Archivio mensile:Ottobre 2020

Quel senso di precarietà.

Qualche giorno fa ho portato l’olio usato e qualche rottame all’isola ecologica e ho consegnato degli audiolibri in biblioteca, invece ieri sono andata dal parrucchiere per un taglio della chioma “da viaggio” (capello corto, facile da gestire), poi ho fatto una visita al cimitero e ho portato dei fiori nuovi ai miei cari, ho portato un po’ di indumenti in tintoria, sono passata in banca per sistemare un problemino relativo al bancomat e ho ordinato alcuni prodotti in erboristeria e, alla fine della giornata, mi sono resa conto che tutte le mie commissioni erano dettate da un unico pensiero: “non si sa mai”.

Sì perché mi sono resa conto di aver dentro un vago senso di precarietà, di essere in attesa di un cambiamento della situazione che potrebbe avvenire in tempi molto brevi, mi sono resa conto che il “lockdown” (ma che brutta espressione) potrebbe essere imminente e non vorrei trovarmi impreparata come invece era successo a marzo quando mi sono ritrovata chiusa in casa con un sacco di cose da sistemare.

Inutile dire che questa incertezza mi mette a disagio soprattutto perché sono abituata a programmare le mie giornate con largo anticipo, e forse è proprio questo non avere certezze la sensazione che mi disturba di più.

Cavenago di Brianza

L’Isola dei Pescatori.

L’Isola dei Pescatori ( detta anche Isola Superiore, vista la sua posizione a settentrione rispetto alle altre) è la più piccola tra le isole che si specchiano nel Lago Maggiore e forse è la meno celebre, ma ha un fascino particolare.

L’isola, di forma allungata, è quasi interamente occupata da un piccolo borgo attraversato da una strada principale da cui si diramano le viuzze e le scale trasversali che portano alle rive del lago, più o meno al centro si apre una piazzetta su cui si affaccia la chiesa.

Si tratta di un piccolo borgo che offre ristoranti, negozi di souvenir e un mercatino, ma ha ancora l’aspetto dei paesini di pescatori, con le case a due piani che mostrano ancora dai balconi le reti da pesca, stese ad asciugare.

Verso settentrione la via conduce ad un piccolo parco, proprio sulla punta dell’isola, dove ci si può sedere tranquillamente su una panchina ad osservare il lago e i battelli che lo percorrono pigramente in lungo e in largo.

L’Isola dei Pescatori offre tranquillità, un panorama stupendo e il gusto semplice di un piccolo mondo antico.

Lago Maggiore - Piroscafo Piemonte - Isola dei Pescatori

Foliage.

E’ un vezzo (o malvezzo) tutto italiano quello di usare termini importati da altre lingue, soprattutto l’inglese, per definire oggetti, situazioni, sentimenti che potrebbero essere definiti in modo altrettanto pregnante nel nostro idioma, ma ormai ci capita ogni giorno di imbatterci in questo curioso fenomeno e spesso cadono in tentazione anche le persone più insospettabili.

E così le foglie che si vestono dei colori autunnali sono diventate il “foliage” che, anche se spesso viene pronunciato alla francese, in realtà è un termine inglese in uso fin dal dodicesimo secolo su imitazione del francese ” feuillage“, che indica il fogliame in generale, ma nella nostra lingua sta ad indicare i colori dell’autunno.

Comunque lo si voglia chiamare lo spettacolo delle foglie che in autunno si accendono di centinaia di sfumature è sempre emozionante perché con la sua vivacità dà gioia, ma allo stesso tempo, a ben guardare, ci parla del tempo che scorre, degli alberi che presto resteranno spogli per poi coprirsi di nuovo di gemme e di fiori e di foglie in primavera.

Ma calpestando le foglie secche che crepitano sotto i piedi abbiamo di colpo la consapevolezza che la primavera è lontana.

Cavenago di Brianza - Foliage

Atmosfere del passato.

Viaggiare a bordo di un treno a vapore, in una carrozza “cento porte” dai sedili di legno è già un’esperienza molto particolare, ma se alla fine dal viaggio in treno si raggiungono le sponde del Lago Maggiore e ad attenderti c’è un piroscafo del 1904 l’impressione di scivolare nel passato è concreta.

Il piroscafo è bellissimo e sembra uscito da poco dai cantieri navali, all’interno è tutto uno scintillare di ottoni, un’eleganza di legno tirato a lucido e di vetri serigrafati che riportano ad un’epoca passata, un’epoca in cui spesso alla funzionalità si univa la bellezza.

