Archivio mensile:Novembre 2017

Grandi festeggiamenti.

Nella casa di riposo dove vive la mia mamma l’ultimo mercoledì del mese è dedicato alla festa per tutti coloro che hanno compiuto gli anni.

C’è un po’ di musica, una fetta di torta, una bibita un regalino e un’aria di festa che coinvolge tutti: festeggiati e non.

Se ho un po’ di tempo libero, in occasione della festa, cerco di andare a trovare mia madre perchè so che le piace condividere questi momenti con me, mi siedo accanto a lei, scambiamo quattro chiacchiere e restiamo lì a goderci il clima gioioso e un po’ caotico in cui tutti gli anziani ospiti sembrano ritornare un po’ bambini.

Mi spiace andarmene per tornare a scuola, mi spiace non avere più tempo da passare con lei, mi sembra di perdere momenti preziosi, momenti di condivisione che sarebbe giusto trascorrere insieme.

Mi rendo conto che da quando è mancato mio padre, più di venticinque anni fa, mia madre si è legata a noi figli in modo particolare, mi rendo conto che siamo importanti per lei come lei è importante per noi.

Sono legami forti che ci riempiono di gioia.

torta al cioccolato

Incertezze.

Passano i giorni e intanto sto espletando, ad una ad una, le pratiche per la pensione che ora sembra a portata di mano ora sembra allontanarsi, perchè non basta aver lavorato per il numero di anni sufficiente se la previdenza (sic!) sociale si è persa un po’ di contributi per una crocetta dimenticata (o posta nella casella sbagliata) in un’era così remota da aver reso i documenti sbiaditi e ormai praticamente illeggibili.

Mi attendono lunghe ore di attesa in qualche ufficio e magari discussioni surreali che farebbero invidia al miglior Kafka.

E poi entro in classe e spiego e mi accorgo che i ragazzi (per una volta) sono particolarmente attenti e i loro sguardi vivaci e mi chiedo se non fare più il mio mestiere sia proprio quello che desidero, mi chiedo se ho proprio voglia di infilarmi in un dedalo di trafile burocratiche per ottenere il diritto di smettere di fare una cosa che mi piace fare.

Mi dibatto nell’incertezza e ho l’impressione che entrambe le soluzioni (andarmene o restare) mi regalino qualcosa e mi rubino qualcosa.

matita

Sole e pioggia.

In questo periodo si alternano giorni grigi e piovigginosi a giorni di sole brillante e il mio umore cambia di conseguenza, è mutevole come il tempo, triste o gioioso a seconda del cielo.

Questa mattina il cielo era brillante, erano brillanti le foglie, brillanti le ultime stelle, brillanti persino i cristalli di ghiaccio posati su ogni cosa e anch’io mi sentivo allegra anche se, camminando verso la scuola, il freddo pungente mi faceva rabbrividire, mentre procedevo veloce, stretta nel mio cappotto, con il cappello ben calcato sul capo e le mani intirizzite affondate nelle tasche.

Non mi importa il freddo, non mi importa neppure dover andare a lavorare quando il sole è ancora sotto l’orizzonte, se il cielo è sereno nulla può intaccare il mio buon umore.

Se invece, quando esco di casa, mi immergo nel grigiore mi sembra persino di essere ancora addormentata, arranco verso la scuola, con l’umore rannuvolato come il cielo.

Penso proprio di soffrire di meteoropatia.

alba dopo la pioggia

Un regalo per Natale.

Manca poco meno di un mese a Natale e, a giudicare dalle vetrine dei negozi che cominciano ad accendersi di luci multicolori e dai siti di e-commerce che propongono offerte mirabolanti a raffica, la corsa all’acquisto dei regali è già iniziata, anzi è iniziata praticamente dal momento in cui abbiamo relegato le zucche in soffitta.

Acquistare regali spesso è un problema e non solo per il risvolto di natura squisitamente finanziaria, ma soprattutto perchè la difficoltà sta proprio nello scegliere il regalo “giusto”.

Eppure tutti i dubbi potrebbero essere fugati se ci ricordassimo che esiste un regalo che è sempre gradito ed è il dono di un po’ del nostro tempo.

Dovremmo approfittare del Natale per  trovare il tempo per fare una telefonata a qualche amico che non sentiamo da tempo o per fare visita ad una anziana zia che, a causa del lavoro e della vita di tutti i giorni, abbiamo trascurato, potremmo donare un po’ di tempo ai figli, tempo da trascorrere insieme per fare qualcosa di particolare, per creare un  ricordo che, nel futuro, sarà un ricordo prezioso.

