Si fa presto a dire equo.

Viene definito “equo compenso” il nuovo, fantasioso balzello che va a gravare sui costi di tutti, ma proprio tutti, i dispositivi di archiviazione dei dati, con il quale si intende “risarcire” preventivamente i danni provocati da ogni “possibile” violazione del diritto d’autore.

A parte il fatto che ciascuno di noi, per il solo fatto di acquistare un pc, un lettore mp3, un cd e quant’altro, viene  automaticamente “presunto colpevole” senza possibilità di difesa (…e questo fatto già mi fa imbufalire), ho l’impressione che non si tenga minimamente conto del fatto che, magari, un cittadino possa limitarsi ad archiviare le proprie foto, i propri documenti, i file prodotti da lui grazie alla propria creatività.

Nella mia classe c’è una LIM e io ho l’insana abitudine di archiviare le “mie” lezioni” e i “miei” appunti e poi di passarli ai “miei” allievi che li memorizzano sulle chiavette di cui si sono prontamente muniti.

Non riesco a capire cosa ci sia di “equo” nel risarcire la SIAE per il solo fatto di produrre delle lezioni e di condividerle con i naturali destinatari.

llim

1 pensiero su “Si fa presto a dire equo.

  1. Gianluca Aiello

    Già.
    Stesso discorso lo si può fare per le mie foto e i miei video digitali che riprendono le gite o le feste di famiglia.
    Sono colpevole e pagare solo perchè il mio apparecchio digitale usa una memoria flash per salvare?
    E la rubrica telefonica salvata nella memoria del cellulare è anche quella illegale?
    E la rubrica salvata nel chip telefonico? Forse a quella non hanno pensato …

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