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Addio Penelope.

Per quelli della mia generazione la grande attrice greca Irene Papas era Penelope, il personaggio che aveva interpretato magistralmente nello sceneggiato televisivo (allora non si usava il termine “fiction”), coprodotto dalla RAI, nel 1968 che aveva portato nelle case degli italiani le vicende dell’Odissea.

Fu la prima produzione RAI a colori e resta memorabile perché le puntate erano precedute da una introduzione di Giuseppe Ungaretti che leggeva alcuni versi del poema omerico.

L’attrice greca aveva restituito una figura di donna forte e bellissima, estremamente elegante e raffinata.

L’anno seguente recitò in “Z-l’orgia del potere” di Costa Gavras che vinse l’Oscar come miglior film straniero e narra dell’assassinio dell’attivista greco Grigoris Lambrakis per mano di estremisti di destra con la complicità delle forze dell’ordine e dei militari.

In realtà il film, girato sotto il regime dei colonnelli, non fa esplicitamente riferimento a nomi, luoghi e tempi ma, proprio perchè slegato da un contesto storico specifico, diventa una parabola politica universale.

Non si può dimenticare, oltre alla incredibile bravura, il suo volto, vera icona della bellezza greca: con lo sguardo scurissimo incorniciato da folte sopracciglia nere, la capigliatura corvina, il profilo dritto delle divinità raffigurate nelle sculture classiche.

Kioni - Itaca (Grecia)

Il ritorno di “Masterchef”.

A pochissimi giorni dalla proclamazione della zona rossa ci siamo ritrovati più o meno chiusi in casa senza poter uscire (tranne che per comprovate ragioni di salute, lavoro e necessità) anche se possiamo andare a fare la spesa o a fare una corsetta al parco o portar fuori il cane.

Inoltre alla sera scatta il coprifuoco, cosa che non succedeva dal luglio del 1943, ma allora sulle nostre città, soprattutto Milano, cadevano le bombe, e il coprifuoco ha prodotto l’effetto che le poche persone che girano in paese di giorno scompaiono come per magia al calar delle tenebre (o giù di lì).

E quindi siamo chiusi in casa e visto che non fa abbastanza caldo per stare sui balconi ci consoliamo con la cucina e così sui social ricominciano a comparire piatti fantasiosi e succulenti degni di una riedizione tutta domestica di “Masterchef”.

Dobbiamo però fare attenzione considerato che nei mesi invernali già si tende ad aumentare di peso e poi sono in agguato le festività di fine anno che, visto che probabilmente dovremo trascorrere soli soletti, porteranno ad una super produzione di leccornie dal vago sapore consolatorio.

Non so se chi pubblica le foto dei propri piatti lo faccia per condividere un’emozione o per suscitare le più basse invidie, so solo che ogni volta la mia glicemia e il colesterolo vanno fuori scala.

Cinghiale e castagne.

Questa sera niente teatro.

Il cartellone del TeatrOreno questa sera avrebbe previsto lo spettacolo “Barzellette” di Ascanio Celestini che, responsabilmente, in ottemperanza alle direttive della Regione Lombardia, è stato annullato.

Mi spiace un po’, ma, d’altra parte, la decisione degli organizzatori è stata corretta e io stessa, qualora lo spettacolo non fosse stato annullato, avrei rinunciato perché è veramente difficile mantenere le distanze in una platea teatrale.

E’ un momento triste per il paese con le scuole chiuse, le biblioteche a mezzo servizio, i musei con gli ingressi contingentati, con le lezioni scolastiche online, le gite scolastiche sospese e i ragazzi che comunque si ritrovano nei parchi o nelle case e fanno gruppo perché è quasi impossibile impedire l’aggregazione degli adolescenti.

Mi rendo conto che il mio è un suggerimento quasi “umoristico”, ma mi piacerebbe che i ragazzi usassero una parte di questo tempo inaspettatamente “libero” per accostarsi alla lettura, per trovare in sè qualche passione, per scoprire e valorizzare un talento, per imparare cose nuove, per coltivare qualche nuovo interesse.

Mi piacerebbe che i ragazzi riscoprissero il valore del tempo e riuscissero a riempirlo con tante cose belle.

Milano - Kasa dei libri

L’intelligenza del cuore.

“Ogni donna è stata ed è una bellissima bambina, troppo spesso trasformata in merce da chi non riesce a comprenderne il bisogno d’amore e di cura“.