Seduta sul ponte osservo, come in un film, le rive del lago che scorrono davanti ai miei occhi e mi offrono Santa Caterina del Sasso e gli eleganti alberghi di Stresa e le sagome dell’Isola Bella con i suoi pinnacoli e della più tranquilla Isola dei Pescatori con il suo paesaggio più “normale”, ma ugualmente affascinante.

Non è facile, in questa giornata d’autunno, sotto un cielo grigio e davanti a questo paesaggio illuminato dai mille colori degli alberi, scrollarsi di dosso l’impressione di essere viaggiatori del tempo.

Lago Maggiore - Piroscafo Piemonte - Isola dei Pescatori

Un po’ di ossigeno.

Il respiro non manca solo per colpa del virus, il respiro manca anche per colpa dell’ansia, del senso di frustrazione, dell’impossibilità di vedere una via d’uscita da questa situazione.

E allora bisogna cercare i modi per respirare un po’ di ossigeno pur salvaguardando la sicurezza, pur rispettando le regole, perché purtroppo non conta solo la salute del corpo, ma anche quella della mente e dello spirito.

Ieri ho respirato una boccata di ossigeno cercando di farlo in assoluta sicurezza (pur essendo consapevole che il rischio “zero” non esiste) e mi sono concessa una gita sul Lago Maggiore con un treno a vapore e poi un giro tra le isole con un piroscafo stupendo (il tutto organizzato in modo impeccabile, come sempre del resto, da F.T.I. Ferrovie Turistiche Italiane).

Ho viaggiato in metropolitana verso la Stazione Centrale in un vagone quasi vuoto, sul treno è stato possibile stare ben distanziati (… e comunque non ho mai abbassato la mascherina), sul piroscafo ho viaggiato quasi esclusivamente all’aperto così come ho pranzato in un ristorante che aveva i tavolini disposti nella piazzetta, ho igienizzato spesso le mani, ho mantenuto le distanze, ho tenuto la mascherina per tutto il giorno, ma mi sono concessa un po’ di bellezza, mi sono concessa qualche ora di svago, qualche ora senza pensieri tristi, qualche ora di serenità.

Sono convinta che la serenità, la gioia, la bellezza in questo momento particolare siano indispensabili come la salute del corpo.

Lago Maggiore - Piroscafo Piemonte - Isola Bella

… e invece era una maratona.

Ci siamo illusi durante l’estate. quando i numeri erano vicini allo zero (ma non erano pari a zero) che la pandemia fosse finita, che ciò che avevamo vissuto durante i mesi di marzo e aprile fosse stata una corsa veloce, che il virus fosse “morto” e sepolto.

E invece probabilmente si trattava di una maratona, una corsa lunga ed estenuante, una gara che richiede allenamento e determinazione e forse questo allenamento ci manca e ci è mancata la determinazione.

Ora diventa indispensabile armarsi di santa pazienza, continuare a mettere in pratica le regole su mascherina, distanziamento e igienizzazione (in verità personalmente non ho mai smesso di farlo neppure quando “sembrava” che si potesse stare un po’ più tranquilli) e cercare di vivere una vita “normale” con attenzione e rispettando le limitazioni che ci vengono imposte.

Nessuno di noi vuole tornare a chiudersi in casa e a cantare sui balconi (anche perché comincia a far freddo e sui balconi non si sta bene), ma bisogna mettersi in condizione di evitare il più possibile il contagio senza inutili ottimismi, ma anche senza rischiare di cadere in depressione.

Abbiamo bisogno più che mai di equilibrio, di tranquillità, di consapevolezza e responsabilità e di tanta resistenza.

Cavenago di Brianza - Dal balcone

La mano di Dio.

In molti mosaici che istoriano le pareti delle basiliche di Ravenna spesso il Padre è rappresentato semplicemente con una mano, una mano che sbuca dalle nuvole, in mezzo al cielo, una mano che indica, che rappresenta un gesto di amore universale, una mano che ci racconta come, per gli artisti del mosaico, la presenza di Dio fosse qualcosa di molto concreto, quasi fisico.

Nell’antichità, nel mondo ebraico e paleocristiano e anche nel primo Medioevo, era considerato inaccettabile rappresentare Dio a figura intera e per questo motivo la mano, che compare nei mosaici, ha un valore iconografico importante perché rappresenta una Presenza reale nella storia degli uomini.

