Archivio mensile:Luglio 2010

I tagli dolorosi.

I tagli sulla spesa sono sempre dolorosi e ciascuno di noi vorrebbe veder “razionalizzare” le spese che meno lo riguardano, è normale ed è fin troppo evidente, ma esistono tagli che incidono in modo più deciso sul sistema sociale: mi riferisco alla scuola, alla sanità, all’aiuto ai disabili.

Ciascuno di noi, con il buon senso del padre di famiglia, avrebbe tutta una serie di suggerimenti e penso che tutti vedrebbero positivamente una cura dimagrante sostanziale al numero dei parlamentari, ai loro emolumenti, alle province, alle spese della politica in genere.

Tra i tagli più difficili da accettare c’è quello al numero verde che, negli ultimi dieci anni, ha permesso di salvare dal marciapiede migliaia di donne.

In momenti di ristrettezze economiche è sempre saggio eliminare le spese superflue, ma siamo sicuri che questa sia una spesa superflua?

Propaganda.

Su Rai3 stanno trasmettendo un programma di storia (si sa che è un mio pallino) che racconta le campagne elettorali degli anni sessanta e il rapporto dei partiti con il mezzo televisivo.

Avevo quasi dimenticato le “tribune elettorali” di quegli anni, con Ugo Zatterin arbitro inflessibile e rigorosamente imparziale, i politici con il vestito buono, la cravatta elegante, i toni fermi e pacati, l’incredibile abilità retorica, il linguaggio appropriato ed i giornalisti agguerriti e mai condiscendenti.

Avevo dimenticato le imitazioni di Alighiero Noschese, le prime prove tecnica di satira politica, una satira pungente, irriverente, capace di menare fendenti in ogni direzione senza riguardi particolari per questo o quel potente di turno.

Avevo dimenticato anche i manifesti con slogan semplici, ma diretti, con pochi faccioni sorridenti, ma, tutto sommato, con delle idee, dei progetti.

Avevo dimenticato una propaganda politica forse un po’ ingessata, ma rispettosa dell’elettore.

Il medioevo futuro.

Ho letto, con un po’ di perplessità e qualche apprensione, la notizia relativa alla creazione di un gruppo di “templari” (così li definisce l’articolo)
custodi delle chiavi in grado di far ripartire internet in caso di attacco (presumo catastrofico).

Anche se lo scenario ha tutta l’apparenza di un fortunato romanzo di Dan Brown non mi preoccupa tanto il fatto che si sia sentita la necessità di creare un simile strumento, quanto la pubblicazione dei nomi dei “custodi”.

Penso che, in questo caso, sarebbe stata opportuna un po’ di discrezione.

Statisticamente.

Non capisco come mai, quando cammino in montagna, ho l’impressione che le salite siano statisticamente più delle discese, sarà per colpa della fatica, sarà perchè, quando si vede il rifugio, la meta agognata, sembra sempre alla stessa distanza.

Scherzi a parte la salita ha un valore pedagogico, ti insegna a misurarti con te stesso, ti insegna a non sopravvalutare le tue forze, ti fa sentire piccolo piccolo, quasi insignificante, di fronte alla montagna e questo fatto, indubbiamente, ti obbliga a rivalutare te stesso e le tue priorità.

E poi, quando stai salendo e sei stanco e sudato e ti chiedi chi te l’ha fatto fare di metterti in cammino, ti volti per un attimo e vedi la strada che hai già percorso e la vallata laggiù e, all’improvviso, capisci perchè vale la pena di salire.

Per questo mi piace la montagna, perchè non ti permette di barare, neanche con te stesso.

Verso il rifugio Santa Rita

Invisibilità.

Rientro a casa, con due borse pesanti, non ho mani sufficienti per cercare le chiavi nella borsa, ma davanti a me cammina una signora che entra nell’androne, si gira, non può non vedermi, ma praticamente mi sbatte la porta in faccia.

Attraverso la strada, logicamente sulle strisce, una vettura spunta all’orizzonte e accelera sfiorandomi.

Sono in coda, un signore dall’aria elegante entra nel negozio e, con aria indifferente, mi sorpassa e acquista il giornale prima di me.

O siamo diventati incivili o io sono diventata invisibile.

Le torri no.

Secondo il parere del vulcanologo Boschi il passaggio frequente del filobus nel centro di Bologna potrebbe provocare il crollo delle torri che sono il simbolo della città e la testimonianza della sua storia.

Non sono in grado di valutare se i timori dello studioso siano fondati o no, tuttavia credo che siano degni di attenzione, se non altro perchè sarebbe imperdonabile mettere a rischio dei monumenti così preziosi e fragili.

