Dialoghi in automobile

Quando frequentavo l’università mio padre lavorava, come consulente, dalle parti di Viale Forlanini, a Milano.

Alla mattina molto spesso viaggiavamo insieme, così io mi risparmiavo il tragitto in metro o in autobus, percorrevamo insieme la tangenziale, che allora era un po’ meno trafficata di oggi, da Carugate fino a Linate, poi, appena entrati in città, ci salutavamo, io prendevo il tram per andare in Statale e mio padre si fermava, di lì a poco, in ufficio: cominciavamo così la nostra giornata di lavoro e di studio, ci saremmo ritrovati alla sera, a casa per cena.

Ricordo ancora i lunghissimi dialoghi che ci vedevano impegnati durante il percorso, mio padre era una persona intelligentissima, colta ed era un autentico piacere discutere con lui, anche quando le nostre idee divergevano,  perché c’era sempre tra noi un grande rispetto e una forte complicità.

Gli parlavo dei miei dubbi, delle scelte importanti che avevo di fronte, della stanchezza che ogni tanto mi prendeva all’idea dei lunghi anni di studio che mi aspettavano, dei sentimenti e lui mi era sempre vicino con la sua discreta saggezza, così rispettosa della mia libertà.

Mi parlava della sua giovinezza, delle scelte che aveva dovuto affrontare, delle paure durante gli anni della guerra e della prigionia, delle responsabilità che si era assunto quando era ancora poco più che un ragazzo: raccontava con pacatezza, come se quei ricordi non fossero suoi, come se avesse rimosso l’emozione e forse era veramente così, aveva imparato a guardare dal di fuori le sue gioie e i suoi dolori, come se non gli appartenessero più.

Era un uomo positivo, sereno, forte ed emanava forza e serenità, per me spesso era la roccia alla quale ancorarmi nei momenti difficili.

Poi mi sono laureata, mi sono sposata (non in questo ordine), lui ha finalmente smesso di lavorare e ha cominciato a fare il nonno a tempo pieno, con lo stesso entusiasmo e la stessa disponibilità che avevano caratterizzato la sua figura di padre.

Oggi mi mancano quei dialoghi, anche perché quindici anni fa mio padre se n’è andato, oggi sarebbe quasi novantenne, alla sua mente così lucida e razionale sono state risparmiate le “ingiurie degli anni”, ma a me è rimasto il rimpianto di qualcosa di inespresso di non detto e, nello stesso tempo, il ricordo dolcissimo dei nostri lunghissimi dialoghi in automobile.

9 pensieri su “Dialoghi in automobile

  1. Miky

    Il sentimento del rimpianto di ciò che non sono riuscito a fare con mio padre è, spesso, una costante dei miei pensieri.
    Non sono riuscito a trascorrere tanto tempo con lui. L’ho perso che ero abbastanza giovane. Ma di quel poco tempo che abbiamo trascorso insieme ho dei ricordi bellissimi.
    Fin da piccolo, quasi come una premonizione del destino, ha cercato di insegnarmi ad affrontare la vita “a muso duro”, con ostinazione e determinazione. Con serietà e rispetto per il prossimo e il mondo che ci ospita.
    E’ stato lui ad inculcarmi l’amore per il mare. A volte, quando sono laggiù, è come se lo sentissi al mio fianco.

  2. perlinavichinga

    io pensa che un pochino a tutti resti il rimpianto di non aver detto qualcosa a chi volevamo bene, ed ora non c’è più… ma da come l’hai descritto, il vostro era un rapporto speciale, questo è importante…

  3. eruption93

    Ma…secondo me, dovresti scoparti tuo padre. Un po’ per piacere della reciproca complicità, un po’ per vendicarti della gelosia di tua madre che si è trasformata in vera e propria vessazione quotidiana ( implicita ed occulta) se non tortura emotiva. Bello il post. Mi piace come scrivi.
    Eruption93

  4. Sciura Pina Autore articolo

    @eruption: se avessi letto fino in fondo sapresti che mio padre è morto da 15 anni, mentre non credo di provare alcun sentimento negativo per mia madre che è ottantenne, cieca e completamente dipendente da me e che accudisco con affetto e riconoscenza.
    Se scrivessi veramente bene come dice avrei sicuramente veicolato meglio i miei sentimenti e non avrei provocato fraintendimenti.
    Sciura Pina

  5. Fix Me

    Ogni giorno, almeno fino all’anno scorso ero praticamente nella tua stessa identica situazione, mio padre è un po’ fuori dal normale visto che è un 66enne che si ritrova con un figlio di 17 (pardon 18) anni. Spesso le nostre opinioni sono completamente all’opposto soprattutto quando si parla di musica, ma parlare con lui è sempre stimolante…
    Bel post davvero Sciura Pina, a volte vorrei avere almeno 1/1000 della tua dialettica… peccato per gli sciocchi/indelicati (senza fare nomi -_-)

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