Tutte le volte che qualcuno mi ha donato un po’ del suo tempo mi ha reso felice.

Moggio

Ricorda.

Non esiste mai nessuna giustificazione per la violenza.

Chi, commentando una violenza, ha la tentazione di lasciarsi andare alla più trita e più offensiva della affermazioni: “…in fondo se l’è cercata”, è un violento, perchè la violenza si annida prima di tutto nei pensieri e nelle parole.

Quando cominciamo ad accettare l’idea che la violenza talora sia inevitabile, siamo pronti a commettere gesti violenti.

Il rispetto per l’altro inizia, prima di tutto, nei nostri pensieri e nelle nostre parole.

Cavenago - Scarpe rosse

Roba “da grandi”.

Accompagnare i ragazzi in un viaggio d’istruzione qualche volta è un’esperienza stressante soprattutto perchè, quando il gruppo è numeroso, è facile che si distraggano, chiacchierando tra loro, e perdano l’occasione di godere delle opere d’arte, dei monumenti, dei paesaggi.

Allora ho pensato che sarebbe stato interessante fare un piccolo esperimento e provare ad accompagnare dei gruppetti di quattro o cinque ragazzi a visitare il Museo del ‘900, al pomeriggio dopo la mattinata di scuola, senza alcun vincolo se non la voglia di vedere qualcosa di nuovo in un contesto diverso dalla lezione o dalla gita scolastica.

Così oggi, al suono della campanella, il primo gruppetto si è imbarcato in questa esperienza: siamo andati a Gessate, abbiamo preso la metropolitana e abbiamo raggiunto il museo.

Le ragazze hanno mangiato i loro panini durante il viaggio assaporando, nel contempo, la sensazione di essere autonome, di viaggiare da sole (anche se logicamente non le ho mai perse d’occhio), di guardarsi intorno, osservando gli altri passeggeri (soprattutto i numerosi studenti poco più grandi di loro e che, dal prossimo anno, saranno i loro compagni di scuola).

Poi abbiamo visitato il museo, le ragazze hanno ammirato il “Quarto stato” di Pelizza da Volpedo, hanno osservato con attenzione le opere dei Futuristi, si sono incuriosite al cospetto dei quadri astratti e delle sculture contemporanee (… ma come mi sembravano diverse dalle studentesse che vedo tutti i giorni) e naturalmente si sono scattate un selfie davanti al Duomo sotto un’istallazione di Lucio Fontana.

Poi la giornata “particolare” si è conclusa con una passeggiata in Galleria e lungo il Corso Vittorio Emanuele scintillante di negozi, tra le luci e i suoni della città all’imbrunire.

Nei loro gesti c’era la consapevolezza di essere “grandi”, di fare “roba da grandi”.

Penso sia un’esperienza da ripetere al più presto (logicamente con un altro gruppetto).

Milano - Museo del '900

I ragazzi al centro.

Oggi ho trascorso il pomeriggio impegnata nei colloqui con i genitori che, per motivi legati agli orari di lavoro, non posso incontrare nell’ora di ricevimento alla mattina.

Di solito si tratta di un’esperienza abbastanza frenetica perchè il tempo è poco e le persone da incontrare sono tantissime: i corridoi della scuola sono popolati di genitori in attesa del loro appuntamento che stazionano, purtroppo in piedi, davanti alle porte delle aule chiacchierando tra loro.

Il tempo per ogni colloquio è  breve  ed è indispensabile usarlo bene cercando di mettere a fuoco la situazione dei ragazzi in modo chiaro perchè è evidente, anche se non sempre ce ne ricordiamo, che al centro dei nostri discorsi ci sono i ragazzi con il loro lavoro e il loro futuro.

Non ci pensiamo spesso, ma insegnanti e genitori sono lì  perchè hanno a cuore i ragazzi, sono lì per collaborare, per risolvere problemi e cercare strategie per aiutare i ragazzi a crescere e trovare la loro strada, lavorando insieme.

Dopo diverse ore di colloqui esco che è già buio da un bel pezzo, fa freddo (ma forse è solo la stanchezza), mi stringo nel cappotto e mi avvio verso casa con il cuore leggero: se queste ore sono servite per risolvere qualche situazione difficile o per rassicurare o per trovare una strada o anche solo per conoscerci e per imparare a fidarci l’uno dell’altro, sono state ore spese bene.

Marocco - Attraverso il Medio Atlante

Perchè studiare i “Promessi sposi”?

