Archivio mensile:Dicembre 2012

Un mito.

Qualche tempo fa, a scuola, ho mostrato ai miei ragazzi una delle ultime interviste di Rita Levi Montalcini e uno dei miei allievi,  tornato a casa, ha raccontato ai genitori che in classe avevano visto il filmato di una “vecchia” che era il “mito” della prof.

La madre, peraltro molto perspicace, aveva intuito di chi si trattasse.

Certo ai ragazzi balzava subito agli occhi che la professoressa Levi Montalcini era molto anziana (loro usano il termine più impietoso “vecchia”) ed erano un po’ stupiti del fatto che, benché centenaria, non si curasse molto del corpo, ma continuasse a coltivare la mente.

Oggi questa grande donna è mancata, ma spero che la sua vita, le sue ricerche, la sua tenacia restino come durevole eredità non solo a tutti noi che l’abbiamo considerata un mito, ma anche a quanti l’hanno un po’ snobbata per l’età o per le sue scelte politiche.

Mi mancherà il suo carismatica discreta presenza.

L’anno che verrà.

Il 2013 sarà l’anno dei sessanta, un bel numero tondo, non c’è che dire.

Solo qualche tempo fa consideravo le signore di sessant’anni delle persone anziane, mia madre e mia nonna, per esempio, a sessant’anni erano già felicemente nonne da un po’ di tempo, a sessant’anni, soprattutto le signore, erano già in pensione e potevano dedicarsi ai nipotini e ai pettegolezzi mattutini al bar con la serenità di chi, nella vita, ha già dato e si gode il meritato riposo.

Io, invece, ho ancora una mezza dozzina di anni di lavoro davanti a me, ma psicologicamente mi sentirei pronta per nipotini e pettegolezzi (o buoni libri, musei, un corso di ginnastica dolce, qualche nuotata in piscina) e anche solo per dormire un po’ di più alla mattina.

Forse mi alzerei comunque presto, ma mi basterebbe la consapevolezza di poter dormire ad libitum per sentirmi diversa.

Vado incontro al 2013 sforzandomi di raccattare i brandelli della ragazza di un tempo che sono ancora nascosti da qualche parte dentro di me.

Pensieri per l’anno nuovo.

Regalo a tutti (…e anche a me naturalmente) queste parole importanti ed attualissime, in attesa dell’anno nuovo:

“Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre.”

“Dammi Signore, un’anima che abbia occhi per la bellezza e la purezza, che non si lasci impaurire dal peccato e che sappia raddrizzare le situazioni. Dammi un’anima che non conosca noie, fastidi, mormorazioni, sospiri, lamenti.

Non permettere che mi preoccupi eccessivamente di quella cosa invadente che chiamo “io”.

Dammi il dono di saper ridere di una facezia, di saper cavare qualche gioia dalla vita e anche di farne partecipi gli altri.

Signore dammi il dono dell’umorismo.”

(Tommaso Moro 1587: Preghiere della Torre)

Luna

Un mondo fatto a scale.

C’è chi scende in campo e chi sale in politica in questo scorcio di 2012, c’è chi ha deciso di scendere “dalle stelle” del proprio elevatissimo (sic) rango per sporcarsi le mani con il fango dell’agone politico e chi vagheggia una politica “alta” alla quale si può solo ascendere.

Su questi due verbi diametralmente opposti si appuntano gli sguardi dei commentatori politici, mentre, visto che capodanno è vicino, non si fa altro che disquisire di agende.

In fondo “agenda” è un vocabolo latino la cui traduzione suona più o meno “le cose da fare”, ma si fa un gran parlare di agende e si sorvola amabilmente su quali siano queste “cose da fare”: forse, per poter scegliere responsabilmente alle prossime elezioni, sarebbe ora di aprirle queste agende (chiamarle programmi sembrava brutto vero?).

cavenago scala

Santo Stefano.

In casa nostra è una giornata un po’ sonnolenta, consacrata al consumo degli avanzi dell’abbuffata natalizia, una giornata di vecchi film e di nuovi libri, di tisane bevute di fianco al camino, di poche parole, ma di un’intimità, un’intesa diverse, in casa nostra si potrebbe dire, parafrasando un proverbio usato e abusato: “Santo Stefano con i tuoi…”.

Intanto la lavatrice comincia a lavorare a pieno regime e la lavastoviglie fa gli straordinari (e meno male che sono elettrodomestici a basso consumo così non rischiamo di restare al buio).

Non ci sono giornali in edicola, ma i telegiornali hanno ancora uno strascico di carole e luminarie natalizie mentre si tirano le somme del Natale appena passato e si guarda con speranza e apprensione al Capodanno imminente.

Chissà perchè, da un po’ di anni, ho l’impressione di sentire sempre le stesse frasi: consumi in discesa (tranne che per il settore tecnologico) e sequestri di nuovi botti sempre più potenti e micidiali (quest’anno, manco a dirlo, vanno di moda i Maya)?

Un augurio.

Non le auguro Buon Natale, Don Piero, perchè le sue parole mi hanno fatto capire quanto si possa essere lontani dallo spirito del Natale che, mi hanno insegnato fino da piccola, è solo amore ed accoglienza.

Le auguro solo, passata la frenesia della festa, di trovare un po’ di tempo per riflettere e capire quanto sia pericoloso confondere le vittime con i carnefici.

