, vive tutti i giorni dell’anno e non ha bisogno di un segno sul calendario.

Con il compagno della mia vita non celebravamo San Valentino perché non ce n’era bisogno, perchè l’amore che ci univa era forte, totale, sereno e soprattutto quotidiano e ci riempiva la vita.

Se ne parlo al passato non significa che quell’amore non ci sia più, significa che oggi è un amore diverso, preziosissimo, un amore fatto di ricordi dolcissimi che rendono il passato vivo come il presente, un amore fissato nell’eterno.

A tutti gli innamorati che oggi possono vivere l’esperienza dello stare vicini e, magari, non si rendono conto di quale dono immenso sia, auguro un amore come quello che abbiamo vissuto e che dura ancora.

Milano- Fuori Salone al Palazzo della Regione Lombardia