Perchè studiare Leopardi, Pascoli o Manzoni? Perchè perdere tempo a leggere un’opera d’arte se nella vita dovrò collegare dei cavi, o usare un computer o programmare un automa o progettare un ponte o pilotare un aereo o studiare una nuova acconciatura?

Chissà quanti ragazzi si stanno ponendo queste domande mentre sui banchi di scuola stanno studiando argomenti che ritengono “inutili” per la loro professione futura.

Sabato mattina il padre di uno dei nostri ragazzi ha confessato questi stessi dubbi che anche lui, quando era ragazzo, si è posto senza trovare una risposta convincente: la risposta, ci ha spiegato, gliela avrebbero data gli anni seguenti.

Quello che i ragazzi non capiscono, fino a quando sono ragazzi, è che non si diventa adulti maturi e consapevoli rinunciando alla conoscenza, alla curiosità perchè la letteratura, l’arte, la musica e tutto ciò che nasce dall’ingegno umano contribuisce a fare di noi delle persone a tutto tondo.

E’ indispensabile che i nostri allievi imparino bene l’inglese perchè sicuramente lo useranno in futuro, ma non possono rinunciare alla conoscenza dell’italiano che è una lingua ricca, una lingua non facile, ma che permette di esprimere con grande proprietà idee e pensieri.

“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” affermava il vecchio Cremete (nell’Heautontimorumenos di Terenzio) per giustificare la sua curiosità e per estensione la stessa frase, che suona “sono un uomo e non ritengo a me estraneo nulla di ciò che è umano” può significare che è proprio dell’uomo (in quanto tale) essere aperto ad ogni esperienza, ad ogni conoscenza.

Lecco - luoghi manzoniani

Un difficile dilemma.

La domenica pomeriggio dovrebbe essere dedicata al riposo, alla lettura, ad una passeggiata a coccolarmi un po’, magari standomene raggomitolata sul divano con una tisana profumata e nessun pensiero,

Ma se la settimana di lavoro è stata impegnativa, come l’ultima tutto sommato, alla domenica mi ritrovo con tanto lavoro arretrato e il riposo mi procura solo sensi di colpa.

Mi aggiro per casa, con un umore tendente al nero, incerta se impegnarmi nella stesura definitiva della programmazione coordinata del consiglio di classe o dedicarmi alla pulizia del frigorifero che, temo, rischi a lungo andare di vivere di vita propria.

Dilaniata dal dilemma non so prendere una decisione e poi passo davanti ad una finestra (… e noto, per inciso, che anche i vetri richiederebbero un po’ di olio di gomito) e vedo fuori il sole e il cielo azzurro e le foglie multicolori dell’autunno e mi viene tanta voglia di scappare almeno per mezza giornata alla settimana.

La tentazione è forte e non so resistere, infilo le scarpette da ginnastica ed esco a passeggiare un po’, almeno fino a quando il sole comincerà a scendere sull’orizzonte e la temperatura diventerà più fresca, respiro a pieni polmoni qualche ora di libertà, mi riempio gli occhi di colori e anche il mio umore migliora.

Quando torno a casa sono così contenta che riesco persino a pulire il frigorifero e ad iniziare il lavoro di programmazione.

Cavenago di Brianza - Le foppe

Padri e figli.

Da alcuni anni è consuetudine, nel nostro istituto, invitare i genitori a presentare ai ragazzi di terza il loro lavoro e il loro percorso di studi e di formazione per contribuire, con la loro esperienza, ad arricchire il percorso dell’orientamento, nel momento non facile della scelta della scuola superiore.

Questa mattina si è svolta quindi una lezione un po’ particolare con alcune mamme  e alcuni papà volonterosi impegnati a spiegare ai ragazzi il mondo degli adulti.

Per una volta ho potuto godere di un punto di osservazione inconsueto.

Ho potuto osservare i ragazzi e in particolare i figli degli adulti coinvolti: alcuni cercavano di simulare un eccessivo distacco, altri ascoltavano mamma e papà quasi incantati, quasi trattenendo il respiro, altri sembravano addirittura vedere i propri genitori con occhi nuovi.

I genitori, da parte loro, hanno confessato tutti (o quasi) la loro emozione nel confrontarsi con i figli e con i loro amici e compagni da una vita.

Gli adulti si sono messi in gioco, i ragazzi hanno ascoltato con rispetto e attenzione le loro storie di studenti e di lavoratori improntate a passione, curiosità, sacrifici e soddisfazioni.

Oggi la scuola è stata veramente maestra di vita.

Luci e ombre (Cavenago di Brianza)