Seguendo il suo ragionamento anche gli ebrei, durante la shoà, se l’erano andata a cercare e anche coloro che combattono contro la mafia e la criminalità organizzata, invece di starsene tranquilli nel loro brodo, provocano le reazioni dei loro assassini.

In fondo se Cristo se ne fosse restato tranquillo a Nazareth, nella bottega del falegname….

Rifletta: le vittime sono sempre vittime ed è immorale, sempre, giustificare in qualche modo i carnefici.

Brunate

Buon (si fa per dire) Natale

Nella fretta della vigilia, tra le spese per il cenone e le ultime commissioni, è tutto un rutilare di auguri che le persone, incontrandosi, si lanciano con un’allegria che può sembrare un po’ forzata, un’allegria tanto per dire perchè è Natale e “dobbiamo”essere tutti un po’ più felici e un po’ più buoni.

Siamo sopravvissuti alle profezie maya e ad un anno duro per tante famiglie, siamo qui, siamo vivi e, in qualche maniera, vogliamo esorcizzare l’inquietudine che ci pervade pensando al passato e guardando il futuro, con una sorta di time-out natalizio.

Anch’io vorrei fare a tutti i miei auguri: gli auguri che questo Natale ed il nuovo anno ci portino una rinnovata gioia di stare insieme, ci facciano riscoprire il calore dei rapporti umani, ci insegnino la serenità gratuita della solidarietà, ci facciano scegliere ciò che veramente conta, ciò che, alla fin fine, resta.

Vorrei anche che questo ritrovarsi non fosse legato solo a questo breve periodo dell’anno, tradizionalmente legato alla bontà e allo stare insieme, ma ci accompagnasse sempre nella nostra vita quotidiana, nei nostri rapporti con le persone.

Solo se impareremo che nessun uomo è un’isola e che nessuno se la cava da solo ritroveremo la gioia del Natale: un Natale un po’ più povero, forse, ma che durerà tutto l’anno.

Moggio

Tutti gli uomini del presidente.

E’ un grande film (chi se lo ricorda?) con Robert Redford e Dustin Hoffman nella parte di Bob Woodward  Carl Bernstein, i due cronisti d’assalto che dal 1972 svolsero, per il “Washingtnon Post”, l’inchiesta sull’affare Watergate che portò, nel 1974 all’impeachment del Presidente Nixon.

Si tratta di un grande film e di una grande pagina di storia del giornalismo, un giornalismo coraggioso che non si intimidisce di fronte ai poteri forti e si batte per il diritto all’informazione.

Per l’inchiesta sullo scandalo Watergate il “Washington Post” vinse il premio Pulitzer per il servizio pubblico nel 1973.

Chissà che premio vincerà la rivista che ha fatto un reportage sulle calze del pm.  Boccassini e sullo scandalo del mozzicone gettato per terra?.

Rispetto.

Non mi permetterei mai di considerare la consultazione online del Movimento Cinque Stelle una buffonata, se non altro per rispetto per qui cittadini che ci hanno messo la faccia e che hanno scelto: ciò che allarga gli spazi della democrazia è sempre lodevole e degno di interesse.

Gradirei però, dopo aver trascorso tre giornate come volontaria ad un seggio, dopo aver cercato di garantire (ci tengo a dire completamente gratis) la regolarità delle operazioni di voto, dopo essermi battuta per molto tempo perchè, in assenza di una riforma della legge elettorale, ci fossero le primarie per scegliere i candidati per parlamento nazionale e per il consiglio regionale, gradirei, ripeto, che ci fosse un po’ di rispetto per tanti cittadini che vogliono partecipare e scegliere.

Chiamarle “buffonarie” è, quanto meno, poco elegante.

A meno che non si tratti di paura, ma questo è un altro discorso.

Chissà chi lo sa?

Chissà se qualcuno  ricorda la mitica trasmissione della TV dei ragazzi, trasmessa a partire dal 1961 per ben tredici anni: “Chissà chi lo sa?“.

Si trattava di un telequiz nel quale si sfidavano due gruppi di ragazzini di scuola media, la squadra vincitrice si aggiudicava un’enciclopedia e si guadagnava il diritto di tornare il sabato successivo.

Ricordo che non perdevo una puntata: qualche volta ospitavo una mia compagna di classe, qualche volta andavo a casa sua perchè la trasmissione era un piacere che era bello condividere, magari bevendo una tazza di latte e abbuffandoci di biscotti (non c’erano le merendine, allora, ma la merenda era quasi un vero e proprio pasto).

Ricordo ancora il mitico Alfredo Vassena caposquadra della scuola di Valmadrera (provincia di Como…allora, oggi, e chissà per quanto ancora, di Lecco) anzi, non ne ricordo l’aspetto, ma solo il fatto che era bravissimo, in un’epoca nella quale essere scolari diligenti non significava essere “secchioni” un po’ “sfigati”, ma suscitava ammirazione, spirito di emulazione e una punta d’invidia.

E poi ricordo il presentatore, il garbato e intelligente Febo Conti che proprio ieri si è spento.

Che dire?

Si trattava di un conduttore gentile e sorridente, un protagonista di quella televisione in bianco  nero, mai urlata e sopra le righe, che tanta parte ha avuto nella vita dei cinquantenni di oggi.

Per l’ultima volta “Squillino le trombe e entrino le squadre”.