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Quella musica….

Ascoltavo la musica dei Beatles da ragazzina e, a ben guardare, la ascolto ancora adesso perchè quando ho bisogno di rilassarmi, quando ho bisogno di un po’ di musica per riempire le ore di un viaggio in aereo, in treno, in metrò sono le loro melodie che mi accompagnano.

Le canzoni del gruppo di Liverpool sono state le colonna sonora  della mia adolescenza, era una musica orecchiabile, i testi erano semplici, anche per chi come me studiava francese, anzi sono stati la molla che mi ha spinto ad imparare l’inglese, anch’io, come molti, sono entrata in depressione quando, nel 1970, il gruppo ha annunciato che si sarebbe sciolto.

Oggi, quando ascolto la musica effimera che dura lo spazio di una stagione, mi rendo conto di quanto fossimo fortunati noi, ragazzi di allora, che ascoltavamo con leggerezza canzoni destinate ad entrare nella storia.

Torino - Mole Antonelliana - Museo Nazionale del Cinema

Giovani dentro.

Sul palco di Sanremo passano i Pooh in ordine sparso, capelli grigi e rughe a profusione, tornano i Decibel (a trentotto anni da “Contessa”) e persino i giovani del Gruppo “Lo stato sociale” si fanno accompagnare da una ballerina ottantenne che si produce in acrobazie incredibili.

E che dire di Baglioni, anche lui in età non più verdissima che fa da spalla a Fiorello, alla Hunziker e a Favino?

Se poi l’ospite d’onore è Gianni Morandi, che era già un artista affermato quando io ero una ragazzina, è evidente che quest’anno il festival punta sui “giovani dentro”, ma forse va bene così.

In fondo Sanremo è pur sempre Sanremo… da ben sessantasette anni.

Cavenago

Il suono di una fisarmonica.

Mi piace il suono della fisarmonica, è gioioso e malinconico al tempo stesso, ha risonanze antiche, ma anche fresche e vivaci, ha un sentore di festa, di danze in una notte d’estate su un’aia, di svago dopo una giornata di lavoro.

C’è sempre una fisarmonica che accompagna il coro che, ogni anno, rallegra le nonne e i nonni della casa di riposo quando si avvicina il Natale.

Le canzoni sono quelle della loro giovinezza, melodie antiche che riaffiorano nei loro ricordi spezzettati mentre canticchiano le parole che sembrano venire da un tempo lontano, la musica strappa loro dei sorrisi beati, gli occhi sembrano perdersi nei ricordi che la musica e le parole evocano con vivace chiarezza.

E’ bello sentir le nonne cantare, è bello vederle sorridere e seguire con le mani e con gli occhi la danza della fisarmonica e bello pensare che la musica abbia il potere di riportarle al passato, alla giovinezza, ad una lunga vita di affetti e di gioie nella quale si ritrovano, come per magia, finché la musica si spande nell’aria.

Alle coriste e alla suonatrice va il loro ringraziamento e il nostro.

Cavenagodi Brianza -Fisarmonica

Perchè studiare i “Promessi sposi”?

Perchè studiare Leopardi, Pascoli o Manzoni? Perchè perdere tempo a leggere un’opera d’arte se nella vita dovrò collegare dei cavi, o usare un computer o programmare un automa o progettare un ponte o pilotare un aereo o studiare una nuova acconciatura?

Chissà quanti ragazzi si stanno ponendo queste domande mentre sui banchi di scuola stanno studiando argomenti che ritengono “inutili” per la loro professione futura.

Sabato mattina il padre di uno dei nostri ragazzi ha confessato questi stessi dubbi che anche lui, quando era ragazzo, si è posto senza trovare una risposta convincente: la risposta, ci ha spiegato, gliela avrebbero data gli anni seguenti.

Quello che i ragazzi non capiscono, fino a quando sono ragazzi, è che non si diventa adulti maturi e consapevoli rinunciando alla conoscenza, alla curiosità perchè la letteratura, l’arte, la musica e tutto ciò che nasce dall’ingegno umano contribuisce a fare di noi delle persone a tutto tondo.

E’ indispensabile che i nostri allievi imparino bene l’inglese perchè sicuramente lo useranno in futuro, ma non possono rinunciare alla conoscenza dell’italiano che è una lingua ricca, una lingua non facile, ma che permette di esprimere con grande proprietà idee e pensieri.

