Archivio mensile:Dicembre 2017

“La valigia è sul letto….

… quella di un lungo viaggio” cantava con la sua voce un tantino piagnucolosa Julio Iglesias, anche la mia valigia è sul letto, pronta per un viaggio non lunghissimo (in termini di tempo), ma non sto lasciando nessuno, sto partendo … e basta.

Il viaggio (breve) di Capodanno quest’anno mi porta in una meta un po’ insolita, in un paese che non conosco se non attraverso qualche affrettata lettura, una nazione che, per sicurezza, ho dovuto controllare sulla carta geografica: l’Azerbaijan.

Si tratta di una meta che non riesco ad immaginare, non è come la Sicilia o Londra di cui conosciamo, o crediamo di conoscere, tutto, ma proprio per questo motivo che questi luoghi mi incuriosiscono, perchè conservano il gusto della scoperta.

A chi mi chiede un po’ stupito “Perché proprio l’Azerbaijan?”, invariabilmente rispondo “perché c’è)…. a me questo motivo sembra sufficiente per partire.

Marocco - In volo verso casa

Sana e robusta Costituzione.

Qualcuno la definisce “la più bella del mondo”, qualcuno la giudica “vecchia” e per certi versi superata, ma, con i suoi 139 articoli (uniti a 18 disposizioni transitorie e finali),  è comunque la Costituzione della Repubblica Italiana, è la “nostra” Costituzione e oggi compie settant’anni perchè il 27 dicembre 1947 fu promulgata dall’allora Capo provvisorio dello Stato Enrico de Nicola (sarebbe entrata in vigore ufficialmente solo il 1 gennaio 1948).

E’ una matura signora, a mio parere ancora interessante, che molti citano, ma talvolta ho l’impressione che pochi conoscano a fondo.

A me piace pensare ai miei genitori che settant’anni fa erano dei giovani cittadini di una giovanissima Repubblica.

Mia madre aveva poco più di ventun anni, lavorava in un ufficio e per andare a lavorare attraversava ogni giorno la Milano ancora ferita dai bombardamenti, da poco viveva in una casa alla Bovisa dove era andata ad abitare dopo che la sua casa di via Legnano era crollata sotto le bombe dell’agosto del ’43 ed era stata “sfollata”, con tutta la sua famiglia, in una scuola in Brianza.

La immagino attraversare la città, timida, con i vestiti che denunciavano una dignitosa povertà, ma ordinati e puliti, con la borsetta nera stretta tra le mani.

Mio padre aveva ventisette anni, era da pochi mesi tornato dal Sudafrica, era magrissimo e provato nel corpo e nell’anima dalle sofferenze della guerra e della prigionia, aveva ripreso a lavorare nella ditta vicino a Monza dove lavorava da ragazzo, prima che la guerra lo strappasse agli affetti e ad una spensierata giovinezza, lo rivedo deluso, invecchiato anzi tempo, ma forte (perché era un uomo forte) e pronto a rimboccarsi le maniche e a ricominciare a vivere in una Italia che non riconosceva più.

Non so se allora avessero capito l’importanza del momento storico, ma so che la loro vita seguente è sempre stata improntata, forse  inconsapevolmente, ai valori che hanno ispirato i Padri Costituenti.

Di questo e di quello che mi hanno insegnato vado giustamente orgogliosa.

Milano 13 febbraio 2011

Citylife.

Il giorno di Natale, nel pomeriggio, abbiamo l’abitudine di fare un giro a Milano per passare qualche ora con gli zii, a cui sono affezionatissima, e per immergerci un po’ nel clima festoso della città che, dopo il pranzo natalizio, si anima in modo particolare, con la gente che passeggia, per un giorno a passo lento, in Piazza del Duomo o lungo i Navigli o tra i grattacieli di Porta Nuova.

Quest’anno abbiamo scelto una metà un po’ meno tradizionale e siamo andati a dare un’occhiata a Citylife, l’area che sorge sullo spazio un tempo occupato dalle strutture della Fiera Campionaria, dove a fianco della Torre Isozaki è stato quasi completato l’avveniristico grattacielo progettato da  Zaha Hadid che si innalza con una elegante linea a spirale.

Lo spazio molto vasto è un po’ meno animato degli altri luoghi deputati ai quattro passi pomeridiani, ma è molto elegante e ordinato e, quando tutte le strutture saranno completate, diventerà sicuramente un polo di attrazione per i turisti e i Milanesi.