Mi piace quella mano perché mi sembra protettiva, rassicurante e veramente presente.

Ravenna - San Vitale

L’oro di Ravenna

Ravenna è una città antica, è una città ricca di monumenti di mattoni rossi, avvolta da un cielo luminoso che riflette all’orizzonte la luce del mare, una città di biciclette e passeggio, una città di pini marittimi.

I grandi edifici di mattoni sorgono all’improvviso, severi e imponenti, ma basta varcarne la soglia per essere immersi in un mondo di colori e di oro.

I mosaici di Ravenna sono lì, splendidi e splendenti, accesi dalla luce del sole che filtra dalle grandi finestre, belli da togliere il fiato, sono una narrazione, una catechesi, una storia da decifrare interpretandone anche i simboli più minuti, apparentemente più insignificanti.

Mi colpiscono i Re Magi di Sant’Apollinare Nuovo, il cielo stellato del Mausoleo di Galla Placidia, i cortei, posti uno di fronte all’altro, di Giustiniano e Teodora che istoriano le pareti di San Vitale, la pianura ricca di fiori, pietre e uccelli dell’abside di Sant’Apollinare in Classe.

I mosaici riescono a rendere anche i sentimenti e le espressioni dei volti: penso alla storia di Abramo in San Vitale con il timido sorriso di Sara, la pacatezza di Isacco e lo splendido piccolo ariete che attira l’attenzione di Abramo, già intento al sacrificio del figlio, addentandone un lembo della veste.

Ci si perde davanti ai mosaici, al loro splendore accentuato dal diverso orientamento delle tessere che riflettono in modo diverso la luce del sole a seconda delle ore del giorno, ci si perde davanti alle figure solenni di santi e imperatori.

Ravenna è uno scrigno prezioso da dove attingere bellezza a piene mani.

Ravenna - San Vitale

Ostuni: una porta sull’infinito

E’ bellissima Ostuni, tutta bianca sulla cima di un colle, con il mare e gli ulivi a farle da cornice, con i balconi fioriti, punti di colore nel bianco che abbaglia, con le stradine e le scale e gli archi che, all’improvviso, rivelano scorci di incredibile grazia.

E poi si arriva in alto da dove si vede il mare e la distesa degli uliveti e proprio lì, nel muro bianchissimo c’è una porta che ha i colori dell’acqua e degli alberi, una porta chiusa che lascia immaginare al di là “i sovrumani spazi e i sovrumani silenzi” di leopardiana memoria, una porta che sembra quasi segnare il punto di passaggio tra questo mondo e un altro mondo fatto di luce e di colore e di pace.

Sarebbe bello fermarsi qui a pensare, a immaginare se non fosse per le decine di visitatori che davanti all’incanto di quella porta non riescono a pensare ad altro che scattarsi un selfie.

Ostuni

La cartapesta di Lecce.

Quando si pensa a Lecce non si può non pensare alle grandi chiese, agli eleganti palazzi che hanno reso la città una capitale indiscussa del barocco, uno stile che, in queste terre, ha raggiunto vette altissime di raffinata maestria.

Lecce ha il colore della pietra, che scivola dal bianco al dorato a seconda dell’ora del giorno e del colore del cielo, Lecce ha le forme del barocco che esplode in città, su imitazione dello stile plateresco di origine iberica, a partire dalla seconda metà del ‘500 anche grazie alla “pietra leccese” , un materiale calcareo dai colori caldi e dalla facilità di lavorazione di cui il Salento è ricco.

Eppure, accanto alla perizia degli scalpellini, a Lecce prospera un’altra forma di artigianato, quella degli scultori in cartapesta, un’arte solo apparentemente povera, ma ricca di storia, di tradizioni e di bellezza.

Nella Basilica di Santa Croce, tra le grandi cappelle decorate riccamente, fa bella mostra di sé una splendida statua della Vergine realizzata completamente in cartapesta.

E nelle viuzze del centro storico si aprono piccole botteghe che sono veri e propri antri del tesoro dove si possono trovare natività e statuine del presepe realizzate con questa tecnica antica e dove si possono incontrare gli artigiani disposti a raccontare con orgoglio la propria arte e la storia della loro bottega.

E così nella mia valigia ha trovato posto anche una splendida rappresentazione della Sacra Famiglia… naturalmente in cartapesta.

Lecce