“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” affermava il vecchio Cremete (nell’Heautontimorumenos di Terenzio) per giustificare la sua curiosità e per estensione la stessa frase, che suona “sono un uomo e non ritengo a me estraneo nulla di ciò che è umano” può significare che è proprio dell’uomo (in quanto tale) essere aperto ad ogni esperienza, ad ogni conoscenza.

Lecco - luoghi manzoniani

Musica a Palazzo.

Questa sera Palazzo Rasini era straordinariamente aperto e tutto illuminato per ospitare lo spettacolo itinerante “Il matrimonio di Figaro” messo in scena nelle sale fastose del primo piano e nello splendido Salone di Apollo dalla associazione musicale “Claudio Monteverdi” con brani tratti da Rossini e Mozart.

E’ stata una gran bella serata di buona musica e di recitazione in ambienti eleganti come il Salone e la galleria nati proprio per ospitare concerti e intrattenimenti musicali.

E’ stata una buona occasione per vincere la pigrizia ed uscire di casa in una sera tutto sommato piacevolmente tiepida.

Tante volte ho sentito i miei concittadini lamentarsi che in paese “non si fa niente” e “non succede mai niente”, questa sera la presenza di un pubblico numeroso ha dimostrato che quando si coniugano arte e bellezza le cose “succedono”.

Cavenago di Brianza "Il matrimonio di Figaro" a Palazzo Rasini

Cavenago di Brianza "Il matrimonio di Figaro" a Palazzo Rasini

…. e non l’abbiamo presa bene…..

Eurovision Song Contest 2017, la manifestazione organizzata dalle televisioni europee che è una sorta di Erasmus della canzone, si è chiusa con la vittoria  del brano “Amar pelos dois” del portoghese Salvador Sobral deludendo la aspettative italiane che, forti dei pronostici, fino all’ultimo momento favorevoli, di “esperti” e bookmakers puntavano sulla vittoria di “Occidentali’s Karma”.

Al di là delle valutazioni di merito sulla canzone vincitrice,  un brano in lingua lusitana che si ispira vagamente alla tradizione del fado, dolcissima e per certi versi affascinante, quello che, come ogni anno, mi ha colpito è l’andamento delle votazioni.

Durante l’esibizione dei cantanti il clima è improntato a sportività e simpatia fra le nazioni, ma poi, quando è il momento di votare, spesso indipendentemente dal valore delle canzoni, le nazioni scandinave si votano fra loro, la Moldova vota la Romania e viceversa, Cipro e Grecia si scambiano favori, le nazioni nate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica si sostengono, come pure quelle nate dalla fine traumatica della Yugoslavia mentre l’Italia è un po’ esclusa da questi destini incrociati e, di solito, può contare solo sull’appoggio quasi incondizionato di Albania, Malta e San Marino.

Quest’anno  la delusione più cocente è arrivata proprio dalla piccola Repubblica del Monte Titano che ci ha decisamente snobbato, come d’altra parte era legittimo che facesse.

Nel più puro spirito sportivo non abbiamo reagito con classe, eleganza e sobrietà e, nel cuore della notte, sono partite le ritorsioni così aprendo la pagina di Wikipedia dedicata a San Marino si poteva leggere:

Capitale: Lisbona
Lingua ufficiale: Portoghese
Inno nazionale: Amar pelos dois

No, decisamente non l’abbiamo presa bene.

Cavenago

Lezione concerto.

Visto che nella nostra scuola non ci facciamo mancare proprio niente oggi si è svolta la “lezione concerto” nello splendido Salone di Apollo, perché la buona musica è ancora più buona  se ascoltata in un ambiente adeguato, elegante e dall’acustica perfetta.

La lezione consiste in un breve concerto in cui si esibiscono musicisti esperti spesso giovani e ogni anno si affrontano stili musicali diversi e strumenti diversi con l’obiettivo evidente di avvicinare i ragazzi all’esperienza della musica ascoltata dal vivo e da vicino, tanto vicino da poter vedere bene gli strumenti e i movimenti delle mani degli artisti, tanto vicino da farsi coinvolgere dalle note che si spandono libere nell’aria.

Quest’anno si sono esibiti quattro giovani che compongono un raffinato quartetto d’archi che hanno saputo coinvolgere i ragazzi soprattutto con l’esecuzione della “Aria sulla quarta corda” di Bach che è un brano molto noto anche per dei giovanissimi visto e considerato che, da sempre, è la sigla di apertura delle trasmissioni di divulgazione di Piero Angela.

