Archivio mensile:Maggio 2010

Che tristezza!

Che tristezza mi ha lasciato dentro il “Piccolo apologo sul Paese illegale” di Michele Serra.

Che senso di impotenza mi prende alla vista di questo Paese allo sbando nel quale, nel più assoluto disprezzo di regole e leggi, dei giovani decidono che si può anche  evitare di pagare il conto, proprio come in un celebre film di Pieraccioni, dandosi alla fuga, perché è divertente, perché è da “fighi” e pazienza se è un reato.

Che angoscia vedere degli adulti i quali, invece di rivolgersi alle forze dell’ordine, si affidano alla giustizia “fai da te”, magari anche con un intento pedagogico (così impari).

Che tristezza pensare ai passanti indifferenti che intervengono solo perché riconoscono uno dei protagonisti, come se la solidarietà e l’aiuto fossero dovuti solo a coloro che fanno parte della ristretta cerchia degli amici, parenti e conoscenti.

E infine che rabbia per quel conto pagato “in nero”, senza ricevuta fiscale.

Ha ragione Michele Serra, si tratta di un apologo, una storia forse banale nella sua quotidianità, ma dove c’è tutta la consapevolezza della estrema fragilità della nostra convivenza civile.

Sposarsi.

Il Palazzo Comunale del mio paese, come ho già avuto modo di scrivere in altre occasioni, è un edificio del ‘700 appartenuto alla famiglia dei conti Rasini che qui soggiornavano nei mesi primaverili ed estivi.

Anche se nella sua lunga storia ha subito diversi rimaneggiamenti e restauri che ne hanno stravolto, almeno in parte, le forme, conserva ancora, nelle sue sale, affreschi pregevoli e un’atmosfera elegantemente sobria.

Al piano terreno c’è una sala delle feste, il Salone di Apollo, che viene utilizzata come luogo di riunione e come cornice ideale per i matrimoni, così può capitare che, essendo io un amministratore comunale, ogni tanto il sindaco mi deleghi a celebrare un matrimonio.

Sempre più spesso gli sposi non sono cittadini del paese e così è inevitabile che gli invitati che vedono per la prima volta il palazzo, durante la cerimonia, si perdano ad osservare le decorazioni della sala, gli stucchi preziosi,l’affresco nel medaglione del soffitto.

Fino ad ora mi è capitato di celebrare matrimoni di coppie giovani e devo confessare che, almeno all’inizio, sono emozionata e mi trema un po’ la voce, poi mi rinfranco perché mi rendo conto che i due sposi sono più emozionati di me e forse anche un po’ intimiditi dalla fascia tricolore e dall’apparato burocratico e quindi mi sforzo di accompagnarli con discrezione e partecipazione in questo momento d’inizio della loro vita di coppia.

Quando alla fine della cerimonia li vedo uscire fra due ali di parenti festosi, sotto una pioggia di riso e di petali di fiori mi prende di nuovo una sorta di commozione.

Sono un’inguaribile romantica, ma veder nascere una nuova famiglia mi riempie ancora di emozione.

Cavenago di Brianza

Mobilitazione necessaria.

La manovra che taglia i fondi a molti enti ed istituzioni potrebbe determinare la chiusura del “Museo Storico della Liberazione” che si trova nella tristemente famosa casa di via Tasso a Roma.

I presidenti di regione e provincia  e il sindaco della città si sono affrettati a proporre misure per salvaguardare questo importantissimo momento della memoria collettiva e della storia del nostro Paese.

Io penso, tuttavia, che al di là dell’intervento, pur doveroso, delle istituzioni sia il momento di una presa di posizione e di assunzione di responsabilità anche di quanti si riconoscono nei valori della Resistenza.

Personalmente sono disposta a fare la mia parte, a dare il mio contributo, pur nei limiti delle mie possibilità, perchè ritengo che sia anche un mio preciso dovere contribuire alla salvaguardia della memoria collettiva.

Diritti umani.

Amnesty International ha pubblicato il rapporto annuale per il 2010 e devo osservare che la lettura della scheda paese e degli aggiornamenti relativi all’Italia delinea una situazione che mi sembra tutt’altro che rosea.

A proposito dei diritti dei migranti il ministro degli esteri ha respinto al mittente i rilievi di Amnesty osservando che l’Italia è il paese che ha salvato più vite in mare.

Certo abbiamo salvato dal mare più migranti della Svizzera, del Belgio, dell’Ungheria e dell’Austria.

Tuttavia forse dovremmo ripensare agli accordi con la Libia e alla sorte che i migranti affrontano dopo i nostri “respingimenti” (…a questo proposito mi sembra difficile trovare un termine più orribile).

L’ora del lamento.

All’apparir del vero, cioè all’appalesarsi delle misure contenute nella manovra, scatta, in automatico, la sequela di lamenti ed alti lai da parte di tutti coloro che si sentono a torto o a ragione toccati dalle misure di rigore previste.

Si lamentano, logicamente, gli amministratori delle province con meno di 220.000 abitanti e che non hanno la fortuna di presidiare uno dei sacri confini della nazione.

Si lamentano gli albergatori di Roma per quella riedizione della “tassa di soggiorno” che, probabilmente andrà a danneggiare l’afflusso di turisti nella capitale: già mi vedo orde di americani e tedeschi aggirarsi un po’ perse dalle parti di Ladispoli (dove presumibilmente il soggiorno in albergo non sarà gravato dall’odioso balzello).

