Archivi giornalieri: 10 Febbraio 2007

Come imparare ad insegnare…

Nell’anno scolastico 83/84 ho insegnato in una scuola media, per la prima volta con la nomina del provveditorato (allora si chiamava così), in una cittadina piuttosto grossa della periferia di Milano, della quale taccio il nome e l’ubicazione per carità di patria (…e anche perché spero che la situazione sia cambiata).

La scuola aveva, come bacino d’utenza, uno di quei mostruosi quartieri dormitorio, dove vivono centinaia di famiglie in condizioni estremamente degradate, di conseguenza i ragazzini erano, per usare un eufemismo, per lo meno problematici.

C’era un gruppo di insegnanti, con alle spalle molti anni di ruolo, che avevano deciso di restare in quella scuola per puro spirito di servizio, persone splendide che avrebbero potuto trasferirsi tranquillamente in sedi meno disagiate e periferiche, ma avevano scelto di non muoversi di lì, per continuare la loro lotta quotidiana.

Quelle persone furono i miei maestri…

Mi fu affidata una seconda, venticinque ragazzini con le facce simpaticamente canagliesche, semianalfabeti, ma intelligentissimi e, a modo loro, desiderosi di imparare.

Non vorrei dare l’impressione della maestrina dalla penna rossa piombata in un’atmosfera da libro Cuore, ma era il mio primo incarico annuale e mi sentivo caricata di responsabilità e aspettative: credo di aver lavorato, allora, al meglio delle mie possibilità.

Un giorno andammo in gita scolastica a Milano, col treno (non potevamo permetterci mete più esotiche), eravamo seduti a mangiare sui gradini del Duomo quando il più sveglio del gruppo, che si era allontanato, si avvicinò tutto trafelato:

“Prof. il sindaco di Milano vuole parlare con lei!”

Perplessa e un po’ preoccupata lo seguii per capire chi avesse incontrato e, in realtà, vidi l’allora sindaco Tognoli, circondato dalla scorta e da alcuni cameraman, che mi aspettava.

Mi strinse la mano, mi spiegò che era stato fermato dal mio scolaro, che l’aveva riconosciuto, e ci invitò a visitare Palazzo Marino.

Per i ragazzi, e per noi insegnanti, fu un’occasione splendida perché ci fu consentito di vedere anche i locali che, normalmente, non sono aperti al pubblico, alla fine del giro il sindaco regalò ai ragazzi degli splendidi volumi illustrati su Milano e la sua storia.

Fu proprio per leggere quei libri che i ragazzi si impegnarono nella lettura, usarono per la prima volta i dizionari, scrissero riassunti per poter spiegare agli altri quello che avevano imparato: insomma su quei libri passammo il resto dell’anno scolastico.

Alla fine dell’anno me ne andai, un po’ a malincuore, poi superai il concorso e scelsi come sede il paese in cui vivo, ma ricordo ancora con affetto quella prima classe dove ho imparato il mestiere sul campo e i colleghi, che mi hanno aiutata condividendo la loro esperienza.

Sembra una fiaba eppure nella mia “trincea” ho imparato ad essere un’insegnante più che su decine di libri di pedagogia.

madonnina