Darsi alla fuga.

Verso la fine del quadrimestre in sala professori aleggia un desiderio di fuga e io non faccio certo eccezione: ci si affretta a correggere le ultime verifiche, ci si immerge in estenuanti interrogazioni nel tentativo di “salvare”  situazioni poco brillanti  (i ragazzi sembrano accorgersi tutti all’ultimo momento che rischiano qualche insufficienza che potrebbe rovinare l’estetica della pagella), e poi ci sono gli scrutini con il loro corredo inevitabile di voti, discussioni, ripensamenti perchè valutare non è sempre un’esperienza indolore.

Per questo c’è intorno un desiderio di fuga.

Poi un’occhiata al calendario mette in evidenza un succoso “ponte” carnevalesco: un venerdì che annesso al sabato e alla domenica (giorni in cui, per ora almeno, non si fa lezione) realizza “ben” tre giorni di vacanza.

Non è molto, in verità, ma può bastare per staccare la spina e andare da qualche parte: un bel viaggio in Cina, per esempio, o una crociera nel Mediterraneo, o una puntatina in Nuova Zelanda oppure, più realisticamente, tre giorni di cioccolate e caminetto in montagna.

Probabilmente sarà una fuga a corto raggio, ma ad alta intensità di dormite.

1 pensiero su “Darsi alla fuga.

  1. Rossana (Melba Red)

    Una fuga di tre giorni, già.. anche soli tre giorni, sarebbe utile alla psiche tanto e quanto al corpo, tra caminetto e cioccolato, in montagna, ma andrebbe anche bene il paese vicino tanto per soddisfare il desiderio prepotente di scappar via.

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