Archivi giornalieri: 23 Novembre 2007

Ricordi in bianco e nero.

In bianco e nero sono le mie vecchie fotografie, in bianco e nero erano le trasmissioni televisive e mi rendo conto che la mia memoria è in bianco e nero e mi stupisco di quanto mi sembri naturale l’assenza del colore.

Sfoglio l’album di matrimonio dei miei genitori, un matrimonio del dopoguerra, povero ma dignitoso: vedo mio padre, reduce dalla prigionia in Sud Africa, magrissimo, ancora più filiforme nel suo vestito scuro, mia madre con un tailleur grigio, un velo di pizzo bianco sul capo, gli occhi vivacissimi modestamente abbassati sui fiorellini bianchi che stringe nelle mani: sono giovani e belli, un po’ impacciati, stretti in mezzo ad un nugolo di parenti, buffi nei loro vestiti eleganti.

La mia nonna è un po’ defilata, tiene la schiena dritta che la fa sembrare più alta di quanto non fosse in realtà, sui capelli bianchissimi, raccolti in una crocchia voluminosa, inalbera un vezzoso cappellino con tanto di veletta che scende sugli occhi cerulei: non si vede il colore, ma si intuisce che sono chiarissimi e luminosi.

Nella grande scatola di cartone raccolgo altre fotografie alla rinfusa, dovrei trovare il tempo di riordinarle, osservo le foto della mia infanzia: ne amo una in particolare, scattata più di cinquantanni fa in una vecchia casa di ringhiera in via Paolo Sarpi a Milano (oggi in piena Chinatown).

Allora non ero solo una figlia unica, ma anche una nipotina unica, coccolata e viziata (per quanto potevo esserlo nella sobria austerità della mia famiglia, che sfiorava la povertà) amatissima dalle nonne e dai fratelli dei miei genitori, l’immagine mi ritrae mentre guardo curiosa la macchina fotografica e stringo tra le braccia una bambola con la quale ho trascorso tanta parte dell’infanzia.

Non ricordo il colore della mia casa o del mio vestitino, ricordo però benissimo la bambola vestita di giallo, con degli splendidi occhi verdi, stranamente nei miei ricordi solo i giocattoli sono a colori.

Mi piace perdermi nei meandri della memoria, mi piace immergermi in quella realtà che ormai, anche per me, ha il sapore di qualcosa di remoto.

io