Per ora sembra di passeggiare in un “rendering”, lustro, pulito, ma un po’ freddo.

Milano - Citylife Natale 2017

Sembra un presepe.

Talvolta, quando ci troviamo ad ammirare qualche paesetto arroccato sul fianco di una collina, la frase che ci viene in mente è “sembra un presepe” e con queste parole forse vogliamo dire che il paesaggio che sfioriamo con lo sguardo ci dona un senso di pace e di gioia e fa affiorare in noi il ricordo dei presepi dell’infanzia, ingenui e poetici, con le palme e le montagne di cartapesta e i pastori in attesa e le casupole sullo sfondo.

Ma il presepe non è solo poesia, il presepe è il ricordo di una notte lontana, di una donna sofferente, di una famiglia che non trova posto per passare la notte se non in uno squallido abituro, della “Luce del mondo” che sceglie, per manifestarsi, di illuminare la notte più buia.

Ci intenerisce il presepe, ma la tenerezza non dovrebbe mai farci dimenticare il significato profondo di quella notte.

Ragusa Ibla (Sicilia)

Approfittando del sole.

Dopo pranzo decidiamo di fare quattro passi approfittando del sole tiepido e la meta non può essere che lo stagno delle Foppe che il freddo di questi giorni ha coperto di una crosta sottile di ghiaccio.

E’ sempre divertente passeggiare lungo lo specchio d’acqua e spingersi fino alla piccola struttura costruita per permettere l’osservazione della fauna.

In un angolo, tra le canne, zampetta una coppia, molto dignitosa, di germani reali: lei, con il suo piumaggio sobrio e un po’ dimesso, si gode il sole con le zampe a mollo in una pozza d’acqua, mentre il maschio, orgoglioso della sua livrea lucida e multicolore, si erge immobile e vanitoso, con le zampe posate arditamente sul ghiaccio.

Stiamo lì un po’ ad osservarli, poi il sole scivola lentamente dietro gli alberi e l’aria è percorsa da un brivido.

E’ ora di tornare a casa.

Cavenago di Brianza - Foppe - Dicembre 2017

Vacanze di Natale.

Sembra il titolo di un “cinepanettone”, ma in realtà si tratta della condizione in cui mi trovo da oggi pomeriggio quando, tra alte grida di giubilo, è suonata l’ultima campanella dell’anno.

I ragazzi sono usciti dall’aula vocianti e allegri per le due settimane (giorno più giorno meno) di riposo che ci attendono e anch’io, pur cercando di mantenere un contegno serio e dignitoso, avevo voglia di saltellare per la gioia.

Ora mi attendono giorni in cui coltivare gli affetti, curare la casa, cucinare il mitico cappone ripieno natalizio, oziare un po’, mangiare un po’ troppo, mi attendono un viaggio per Capodanno e il tradizionale giro a Milano nel pomeriggio di Natale, con una fetta di panettone artigianale e un buon calice di spumante a casa degli zii.

Non so se in questi giorni riuscirò veramente a riposare, ma penso che avrò modo di dedicarmi un po’ a me stessa e la prospettiva è decisamente piacevole.

Ornago

Code e capricci.

Le code alla cassa dei vari supermercati sono sempre piuttosto estenuanti soprattutto perchè un’astuta strategia di marketing mette a disposizione dei piccoli, obbligati ad attendere che i genitori abbiano espletato tutte le formalità degli acquisti, caramelle invitanti, ovetti con sorpresa, dolci multicolori dalle forme improbabili.

Davanti a me una mamma tenta di disporre gli acquisti sul nastro e, contemporaneamente, di riempire le borse, mentre il bimbo, lasciato momentaneamente a se stesso, afferra un ovetto, lo scarta abilmente, lo spezza per trovare la sorpresa, mentre il cioccolato gli impiastriccia le mani e i vestiti.

Quando la mamma, dopo aver pagato il conto, finalmente si rivolge al bambino non può che inorridire, ma ormai la frittata è fatta: il bimbo è impegnato nel tentativo di ottenere l’ambita sorpresina e, per meglio operare, si passa le mani sporche sul viso, sui vestiti, su tutto ciò che lo circonda.

