Educare alla diversità.

Di nuovo la scuola nell’occhio del ciclone: i media hanno diffuso la notizia di un adolescente di Torino che ha deciso di togliersi la vita , dopo ingiurie e dileggi reiterati fino al punto di diventare insopportabili, benchè la famiglia, alla quale il ragazzo si era rivolto per chiedere aiuto, avesse allertato gli insegnanti.

Non credo che il corpo docente abbia sottovalutato il problema, se succedono episodi simili di solito gli insegnanti si attivano tempestivamente, proprio per evitare che la situazione incancrenisca.

Tuttavia non è sempre facile trovare la strategia giusta: è inutile e controproducente percorrere un percorso di tipo punitivo, può essere anche pericoloso prendere le difese di chi è oggetto di attacchi da parte dei compagni, perché si rischia di isolarlo ulteriormente, spesso persino parlarne in classe può lasciare il tempo che trova.

D’altra parte capita spesso, penso che capiti in tutte le classi, che qualcuno venga preso di mira dai compagni perché diverso, si tratta di una legge tacita: il corpo “estraneo” va emarginato perché non si integra, perché mette in qualche modo in crisi l’identità del gruppo, perché confrontarsi con la diversità non è facile, neppure per gli adulti, immaginiamo quanto sia difficile per i ragazzi, perché “sparare sulla Croce Rossa” è crudelmente divertente.

Intendiamoci sul concetto di diversità, non si tratta solo e sempre di omosessualità vera o presunta: diverso è il “secchione”, diverso è chi non veste come gli altri, diverso è chi è in sovrappeso, quando la pubblicità e la televisione veicolano un modello di bellezza differente, diverso è chi proviene da un altro paese, diverso è il disabile, diverso è chi non sa giocare a calcio, diverso è il timido, diverso è chi non ha il telefonino di ultima generazione, diverso è chi non scende a compromessi per adeguarsi alle leggi del gruppo.

Forse la strada giusta, anche se non sempre facilmente percorribile, è quella di prevenire certe situazioni d’emergenza lavorando, con grande sensibilità e attenzione, su un percorso che metta la “diversità”, intesa come “individualità”, al centro del progetto educativo.

E’ necessario far capire i ragazzi che tutti noi siamo diversi in quanto individui e che la diversità, lungi dall’essere un ostacolo, è una grande ricchezza che va apprezzata in quanto la crescita e la maturazione di un uomo avvengono proprio grazie all’incontro e al confronto con le diversità degli altri.

10 pensieri su “Educare alla diversità.

  1. Captain's Charisma

    Io non credo ci possa essere uguaglianza senza l’accettazione delle diversità altrui…lasciami dire però, che in un paese dove la stessa chiesa non ritiene degni gli omosessuali, ci si potevano davvero aspettare cose simili…

  2. Pepenero

    si tratta obiettivamente di un episodio molto triste ma anche io sono d’accordo con il dire che l’ambiente scolastico intorno a questo ragazzino non può essere preso come capro espiatorio. Obiettivamente la scuola è un luogo che spinge molto alla socializzazione nel senso più ampio del termine: l’accettazione e la non accettazione sono spesso facce della stessa medaglia e, se vogliamo, le regole del gioco… rispetto al mondo degli “adulti”, però, ci sono molte più possibilità di recuperare la fiducia del gruppo, di indurre gli altri a modificare l’idea che si ha di noi…

  3. Miky

    Chissà quali altri problemi caratteriali o interiori si celano dietro un caso del genere.
    Non credo che l’essere “tormentato” con l’insulto di essere gay possa, da solo, spingere un essere umano ad un gesto così estremo.
    E’ pur vero che oggi un certo tipo di atteggiamento è diventato quasi una moda. Ma forse è anche colpa dei media che non fanno altro che propinare atti di bullismo che la goliardia giovanile prende come esempio.

  4. Laura

    L’episodio è terribilmente triste e dovrebbe far riflettere tutti quanti riguardo alla società in cui stiamo vivendo.
    Concordo su quanto hai scritto, soprattuto con queste tue ultime parole:

    “E’ necessario far capire i ragazzi che tutti noi siamo diversi in quanto individui e che la diversità, lungi dall’essere un ostacolo, è una grande ricchezza che va apprezzata in quanto la crescita e la maturazione di un uomo avvengono proprio grazie all’incontro e al confronto con le diversità degli altri.”

    Ti abbraccio.

  5. enrico

    ho scritto pure io qualcosa. angosciante. è una società che mi spaventa ogni giorno sempre più e mi preoccupa essendo padre.
    non so se ce la farò a tornare a passare da te, quindi accetta oggi i miei auguri di buona pasqua.
    enrico

  6. Fix Me

    Miky, invece io sono dell’idea che essere tormentati per “qualcosa” puo’ portare anche a gesti estremi e mi dissocio assolutamente dall’idea secondo la quale suicidarsi sia diventato di moda… non è affatto così, per i giovani (soprattutto quelli della società moderna) ci sono delle realtà difficili da sostenere, realtà caratterizzate da problemi che gli adulti non si pongono e quindi problemi che passano in secondo piano per loro; l’importante è imparare ad ascoltare!

    Buona Pasqua!

  7. Miky

    @Fix Me
    Sicuramente sono stato poco chiaro …
    Quando parlo di moda non mi riferisco al suicidio.
    Mi riferisco a tutti i video deleteri che girano in rete, su TG, rotocalchi e altro, che riprendo atti di bullismo gratuiti e sconcertanti.
    Il comunicare e il fare vedere che c’è chi picchia un portatore di handicap non dà certo un buon esempio.
    L’emulazione è una brutta bestia.
    Da padre posso dirti che ascoltare è importante, ma lo è ancora di più imparare a parlare, cercando di trasmettere dei valori come quello del rispetto!

    Ciao e Buona Pasqua
    Miky

  8. Giu'

    Molto bello questo post. Sono indiscutibilmente d’accordo con il fatto che sia necessario far capire ai ragazzi che la diversità è una ricchezza, che dalle differenze si può imparare, che i dubbi che il diverso ci impone non sono da rigettare violentemente, ma da accogliere, perchè solo nel dubbio c’è la riflessione e la scelta. Credo poi che forse potrebbe essere utile, anche se non ho la minima idea di come si potrebbe fare, far capire anche al “diverso”, che se in questo momento difficile dell’adolescenza soffre tantissimo, è solo perchè cerca il suo modo di essere se stesso senza accontentarsi della banalità imposta, e che la sofferenza a volte è indispensabile, ma non è mai infinita, nè fine a se stessa: anche io alle medie ero una esclusa, eppure adesso quelle lacrime amare le ricordo senza dolore, perchè mi hanno fatto diventare quella che sono.
    Ps. buon ritorno a scuola…

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