C’è stupore e preoccupazione per l’allarme lanciato dal ministro Amato nei giorni scorsi, ma chi, come me, lavora quotidianamente a contato con i preadolescenti, ha smesso di stupirsi anche se continua a preoccuparsi.
Tempo fa, in un post abbastanza recente, ho attirato l’attenzione sul un libro, per certi versi sconvolgente, che descrive dal di dentro il mondo dei dodicenni, del quale l’autrice, attingendo ai forum, alle chat e ai blog restituisce un’immagine inquietante.
Non è il caso, come si è fatto di recente, di demonizzare la rete, internet è solo un mezzo per far emergere un disagio che esisterebbe comunque: i nostri ragazzi sono soli, spesso in balia di se stessi, purtroppo senza regole, perché succede che il mondo adulto, impreparato ad affrontare il problema, abdichi al dovere di educare, i nostri ragazzi sono bombardati da falsi modelli, da proposte di stili di vita estremi, dove conta l’apparire, dove il successo è legato alla bellezza, alla ricchezza, dove chi grida di più ha ragione.
Spesso si sentono inadeguati ad affrontare il mondo artificiale che è loro proposto e allora c’è lo sballo, c’è il sesso, ci sono i disturbi alimentari, c’è la violenza: è un continuo tentativo di spostare in là il limite, di abbattere ogni tabù, di affermare la propria esistenza, non importa come.
E’ indispensabile rimboccarsi le maniche e ricominciare a dialogare con questi ragazzi, non per giudicare, ma per capire, non per costringere, ma per guidare, prima di tutto con l’esempio di una vita ancorata a quei valori di cui ci riempiamo la bocca, ma che spesso non condividiamo.
I ragazzi sono lì, vedono l’incoerenza, la giudicano e si comportano di conseguenza.