Archivi giornalieri: 3 Gennaio 2013

Non solo oggi.

Sono solidale con Boateng e con la mia squadra che davanti ai (purtroppo) soliti idioti cori razzisti ha abbandonato il campo.

Si dirà che è facile abbandonare la partita quando si tratta di un’amichevole senza una classifica da scalare o un punteggio da conquistare, ma comunque mi sembra un segnale importante.

Adesso mi aspetto che se un episodio simile dovesse accadere durante una partita di campionato, qualora l’arbitro non si assumesse la responsabilità di sospendere l’incontro, i giocatori della “mia” squadra compiano lo stesso gesto.

Lo so che abbandonare una partita che “conta” significa perdere tre punti a tavolino, sollevare un vespaio di critiche e di commenti, istillare il dubbio che il campionato sia falsato più o meno artatamente, ma mi aspetto ugualmente che accada perchè è ora di ribellarsi ai comportamenti inaccettabili di chi, standosene mimetizzato in curva, si permette di essere incivile.

E se il Milan perderà tre punti, almeno saranno persi per un buon motivo.

Una violenza inaudita.

In questi giorni di vacanza ho avuto un po’ di tempo per navigare sui social network e mi sono resa conto di un fenomeno che la poca assiduità dei tempi “normali” non mi aveva permesso di cogliere: noto in molti commenti ed in molte affermazioni una violenza verbale incredibile che mi inquieta e mi spaventa.

Con una preoccupante nonchalance si augura a questo o a quel politico la morte o i peggiori accidenti, si interviene con espressioni grevi (forse perchè protetti dal relativo anonimato della rete) su questioni che richiederebbero una diversa conoscenza dei problemi, una maggiore serenità di giudizio e un più accurato approfondimento.

Persino sui commenti alla scomparsa della senatrice Rita Levi Montalcini ho letto espressioni agghiaccianti della serie “ma cosa voleva questa vecchia” oppure “una pensione in meno da pagare” senza alcun rispetto per il suo lavoro di scienziata e per il suo impegno.

Si dirà che, in fondo, sono solo parole, ma sono parole dure che ci parlano di un imbarbarimento preoccupante, di una incapacità di cogliere le sfumature, di una preoccupante propensione a tranciare giudizi netti e impietosi, come se la realtà fosse solo bianca o nera, sui comportamenti (degli altri logicamente).

Non so da dove venga tutta questa rabbia e non credo che basti la difficoltà dei tempi che viviamo a giustificarla, ma non mi piace perchè io credo nel confronto civile, nel dialogo, nella possibilità di cercare e trovare sempre una mediazione e penso che le parole siano fatte per costruire e non per distruggere.