Archivi giornalieri: 23 Aprile 2007

Silenzi.

Vicino a casa mia, in montagna (vicino si fa per dire, saranno almeno due chilometri) c’è un piccolo convento di Carmelitane, ospitato in una villa tra i boschi e io ho preso l’abitudine di andare a fare quattro passi, di solito nel pomeriggio, quando il tempo non promette nulla di buono e quindi è meglio non avventurarsi sulle alte vette, per andarle a trovare.

In realtà vado a trovare Suor Virginia, che è quasi mia coetanea, vive in monastero, in stretta clausura, da più di vent’anni e prima di prendere i voti lavorava in un ospedale.

E’ una donna molto simpatica, sempre allegra e sorridente, quando mi faccio annunciare la sento scendere di corsa le scale, poi ci incontriamo, divise dalla grata, e ci salutiamo in modo festoso.

Non deve stupire questa mia amicizia, in realtà, superato il primo momento di imbarazzo e perplessità che sempre mi prende quando penso alla vita monastica di clausura, le nostre chiacchiere sono quelle di due vecchie amiche, che si vogliono bene e sono desiderose di condividere esperienze, pensieri e sentimenti.

Le parlo della mia famiglia, del mio lavoro, dei problemi degli adolescenti con i quali condivido buona parte del mio tempo, lei ascolta attenta, fa domande argute, perchè non tutto le è chiaro, io infatti tendo a dimenticarmi che la sua vita, all’interno del monastero, le preclude la conoscenza di alcuni fenomeni che per me sono “normali”.

Per esempio conosce internet, sa cos’è un blog, è a conoscenza degli avvenimenti della politica internazionale e dei dibattiti che animano la vita del nostro paese, ma non ha mai visto un centro commerciale e non riesce nemmeno ad immaginarselo e sa cos’è una fotocamera digitale perchè le ho mostrato la mia e le ho spiegato, mentre mi ascoltava stupita, che non è più necessario un rullino e le foto sono subito visibili sul display.

Lei ascolta tutto e sorride indulgente, il suo sguardo interessato, ma lontano, mi dà la misura di quanto siano poco importanti, dal suo punto di vista, alcune delle preoccupazioni che assillano la nostra giornata, è come se avesse imparato a guardare il mondo da lontano.

Intorno c’è un grande silenzio e si tende naturalmente a parlare sottovoce e, a poco a poco, la grata che ci divide non è più un ostacolo, ma diventa una soglia, un punto di contatto tra due mondi solo apparentemente diversi e separati, ma che si intersecano in modo indissolubile.

Ogni tanto mi chiedo che cosa possa spingere una persona, al di là della fede, a rinchiudersi tra quattro mura, a scegliere di restare “prigioniera”, ma poi mi rendo conto che anche certe nostre “prigioni” senza sbarre, tra lavoro, abitudini, convenzioni e convinzioni, in fondo non sono meno soffocanti.

L’unica vera differenza è che le nostre “prigioni” sono piene di stress e di affanni, la sua è un’oasi di serenità.

la grata