Archivi giornalieri: 20 Novembre 2007

Aprire gli occhi.

C’è stupore e preoccupazione per l’allarme lanciato dal ministro Amato nei giorni scorsi, ma chi, come me, lavora quotidianamente a contato con i preadolescenti, ha smesso di stupirsi anche se continua a preoccuparsi.

Tempo fa, in un post abbastanza recente, ho attirato l’attenzione sul un libro, per certi versi sconvolgente, che descrive dal di dentro il mondo dei dodicenni, del quale l’autrice, attingendo ai forum, alle chat e ai blog restituisce un’immagine inquietante.

Non è il caso, come si è fatto di recente, di demonizzare la rete, internet è solo un mezzo per far emergere un disagio che esisterebbe comunque: i nostri ragazzi sono soli, spesso in balia di se stessi, purtroppo senza regole, perché succede che il mondo adulto, impreparato ad affrontare il problema, abdichi al dovere di educare, i nostri ragazzi sono bombardati da falsi modelli, da proposte di stili di vita estremi, dove conta l’apparire, dove il successo è legato alla bellezza, alla ricchezza, dove chi grida di più ha ragione.

Spesso si sentono inadeguati ad affrontare il mondo artificiale che è loro proposto e allora c’è lo sballo, c’è il sesso, ci sono i disturbi alimentari, c’è la violenza: è un continuo tentativo di spostare in là il limite, di abbattere ogni tabù, di affermare la propria esistenza, non importa come.

E’ indispensabile rimboccarsi le maniche e ricominciare a dialogare con questi ragazzi, non per giudicare, ma per capire, non per costringere, ma per guidare, prima di tutto con l’esempio di una vita ancorata a quei valori di cui ci riempiamo la bocca, ma che spesso non condividiamo.

I ragazzi sono lì, vedono l’incoerenza, la giudicano e si comportano di conseguenza.

Sognare ad occhi aperti.

Ogni tanto mi piace sognare e in cima alle mie fantasie oniriche ci sono due oscuri oggetti del desiderio, solo apparentemente modesti, due monolocali o (volendo esagerare) due bilocali, non necessariamente vasti, non necessariamente lussuosi, ma dalla collocazione assolutamente affascinante.

Il primo, alla faccia dell’I.C.I. e delle rendite catastali, si trova a Venezia, possibilmente a Castello o nel Ghetto, si affaccia su un canale laterale, dalle finestre aperte, nella bella stagione, entra il caratteristico odore della città e la luce, riflessa dal movimento dell’acqua, disegna arabeschi sulle pareti.

Non intendo abitare a Venezia, probabilmente, ma mi intriga l’idea di arrivarci, di tanto in tanto, di aprire una porta che si spalanca su uno spazio mio, di assaporare il gusto di vivere in questa città unica al mondo, non come ospite di un week end, perché Venezia è bella con il sole e con la pioggia, ma è assolutamente eccezionale con l’acqua alta o quando si leva la nebbia leggera che avvolge le antiche architetture.

L’altro sogno, squisitamente immobiliare, è una mansarda a Parigi, con una finestre aperta sui tetti come quella da dove il topolino Remy, il piccolo protagonista di Ratatuille, contempla, acquattato nel suo guantone da forno, il panorama della città illuminata.

Sogno troppo in grande?

Probabilmente sì, ma se quando si sogna non ci si abbandona alla fantasia, che gusto c’è?

Venezia Rio secondario