Ricordo esattamente l’11 settembre 2001: era una giornata di sole calda, come sanno esserlo i giorni di settembre, quando vogliono imitare l’estate piena, la scuola era appena iniziata, ma non le lezioni pomeridiane, perciò avevo approfittato del cielo sereno e della temperatura invitante per concedermi una passeggiata al laghetto alle porte del paese, insieme ad una amica con la quale condivido il piacere di passeggiare in mezzo al verde.
Lungo il tragitto ci affiancò l’automobile di una signora, madre di un mio allievo, che ci comunicò, confusamente, che un aereo si era schiantato contro le torri gemelle.
Tornai subito a casa e trovai mio figlio, che allora frequentava ancora la scuola ed era a casa di pomeriggio, incollato alla televisione, mentre le edizioni straordinarie dei telegiornali italiani rimandavano le immagini raccapriccianti diffuse dalla CNN.
Allora non c’erano ancora le interpretazioni, i sospetti di complotto, i dubbi, allora c’erano solo le immagini con tutto il loro orrore, c’era la consapevolezza di una tragedia inaudita e inutile, c’era il dolore per tante vite spezzate.
Il mio ricordo va a tutte le persone morte nell’attacco alle torri e a tutti coloro che hanno perso la vita in seguito a quella tragedia, in guerre dichiarate e non dichiarate, in inutili ritorsioni, in una lunga e dolorosa catena di sangue e di lutti.
Ogni tanto sogno di fermare il tempo a quel momento sereno nel quale, inconsapevole degli avvenimenti, stavo godendomi gli ultimi tepori dell’estate del 2001.