Archivio mensile:Giugno 2016

Custodi di una leggenda.

Ad Arese, dove un tempo sorgeva la fabbrica dell’Alfa Romeo, oggi c’è un grande museo che custodisce la leggenda di queste automobili, potenti ed eleganti che fanno parte della storia del nostro paese.

“Anonima Lombarda Fabbrica Automobili” (Alfa, appunto) nacque a Milano nel 1910 con la costruzione dello stabilimento del Portello , nel 1918, dopo l’acquisizione del controllo della società da parte di Nicola Romeo, cambiò il nome in Alfa Romeo.

Benché strettamente legata alla città di Milano, dalla quale prese i simboli, la croce rossa e il biscione, che ancora oggi campeggiano nel marchio, nel 1938 aprì un nuovo stabilimento a Pomigliano d’Arco (dove venne prodotta l’Alfasud) e nel 1963 inaugurò il grande complesso di Arese che toccò l’apice della produttività negli anni ’70 e ’80, poi la produzione andò via via calando fino alla definitiva chiusura del 2005.

Oggi ad Arese è possibile ripercorrere questa storia di velocità e bellezza in uno spazio espositivo modernissimo, ben allestito, con grandi spazi suggestivi e persino un cinema 4d che permette di vivere l’emozione di una guida sportiva.

Arese - Museo Alfa Romeo

Mai ferma.

Sono stata una bambina molto vivace, un’adolescente sempre in movimento e non sono riuscita a darmi una calmata neanche crescendo, mi resta qualche remota speranza nella vecchiaia, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

E’  tipico della mia indole non riuscire a stare ferma, non riuscire ad accontentarmi di  un arrivo senza riuscire a immaginare una nuova partenza.

Così, mentre sono ancora impegnata con gli esami di terza media e l’anno scolastico appena trascorso si è chiuso ufficialmente da pochissimi giorni, sono proiettata verso il futuro, sto organizzando contenuti, sto cercando letture, sto progettando attività che rendano il nostro (mio e dei ragazzi) stare a scuola utile e dilettevole.

Ho sempre pensato che “apprendere per diletto” sia il modo più indolore ed efficace per imparare, mi piace che i ragazzi si divertano ad imparare così come io mi diverto (ancora? Sì ancora) ad insegnare e mi piace che il nuovo anno scolastico non mi trovi impreparata.

In fondo l’estate è breve e tra poco più di due mesi ci ritroveremo qua per riprendere insieme la strada, per iniziare una nuova avventura.

cavenago scuola

Meglio tacere.

Qualcuno oggi ha commentato che un bacio “etero” non avrebbe scatenato la strage.

Trovo agghiacciante questo cercare a tutti i costi una giustificazione ai carnefici, come se esistesse una qualche complicità delle vittime che “se la sono cercata”, “che potevano starsene a casa loro” come le vittime degli stupri o delle violenze sulle donne o degli attentati.

Forse è un modo per esorcizzare la paura, l’angoscia della precarietà: sappiamo che non esistono sicurezze e allora ci illudiamo che “se ci comportiamo nel modo giusto” non ci succederà nulla di male.

Ma qual è il comportamento giusto?

E’ giusto non amare chi si vuole, non uscire alla sera, non viaggiare sole, non andare in vacanza, paludarsi con il burqa e soprattutto, visti i tempi, quando una relazione finisce fare finta di niente?

Non esistono giustificazioni, non esistono attenuanti: i carnefici sono carnefici, le vittime sono vittime e gli assassini sono assassini.

Penso che in certi casi è meglio tacere.

In certi casi è  meglio sforzarci di comportarci tutti quanti in modo civile, nel nostro piccolo, senza clamore, forse non servirà a nulla, ma almeno ci eviterà discorsi inutili, se non dannosi.

Cavenago - Lumini

Perché ho letto “Main Kampf”

Ha sollevato un’ondata di polemiche la scelta di un quotidiano di diffondere  “Main Kampf” , il saggio scritto da Adolf Hitler nel 1925, quando si trovava in carcere per il tentativo di colpo di stato del ’23, nel quale delinea già in modo molto chiaro il suo pensiero politico e il le linee programmatiche del nazionalsocialismo che lo porteranno a prendere il potere nel 1933.

Comprendo le polemiche anche perchè la pubblicazione si colloca in un periodo di campagna elettorale e comunque si tratta di un testo controverso, di non facile lettura, verboso, retorico e per certi versi banale.

Comprendo le polemiche perchè “Main Kampf” teorizza ciò che tutti noi siamo abituati a considerare il male assoluto, ma proprio perché si pone all’origine di uno dei periodi più oscuri della storia penso che sia necessario conoscerlo, perchè bisogna conoscere il male per riconoscerlo, anche quando si maschera in altre forme  più appetibili, e per riuscire a rifiutarlo e a combatterlo.