In fondo vorrei ricordare che, tanto tempo fa, quanto ci si rese conto che le vibrazioni prodotte dalla metropolitana avrebbero potuto danneggiare la cattedrale di Milano si provvide a eliminare il traffico veicolare e a rallentare la corsa del mezzo sotterraneo tra le fermate di San Babila e Duomo.

Oggi forse non ce lo ricordiamo più, ma i vecchi milanesi, quando il treno rallenta improvvisamente, rivolgono un pensiero alla mole della splendida chiesa per rispetto della quale anche una città frenetica e apparentemente indifferente come Milano ha imparato ad andare un po’ più lentamente.

Bologna

I diavoli di Zonderwater.

Sto leggendo “I diavoli di Zonderwater” di Carlo Annese, la storia del campo dove furono internati, negli anni dal 1941 al 1947, quasi centomila soldati italiani.

Si tratta di una storia quasi sconosciuta, introvabile nei nostri libri di testo, ma per me ha un valore particolare: mio padre fu uno di quei soldati, catturato ventunenne in Libia, visse per quasi tre anni nel campo prima di uscire a lavorare in una fattoria.

Leggendo il libro ritrovo echi dei suoi racconti, delle sue descrizioni della vita quotidiana del campo, dei sentimenti di un uomo giovane lontano dagli affetti familiari, dalla sua Milano.

C’erano delle comprensibili reticenze nei racconti di mio padre, era un uomo che aveva un grande pudore e una delicata riservatezza.

Ritrovo il calcio, lo sport come occasione di riscatto, anche mio padre faceva parte di una squadra, ma si ruppe una gamba in un incidente di gioco e questo gli impedì di dedicarsi alla sua passione, allora, per ingannare il tempo della forzata inattività, cominciò a studiare la grammatica inglese e questo gli permise, una volta tornato in patria, di sfruttare anche in campo professionale questa competenza.

Mi piace questo libro perchè mi sembra, leggendolo, di rivedere mio padre giovane.

Temporali d’estate.

L’unico vantaggio dei violenti temporali estivi, soprattutto in montagna, è che il giorno seguente il mondo è limpido e pulito, come lavato di fresco.

Dopo tre settimane di foschia che velava i profili dei monti oggi finalmente sono comparsi tutti i dettagli.

E che dire del tramonto?

Dopo una giornata ventosa come questa basta salire in alto per perdersi nella purezza del cielo.

tramonto

Bollini a gogò.

L’ozio vacanziero mi permette di accorgermi di particolari che, normalmente, mi sfuggono e così oggi, ascoltando il telegiornale (non importa quale, più o meno è lo stesso) mi sono accorta che c’è una grande creatività nel linguaggio.

Una delle notizie più gettonate della settimana riguarda il caldo (sempre africano) che imperversa in tutta Europa, logicamente si tratta di un’afa da “bollino rosso”.

Per sfuggire alla canicola molti italiani cominceranno a muoversi verso le località di vacanze e quindi i prossimi week end saranno afflitti da un traffico da “bollino rosso”.

Non ho ben capito chi distribuisca tutti questi “bollini” e soprattutto dove li appiccichi, io ero rimasta ferma al “bollino rosso” che segnala le trasmissioni adatte solo ad un pubblico adulto.

Non vorrei sembrare troppo esigente, ma amerei una maggiore varietà di immagini e di espressioni.

Riflessioni di una sera di mezza estate.

E’ incredibile come il tempo in vacanza passi in fretta, un mese fa stavo ancora facendo gli esami e, tra poco più di un mese, tornerò a scuola, con una nuova prima, con bambini che, almeno per ora, non riesco neanche ad immaginare.

Gli elenchi (non ancora assegnati alle sezioni) sono rigorosamente top secret, chiusi nella cassaforte della scuola e solo nei primissimi giorni di settembre conoscerò la lista di una ventina di nomi (all’inizio solo nomi) che, per i prossimi tre anni, saranno la “mia” classe.

Per ora posso solo ipotizzare il lavoro che svolgerò, ma è poco più che teoria, perchè ogni classe ha la sua fisionomia, il suo passo e, fatalmente, tendo a calibrare le attività sulla classe che ho appena lasciato anche se so già che la prossima sarà diversissima.

Certe volte è faticoso intrecciare nuovi rapporti, sintonizzare un linguaggio, imparare nuovi comportamenti pur sapendo che si tratterà di un complesso  di esperienze e di relazioni che, nel volgere di tre anni, sarà già diventato passato.

Ma forse la sfida sta tutta qui.