Questa, in estrema sintesi, è la ” morale” del racconto portato in scena, ieri sera al teatro di Oreno, da una Lella Costa in gran spolvero.

Prendendo spunto dalla “Traviata” di Giuseppe Verdi e dalla “Signora delle camelie” di Alexandre Dumas e passando attraverso le storie di due grandi dive, Maria Callas e Marilyn Monroe, donne che hanno sofferto per grandi amori non corrisposti, donne lontane nel tempo e nello spazio, ma così simili, Lella Costa rende omaggio, con sensibilità, intelligenza e sorridente ironia a tutte le “Traviate” del mondo.

Sul palcoscenico, accanto all’attrice, un pianoforte accompagna le arie più celebri dell’opera verdiana, interpretate dal vivo da una soprano e da un tenore, permettendo così un dialogo quasi surreale tra la narratrice e Violetta e Alfredo.

Lo spettacolo riesce a raccontare come ci siano linguaggi immortali, il melodramma e il romanzo d’appendice, e come certi meccanismi dell’innamoramento e delle relazioni siano veramente comuni a tutti noi.

Oreno - Locandina

“La mia letizia infondere”

Il 27 gennaio 1901 moriva a Milano Giuseppe Verdi nell’albergo “Grand Hotel et de Milan” in Via Manzoni non molto lontano dal Teatro Alla Scala e i milanesi, che avevano imparato ad apprezzalo e ad amarlo, sostavano davanti alle sue finestre per avere notizie del maestro, colpito da ictus qualche giorno prima.

La mia bisnonna che era originaria di Parma, ma che si era trasferita nella città meneghina qualche anno prima, faceva parte di quella piccola folla e amava raccontarmi che sul selciato era stata stesa della paglia perché il rumore delle ruote dei carri non disturbasse il maestro nelle ore dell’agonia.

Prendendo spunto proprio da quel gruppo di milanesi l’Associazione Musicale”Claudio Monteverdi” ha messo in scena, nelle stanze di Palazzo Rasini a Cavenago di Brianza, una rappresentazione teatrale itinerante incentrata sulle musiche più celebri del Maestro con una parte corale, come le arie del “Nabucco” e dei “Lombardi” e alcuni brani solistici di grande emozione.

Nelle stanze illuminate del Palazzo gli spettatori si muovono fianco a fianco con gli artisti in uno scambio di emozioni e di energia, diventano testimoni e partecipi di una Milano di inizio secolo ricca di cambiamenti e di splendore culturale.

Il “Va’ Pensiero” che si alza nello stupendo Salone di Apollo strappa un’emozione in più.

Cavenago di Brianza - Palazzo Rasini - Spettacolo Musicale "La mia letizia infondere"

La fabbrica dei sogni.

Cinecittà nasce nel 1937 quando Mussolini decise di dare nuovo impulso all’industria cinematografica (dopo l’incendio nel 1935 degli studi Cines che si trovavano presso la Basilica di San Giovanni) e inizialmente constava di settantatré edifici tra i quali si contavano ventun teatri di posa.

Oggi è un grande complesso in parte visitabile, soprattutto per quanto riguarda i grandi set come il Tempio di Gerusalemme, la Firenze del Medioevo e Roma antica (andato però in parte distrutto a causa di un incendio recente).

Una palazzina ospita anche un interessante museo che illustra le professioni del mondo del cinema dove è possibile anche sperimentare una prova di doppiaggio sulla celebre scena della Fontana di Trevi tratta da “La dolce vita” di Fellini.

La visita a Cinecittà permette di calarsi in un’atmosfera surreale e quasi magica, ma contemporaneamente permette anche di accostarsi a grandi professionalità.

Roma - Cinecittà

Roma - Cinecittà

Roma - Cinecittà

Due fustini in cambio di uno.

Per quelli della mia generazione era l’elegante signore che, all’entrata di un supermercato, fermava le acquirenti con i carrelli colmi, invitandole a fare uno scambio (quanto vantaggioso?) tra un fustino di detersivo di una nota marca, con due più anonimi e meno rassicuranti, ricevendone sempre un incredulo e garbato rifiuto.

Ma Paolo Ferrari non era solo “l’uomo dei due fustini”, al contrario era un attore serio e preparato, garbato ed elegante che aveva lavorato in teatro, al cinema con grandi registi, in alcune produzioni televisive.