Per questo motivo l’ho letto, non senza difficoltà e senso di repulsione, per questo motivo ho fatto leggere alcuni passi ai miei studenti, cercando di mantenere la mente libera da pregiudizi e precomprensioni, per capire l’orrore del razzismo, dell’antisemitismo, della teoria di una razza superiore che pure serpeggiano anche tra noi, come un male oscuro del quale non si parla volentieri.

“Main Kampf” è un documento storico di una storia che non possiamo permetterci di non conoscere, di non ricordare.

Mauthausen reticolati

Food valley.

Parma va giustamente fiera di alcuni prodotti tipici che hanno fatto della città e della sua provincia un vero e proprio paradiso per chi ama la buona cucina e la genuinità degli ingredienti di altissima qualità.

Nella mia recente toccata e fuga in quel di Parma, per ristorarmi delle lunghe passeggiate tra chiese illustri e musei prestigiosi, mi è sembrato doveroso ogni tanto infilare le gambe sotto il tavolo (come si dice dalle mie parti) e lasciarmi catturare dalla prelibatezza dei cibi (e del lambrusco).

Ho imparato ad assaporare il Parmigiano Reggiano vacche rosse,  mi sono inebriata di prosciutto crudo trenta mesi ( e credo che d’ora in poi farò fatica a mangiare del prosciutto crudo che non sia di altissima qualità), mi sono inebriata del culatello di Zibello dello strolghino e del salame di felino accompagnati da una quantità industriale di torta fritta caldissima.

E poi come rinunciare ai tortelli di zucca, ai tortelli con le erbette o ai tortelli verdi ripieni di spalla e Parmigiano intrisi di burro fuso e formaggio, un vero e proprio nettare degli dei?

E meno male che Parma è una città che si gira volentieri a piedi, a passo lento per poter godere dell’eleganza degli edifici.

Purtroppo non posso neppure immaginare di vivere a Parma, che in fondo è la patria di mio nonno, perchè rischierei di diventare più larga che lunga.

Parma
 

Tempo di passaggi.

E’ giugno, l’anno scolastico è finito e molti stanno vivendo un tempo di passaggio, è un tempo di passaggio per i piccoli dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia che dopo una breve estate dovranno imparare una nuova strada, un nuovo ambiente, nuove facce e nuove parole, è un tempo di passaggio per i ragazzini di quinta che tra poco dovranno attraversare il giardino, è un tempo di passaggio per i miei ragazzi di terza che, da settembre, si sparpaglieranno nelle varie scuole superiori che hanno scelto ormai da diversi mesi e che ora diventano incredibilmente reali.

E’ un tempo di passaggio per i genitori che, alla chiusura   di  ogni ciclo di studi, si devono rassegnare all’idea che i figli crescono e diventano sempre più indipendenti e sempre più estranei, qualche volta  così insopportabilmente diversi dalle persone che avevano immaginato da non riuscire a riconoscerli anche se non possono fare altro che amarli.

E’ un tempo di passaggio anche per noi insegnanti che ci lamentiamo sempre, ma in fondo ci affezioniamo ai nostri allievi e un po’ ci dispiace l’idea di non condividere con loro le nostre giornate.

Forse tutti noi abbiamo paura del passaggio, forse il cambiamento ci turba più di quanto non vorremmo ammettere neppure con noi stessi, eppure sappiamo che è inevitabile, sappiamo che questo è la vita, che arriva il momento di spiccare il volo.

Bergeggi (ottobre 2011)

Sotto il monsone.

Dicesi monsone (estivo) un vento periodico, tipico dell’area dell’Oceano Indiano, che comincia a soffiare in maggio e porta pioggia, tantissima pioggia infatti nell’India orientale c’è una simpatica città, Cherrapunjee, che viene considerata la località più piovosa del pianeta con i suoi dodici metri (millimetro più, millimetro meno) di pioggia annua.

Ora, visto che non credo che l’intera Brianza si sia trasferita nell’area monsonica, non capisco come mai in questi primi giorni di giugno si susseguano temporali con piogge di intensità simili alla portata d’acqua delle cascate Niagara, piogge che lasciano senza fiato, incredibili cortine d’acqua che riducono la visibilità in modo evidente, allagano strade, giardini e cantine e sembrano non voler smettere mai.

Dove sono finiti quei bei temporali estivi di una volta che arrivavano portati da un vento fortissimo, scaricavano acqua e grandine per una ventina di minuti e poi si dileguavano lasciando un cielo terso e pulito, di un azzurro intenso come nuovo?

E invece ora piove e poi piove e poi piove di nuovo e ancora e munirsi di un ombrello è inutile proprio come starsene con un ombrello sotto una cascata .

Forse è vero che ci stiamo tropicalizzando e ormai il monsone è tra noi.

