Provo una discreta ammirazione, mista ad una punta di invidia, per le persone che hanno un’opinione su tutto, che hanno solo certezze, che, di qualsiasi argomento si discuta, sanno tutto ciò che è necessario conoscere.

Dalla pandemia, alle elezioni americane, dal covid19 che non c’é, alle mascherine che fanno male, ai termometri ad infrarossi che bruciano i neuroni (ad averceli) dissertano su tutto, su tutto hanno un parere e ti guardano con quella sottile aria di commiserazione di chi la sa lunga e si imbatte in un povero ignorante, di chi ha accesso a fonti segretissime per pochi eletti.

Io per carattere e per formazione di solito ho poche certezze, che ci volete fare mi hanno imbottito la testa per anni con il socratico “so di non sapere” e quando mi trovo davanti ad un problema cerco di informarmi, di risalire alle fonti (sforzandomi di reperire le più autorevoli), di leggere i documenti, di partire dai dati ufficiali e poi, di solito, alla fine mi resta in testa il germe del dubbio che mi spinge a mantenere la mente aperta alla possibilità anche di cambiare opinione.

“So di non sapere”, mi rendo conto, può sembrare una dichiarazione di ignoranza, una giustificazione, invece io preferisco interpretare la frase come un punto di partenza su cui costruire una conoscenza dei problemi sempre più approfondita.

Conoscere è come salire una scala impervia, ogni gradino può costare fatica, ma avvicina sempre più alla meta.