E’ stato emozionante “sentire” il silenzio quasi palpabile dei ragazzi catturati dalla magia di una musica che, solitamente, non fa parte della loro quotidianità, ma che sempre riesce ad esercitare il suo fascino potente.

 

Eurovision 2017: comunque vada … πάντα ῥεῖ.

La prossima settimana sarà la settimana di “Eurovision Song Contest 2017“, la manifestazione canora europea che quest’anno si svolgerà a Kiev (visto che lo scorso anno ha vinto l’Ucraina) con il motto “celebrate diversity”.

Pare che l’Italia rischi di dover accettare l’idea di ospitare la manifestazione  il prossimo anno visto che la canzone “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani è data per favorita dai bookmakers di mezza Europa, ma in fondo sarebbe anche ora di darsi una mossa dal momento che l’ultima vittoria italiana risale al 1990 con un giovanissimo Toto Cotugno e prima ancora al 1964 con una Gigliola Cinquetti che, evidentemente, “non aveva l’età”.

La canzone in concorso (poi qualcuno mi spiegherà il senso del genitivo sassone nel titolo) è allegra e fa venir voglia di ballare, ha un testo accattivante che per una volta non sfrutta la rima cuore/amore, anzi riesce a creare un’assonanza tra il greco antico e l’inglese moderno associando Eraclito a Gene Kelly e poi porta in scena la “scimmia nuda” che balla strizzando l’occhiolino a Desmond Morris.

Se Gabbani non dovesse vincere probabilmente se ne farà una ragione a giudicare dal verso “comunque vada: πάντα ῥεῖ” che sembra richiamare tutti all’idea che la competizione è solo un gioco e che tutto scivola via.

L’importante è che se dovessimo incontrare un signore indiano che ci saluta con la formula tradizionale “Namastè” non ci venga in mente di rispondere “alè”.

Marocco - Ouzoud

Il Jukebox.

Quelli della mia generazione dovrebbero ricordarseli i jukebox, gli ingombranti apparecchi per la riproduzione di brani musicali che stavano in tutti i locali pubblici, di solito accanto al flipper, a partire dagli anni cinquanta.

Per i ragazzini abituati agli auricolari e agli mp3 i jukebox devono sembrare antichi come i dinosauri, ma per noi, ragazzini di mezzo secolo fa, erano un modo, spesso l’unico, per ascoltare musica insieme, per scoprire il primo amore sulle note di una canzone romantica, per muovere qualche passo di danza quando le discoteche si chiamavano sale da ballo o, se più popolari, balere.

Nella parte superiore del jukebox, sotto una lastra di vetro, c’era l’elenco dei brani musicali e per ogni canzone c’era un numero e una lettera.

Quando avevamo voglia di musica sceglievamo il brano, infilavamo una monetina e poi giravamo la ruota del selettore (o pigiavamo dei tasti) poi stavamo lì, un po’ incantati, a fissare il braccio meccanico che caricava sul piatto del giradischi il disco (rigorosamente in vinile) in attesa delle prime note.

Era bello stare insieme, ascoltare la musica insieme, chiacchierare bevendo una bibita, guardarci negli occhi e, lasciandoci cullare dalla melodia, scoprire le ansie e le bellezze del primo amore.

Brescia

Qualcosa in comune.

Trascorriamo l’intervallo mensa in giardino, visto che c’è un po’ di sole, mi siedo sul muretto e, mentre i maschi e qualche ragazza un po’ più sportiva si impegnano in estenuanti tornet di calcio e pallavolo, tiro fuori lo smartphone e cerco un po’ di musica.

Mentre ascolto “City of star”, la canzone più orecchiabile del film “La La Land”, a  poco a poco le “mie” ragazze si siedono intorno a me, una afferra il mio telefonino e scorre i titoli delle canzoni.

Vorrei dirle che è inutile che cerchi la “sua” musica, visto e considerato che ho gusti musicali un po’ antichi, ma, mentre sto per aprire bocca lei si illumina e fa partire una delle canzoni più romantiche dello scorso millennio (quando lei non era neppure nata) e mentre si librano nell’aria le note di “My heart will go on ” di Celine Dionne, la canzone traditrice e strappalacrime del film “Titanic” le ragazze allargano le braccia mimando un improbabile Leonardo DiCaprio e una ancora più improbabile Kate Winslet.

E’ incredibile che si commuovano ascoltando una canzone del 1997, è incredibile che, nonostante tutto, abbiamo qualcosa in comune.

Milano Expo 2015