Parma

E anche quest’anno…

Anche quest’anno siamo arrivati all’ultimo (anzi al penultimo) giorno di scuola, le valutazioni sono a posto, le relazioni finali sono a posto, i compiti per le vacanze (pochi in verità) li ho assegnati, ora manca solo l’ultima ora di lezione e poi l’immancabile festa di fine anno, con l’immancabile, ma sempre molto gradevole, concerto, le premiazioni, i saluti, qualche lacrima e tanta voglia di vacanza.

Domani i ragazzi scandiranno il conto alla rovescia degli ultimi secondi dell’anno scolastico poi il suono dell’ultima campanella sarà salutato da un urlo liberatorio tanto forte da far tremare i vetri.

Solo i ragazzi di terza media , come spesso accade, parteciperanno alla sarabanda con un po’ di distacco e non solo perchè per loro la scuola non è veramente finita, infatti da lunedì comincerà un nuovo gioco, un gioco che non conoscono e del quale riescono a malapena ad intuire le regole, ma perchè forse, sotto la loro spavalderia “da grandi” celano un po’ di inquietudine.

I ragazzi di terza domani, forse per la prima volta, si renderanno conto che la loro esperienza tra compagni che conoscono fin dalla scuola dell’infanzia è definitivamente finita e che, dopo una breve estate, dovranno abituarsi a nuovi ambienti, a nuovi compagni, a nuovi insegnanti, ad una nuova realtà e il cambiamento, quasi sempre, mette addosso una gran paura, ma anche una grande aspettativa.

Da domani comincia un nuovo viaggio.

Buon viaggio ragazzi.

Verso Istanbul

La badessa Giovanna.

Doveva essere un gran bel tipo la badessa Giovanna Piacenza, donna colta e raffinata, abile nel muoversi tra le pieghe del potere politico ed economico , capace di rivendicare una propria indipendenza dal potere politico, impiegando le disponibilità economiche a beneficio del proprio monastero.

Donna del Rinascimento a capo di un importante monastero benedettino in un’epoca in cui i monasteri erano centri di potere economico e dinastico delle città emiliano-lombarde.

La religiosa, signora indiscussa del  monastero di San Paolo a Parma,  si fece allestire un appartamento privato, con locali di studio e ricevimento, degno di una residenza papale con le due camere, ancora oggi visitabili, quella affrescata da Alessandro Araldi, pittore a quel tempo in gran voga, ma soprattutto la camera decorata dal Correggio con il suggestivo pergolato nelle cui aperture giocano quelli che abitualmente chiamiamo putti, ma che altro non sono che bambini intenti ad azzuffarsi.

Possiamo immaginare la nostra badessa accogliere nelle sue stanze, quando la clausura era solo una formalità, uomini di cultura e artisti con la grazia tutta rinascimentale di un mecenate e l’austerità di una monaca.

Quando il monastero fu sottoposto ad una più rigida clausura della camera del Correggio, delle sue allegorie, dei suoi effetti prospettici. dei suoi giochi di luci ed ombre si perse persino il ricordo e questo fatto forse  l’ha salvaguardata dalle ingiurie del tempo e della storia restituendola oggi intatta ai nostri occhi.

Parma

All’ufficio postale.

Ormai andiamo veramente poco all’ufficio postale anche perchè un gran numero di commissioni, che fino a poco tempo fa richiedevano lunghe code agli sportelli, si possono espletare da casa e poi non si scrivono più le lettere, ma solo email e sms e i pacchi  sono spesso trasportati e consegnati dai corrieri a domicilio.

Non credo di provare rimpianto per quelle code, in piedi, in sale illuminate dalle luci al neon dagli arredi essenziali, anonimi e un po’ tristi, tra i borbottii e le lamentele dei presenti, tra i quali c’era sempre qualcuno che, con fare distratto, tentava i saltare la fila.

Eppure.

Eppure ieri a Parma ho visitato un ufficio postale dove avrei forse fatto volentieri la coda.

Si tratta della sede centrale delle Poste e Telegrafi  costruita, tra il 1906 e il 1908  nell’area un tempo occupata dal Teatro Ducale annesso al Palazzo di Riserva, che non era più in funzione da quando fu abbandonato dopo la costruzione del Teatro Regio.

Entrando si ha la sorpresa di trovarsi in un vasto salone, ben illuminato da un grande lucernario, tutto decorato in stile liberty dalle forme eleganti e preziose.

Sembra quasi incredibile che si possa lavorare, pagare un bollettino, ritirare una raccomandata in un luogo così raffinato, che sembrerebbe più adatto ad una festa di inizio ‘900.

L’ufficio  delle Poste e Telegrafi è una vera chicca che, tuttavia, passa un po’ inosservata tra le bellezze di questa città così ricca di arte e di cultura, un gioiello escluso dalle visite turistiche che ho scoperto grazie all’attenta sensibilità di Elisabetta, la guida che ieri mi ha accompagnato alla scoperta di Parma.

Parma