Archivi giornalieri: 27 Febbraio 2007

In fila per due.

Ho già avuto occasione di raccontare i miei primi anni di scuola costellati di penne e pennini, di grembiulini bianchi e grandi fiocchi e di maestre dallo sguardo dolce, ma dall’espressione severa.

I miei ricordi, per nulla sbiaditi, mi sembrano lontanissimi come la preistoria se confrontati alla scuola di oggi e all’atteggiamento degli scolari e certe volte mi chiedo come fosse possibile che delle “normali” bambine di sei anni riuscissero a stare ferme, zitte e concentrate durante le ore di lezione e come mai la nostra maestra non dovesse mai alzare la voce per attirare la nostra attenzione.

A metà mattina c’era l’intervallo che consisteva nell’andare in fila per due, a passo di marcia, lungo il corridoio che conduceva ai servizi: non si sentivano le nostre voci, ma il nostro passo cadenzato e gli ordini militareschi della maestra (uno, due, uno , due, passo!).

L’unica libertà che ci veniva concessa consisteva nel segnare il passo con forza tale da far tremare i vetri, mentre ci muovevamo in sincrono perfetto, con un allineamento da parata…e tutto questo benchè io non abbia frequentato un’accademia militare.

Arrivate davanti alla porta dei servizi ci fermavamo in fila, entravamo nei bagni a due a due, andavamo al gabinetto anche se non era strettamente necessario (dopo non sarebbe stato più possibile farlo per il resto della mattina), ci lavavamo le mani, qualche volta dovevamo inghiottire delle pastiglie enormi, che la maestra si guardava bene dallo spiegarci cosa fossero, e ci allineavamo dall’altra parte del corridoio dove consumavamo (in piedi come cavalli) la merenda, poi tornavamo in classe sempre marciando.

Tutti gli spostamenti (peraltro rarissimi) all’interno della scuola avvenivano a passo di marcia: ogni tanto avevamo la lezione di canto corale, la maestra ci guidava in un’aula dove una anziana signora era seduta al pianoforte, ci schieravamo su una gradinata e poi, ad una ad una, la pianista ci faceva uscire dai ranghi e ci faceva cantare un accordo, penso per decidere dove posizionarci nel coro, io ero timidissima e mi vergognavo come una ladra a cantare da sola davanti a tutti, ma ho l’impressione che allora non si badasse molto alla psicologia infantile e, comunque, sono sopravvissuta anche a questo.

L’altra lezione straordinaria, con cadenza più o meno mensile, era quella di ginnastica (non si chiamava psicomotricità…a quei tempi): la maestra ci conduceva, sempre a passo di marcia, in un locale abbastanza vasto e spoglio dove c’erano dei tappetini e un’asse di equilibrio (che a me sembrava altissima), ci faceva percorrere due volte la trave e poi ci riportava in classe.

Come sia cresciuta normalmente, nonostante questa ferrea disciplina, è ancora un mistero…vero è che, appena ho potuto, ho cominciato a ribellarmi e non ho smesso di essere uno spirito ribelle neanche adesso.