A questo punto la povera donna, provata dalla vista della prole ridotta in uno stato pietoso, non può che riaprire il conto per pagare anche l’acquisto del piccolo che, intanto, allunga la mano verso l’espositore per appropriarsi di qualche altra preda.

La mamma lo afferra con destrezza il che non può evitare che il piccolo si produca in un pianto dirotto rotolandosi sul pavimento fino a quando l’estenuata genitrice non lo trascina via disperato (… e disperata).

Se a questo si aggiungono gli scaffali strapieni di giocattoli si può comprendere come lo shopping nel periodo natalizio sia, per una mamma, un’impresa quasi titanica.

Milano - colori del mercato

Un freddo dicembre.

Gli ultimi anni ci hanno abituato ad inverni tutto  sommato miti e così il gelo di questi giorni mi ha sorpreso in modo abbastanza spiacevole.

Alla mattina, quando cammino frettolosa e freddolosa verso la scuola, il prato ancora verde luccica di mille aghi di ghiaccio e non posso fare a meno di rabbrividire, stretta nel cappotto, col cappello ben calcato in testa e le mani affondate nelle tasche.

E’ un freddo che mi entra fin nell’anima e che non mi lascia neppure quando il sole  illumina la via del ritorno e che si acuisce quando, nel pomeriggio, le ombre si allungano e il sole tramonta veloce all’orizzonte.

Ma forse non è solo il freddo dell’aria che mi colpisce, forse si tratta di un gelo che ho ancora dentro di me, il gelo del vuoto e dell’abbandono che, proprio nel mese di dicembre, sento più rigido perchè si avvicina il Natale e si stringe il cerchio degli affetti e le sedie vuote sembrano ancora più vuote e i silenzi sono più profondi.

Terme di Krka

Il suono di una fisarmonica.

Mi piace il suono della fisarmonica, è gioioso e malinconico al tempo stesso, ha risonanze antiche, ma anche fresche e vivaci, ha un sentore di festa, di danze in una notte d’estate su un’aia, di svago dopo una giornata di lavoro.

C’è sempre una fisarmonica che accompagna il coro che, ogni anno, rallegra le nonne e i nonni della casa di riposo quando si avvicina il Natale.

Le canzoni sono quelle della loro giovinezza, melodie antiche che riaffiorano nei loro ricordi spezzettati mentre canticchiano le parole che sembrano venire da un tempo lontano, la musica strappa loro dei sorrisi beati, gli occhi sembrano perdersi nei ricordi che la musica e le parole evocano con vivace chiarezza.

E’ bello sentir le nonne cantare, è bello vederle sorridere e seguire con le mani e con gli occhi la danza della fisarmonica e bello pensare che la musica abbia il potere di riportarle al passato, alla giovinezza, ad una lunga vita di affetti e di gioie nella quale si ritrovano, come per magia, finché la musica si spande nell’aria.

Alle coriste e alla suonatrice va il loro ringraziamento e il nostro.

Cavenagodi Brianza -Fisarmonica

Tombola.

E’ un gioco semplice la tombola: bastano un cartellone, i numeretti (possibilmente 90), le cartelle, qualcosa per segnare i numeri estratti e un gruppo sufficientemente numeroso di umani di età variabile.

Proprio perchè è un gioco che richiede un numero di partecipanti abbastanza numeroso è il passatempo più indicato per tutte le feste del periodo natalizio che tendono a raggruppare nello stesso luogo tante persone.

Ieri a scuola, subito dopo lo spettacolo musicale, c’è stata la tradizionale tombolata alla quale hanno partecipato con entusiasmo i ragazzi, i genitori, i nonni e tutti gli adulti presenti a vario titolo in palestra.

Era divertente vedere i ragazzi chiamare a gran voce i numeri mancanti quasi a voler piegare, con i loro schiamazzi, la sorte.

Poi nel pomeriggio sono andata alla casa di riposo dove, prima della festosa cena natalizia, si è svolta la “Grande Tombolata” con la partecipazione entusiasta (proprio come quella dei ragazzi alla mattina) di tutti i nonni impegnati a captare, nella confusione, la voci degli animatori che scandivano i numeri.

Decisamente tra Natale e Capodanno si rischia un’overdose di tombole, numeri, regali, ricchi premi e cotillon.

Ma soprattutto, attraverso il gioco semplice e poco impegnativo, si recupera la quieta gioia di stare insieme, di fare festa, di sentirsi vicini vicini.

Natale