Ricordo una serie di sceneggiati degli anni ’70, imperniati sulla figura di Nero Wolfe (un inarrivabile Tino Buazzelli) nei quali l’attore interpretava il ruolo di un elegante ed ironico Archie Goodwin, il segretario e braccio destro del personaggio creato da Rex Stout, una sorta di “dottor Watson” che beveva litri di latte e viveva con il gigantesco investigatore nella casa di arenaria nella 35ª strada ovest.

Paolo Ferrari era anche la voce di Humphrey Bogart (nelle riedizioni del doppiaggio degli anni ‘7o): in pratica la battuta “Suonala ancora, Sam”, la battuta più celebre di “Casablanca” è pronunciata dalla sua voce calda e ben impostata.

Oggi Paolo Ferrari è mancato, con lui se ne va un professionista serio e misurato che tanto ha dato al mondo dello spettacolo.

Musica a Palazzo.

Questa sera Palazzo Rasini era straordinariamente aperto e tutto illuminato per ospitare lo spettacolo itinerante “Il matrimonio di Figaro” messo in scena nelle sale fastose del primo piano e nello splendido Salone di Apollo dalla associazione musicale “Claudio Monteverdi” con brani tratti da Rossini e Mozart.

E’ stata una gran bella serata di buona musica e di recitazione in ambienti eleganti come il Salone e la galleria nati proprio per ospitare concerti e intrattenimenti musicali.

E’ stata una buona occasione per vincere la pigrizia ed uscire di casa in una sera tutto sommato piacevolmente tiepida.

Tante volte ho sentito i miei concittadini lamentarsi che in paese “non si fa niente” e “non succede mai niente”, questa sera la presenza di un pubblico numeroso ha dimostrato che quando si coniugano arte e bellezza le cose “succedono”.

Cavenago di Brianza "Il matrimonio di Figaro" a Palazzo Rasini

Cavenago di Brianza "Il matrimonio di Figaro" a Palazzo Rasini

Invecchiare bene.

Una vita lunga, una vecchiaia serena senza gravi patologie sono il sogno di tutti, ma non sempre è così: spesso la speranza di vita si allunga a scapito della qualità.

Per questo è una bella notizia scoprire che una persona anziana riesce a vivere la quotidianità come se lo scorrere degli anni fosse rallentato.

In questi giorni il “Piccolo Teatro della città di Milano” compie settant’anni e anche per una istituzione culturale si tratta di una gran bella età.

Tra gli spettacoli messi in scena per celebrare il compleanno di quello che per Milano è un vero e proprio fiore all’occhiello c’è il mitico “Arlecchino servitore di due padroni”  di Carlo Goldoni che è lo spettacolo italiano più visto al mondo.

La buona notizia consiste nel fatto che ancora oggi nel ruolo di Arlecchino recita  (anche se non in tutte le rappresentazioni in programma) Ferruccio Soleri che alla ragguardevole età di ottantasette anni si muove ancora con destrezza sul palco che calca dal lontano ’67.

E’ bello pensare che un uomo di ottantasette anni abbia ancora la forza di reggere uno spettacolo di tre ore, è emozionante incontrare tanto amore per il teatro e per il lavoro ben fatto.

Milano

Bulli e pupi.

Ieri siamo andati a teatro e devo dire che raramente  ho visto i miei ragazzi così interessati e coinvolti, ma probabilmente il tema trattato era talmente importante da catturarli.

“Bulli  pupi” è uno spettacolo teatrale di e con Tiziano Manzini, messo in scena da Pandemomium Teatro, che racconta, con la modalità sempre immediata del teatro di narrazione, la storia di due ragazzi, entrambi vittime di episodi di bullismo, con esiti diametralmente opposti.

Sul palcoscenico buio l’attore è circondato da una scenografia essenziale: un pallone e una lavagna delineano simbolicamente i luoghi e gli ambiti in cui è più facile che si manifestino prepotenze e vessazioni.

Le storie si dipanano tra la meschina crudeltà dei “bulli”, e la colpevole connivenza dei “pupi”, di coloro che non guardano, non si fanno coinvolgere, restano indifferenti, o peggio, con il loro atteggiamento sottilmente complice di spettatori, non trovano la forza e la voglia di difendere le vittime che restano irrimediabilmente sole, in una solitudine che ingigantisce i problemi e  le paure fino a renderli insopportabili.

Sono contenta che i ragazzi abbiano seguito il racconto con una concentrazione carica di riflessione e di compassione.

Cavenago - scuola