Si lamentano tutti quegli alti dirigenti che  vedono decurtato lo stipendio (che, per inciso, supera di gran lunga la cifra che riusciamo a mettere insieme io, mio marito, mio figlio e mia madre sommando stipendi e pensioni).

Immagino che si lamentino anche i falsi invalidi che paventano controlli più severi o tutti coloro che, per colpa di Google Earth, non riescono più a dissimulare gli edifici fantasma.

Di conseguenza ho deciso di lamentarmi anch’io sia come dipendente dello stato, per il congelamento repentino dello stipendio, sia come amministratore di un piccolo comune perchè già immagino che questa sera, in giunta, il nostro assessore al bilancio ci farà gli occhiacci.

Ci toccherà tagliare i costi della nostra auto blu (che in realtà è una Panda azzurra incaricata di accompagnare in giro per la Brianza anziani in difficoltà e bambini bisognosi di terapie).

Tempo di sacrifici.

Leggo la bozza della manovra (sempre quella che non doveva esserci) in discussione al C.d.M.

A prima vista ho l’impressione che me ne andrò in pensione un anno dopo, ma in compenso il mio stipendio resterà comunque lo stesso nei prossimi anni.

Visto che sono un dipendente statale e, per il solo fatto di esistere, contribuisco ad aumentare la spesa pubblica, mi sembra giusto fare qualche piccolo sacrificio.

O no?

Dotti, medici e sapienti.

Giungono preziosi consigli da parte del Premier, almeno stando alle anticipazioni dell’ultimo libro di Vespa, a proposito della cura che ciascuno deve dedicare alla propria persona e alla propria salute.

Secondo quanto sarebbe riportato nel volume in caso di diagnosi di malattie gravi, che richiedano un intervento chirurgico o terapie molto invasive, sarebbe opportuno rivolgersi almeno a tre specialisti per un consulto ponderato.

Peccato che per la stragrande maggioranza dei comuni mortali rivolgersi a dotti, medici e sapienti, magari sborsando onerose parcelle, non è sempre una via praticabile, ancorché auspicabile.

Dolce settembre.

Quando ero bambina la scuola cominciava il primo di ottobre, tanto è vero che qualcuno si era inventato il nomignolo di “remigino” (da San Remigio di Reims che si festeggia appunto il primo di ottobre) per consolare i bambini che iniziavano il loro percorso scolastico.

Poi tre giorni dopo si faceva un giorno di vacanza per festeggiare San Francesco patrono d’Italia, ma questa era la scuola di un tempo, la scuola del rigore.

Il questi giorni è spuntata dal cilindro l’idea di riportare l’inizio delle lezioni dopo la fine del mese di settembre perchè, si sa, viviamo nel paese del sole e in settembre il clima spesso fa pensare più ai bagni di mare che alle tetre e grige aule scolastiche.

Pare che al ministro competente la pensata vada a genio, perchè potrebbe favorire il turismo, anche se qualche maligno potrebbe osservare che un ritardo dell’inizio delle lezioni servirebbe a risolvere qualche problema ancora aperto, tra tagli e riforme, senza contare che si ritarderebbe anche l’assunzione del personale precario.

Qualcuno si chiede come la mettiamo con i duecento giorni di lezione previsti dalla normativa europea e soprattutto come se la caveranno quei genitori che in settembre non vanno in vacanza perchè riaprono uffici e industrie.

Ma la scuola, anche questo si sa, non è un parcheggio

Collaudo riuscito.

Oggi, dopo qualche giorno di forzata clausura, sono uscita di casa per fare quattro passi e collaudare i miei occhi nuovi nuovi, logicamente ben protetti da un paio di vistosissimi occhiali scuri.

E’ una splendida sensazione vedere finalmente un po’ di mondo, vedere le persone anche da lontano e soprattutto riconoscerle dopo che, per quasi sei mesi, avevo fatto incredibili figuracce non riuscendo a decifrare la sagoma neppure degli amici più cari.

Il collaudo è riuscito: adesso mi si spalanca davanti un mondo incredibile, fatto di colori nitidi, di profondità, di spazi lontani.

E’ una specie di miracolo.

alba

Sassi nello stagno.

Da qualche giorno, praticamente da quando anche noi italiani ci siamo resi conto di dover fare dei sacrifici, ogni giorno è un florilegio di anticipazioni, indiscrezioni, proposte annunciate e subito smentite, rassicurazioni non richieste a proposito di questo o quel taglio, di questo o quel provvedimento.

Ho la stranissima (e poco rassicurante) impressione che si stiano tirando dei sassi nello stagno per smuovere un po’ le acque, per “vedere di nascosto l’effetto che fa, per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica.

Puntuale poi arriva la smentita, ma intanto si è creato allarme, intanto si lanciano delle ipotesi.

E’ di oggi l’ultima indiscrezione: si accenna al ticket sulle visite specialistiche (che, immagino, per i lombardi andrebbe a sommarsi a quello non indifferente che già si versa alla regione), si parla di limiti di reddito per l’erogazione dell’indennità di accompagnamento (come se il reddito fosse cosa certa nel nostro Paese e non si rischiasse di privare di un sostegno gli anziani con una pensione di poco più di mille euro a favore di chi ha redditi ben più alti, ma si guarda bene dal denunciarli), si parla di congelamenti e finestre, si accenna velatamente all’ennesimo condono.

In attesa della probabile (possibile?) immediata smentita io comincio a preoccuparmi: hai visto mai che a pagare saranno sempre gli stessi?

cavenago Le foppe in autunno