Archivio mensile:Giugno 2016

Out.

Quando al pomeriggio vado a trovare mia madre cerco sempre di tenerla aggiornata sui fatti dell’attualità anche perchè, quando ancora ci vedeva, mia madre leggeva giornali, seguiva trasmissioni televisive, cercava, insomma, di tenersi sempre aggiornata.

In questi giorni, forse a causa del tempo ridotto, forse perchè alcune notizie vengono tanto ripetute e amplificate su tutti i media  da sembrare di dominio universale, devo aver spiegato a mia madre la Brexit in modo un po’ frettoloso, tanto che lei, poverina, aveva capito che l’Inghilterra fosse uscita dal Campionato Europeo.

Oggi, un po’ allarmata, mi ha chiesto se era vero che il Regno Unito aveva votato per uscire dall’Unione Europea e ha voluto sapere tutto sulle cause e le conseguenze della scelta dei sudditi di sua Maestà Britannica (in realtà su cause e conseguenze sono stata piuttosto vaga visto che devo ancora chiarirmi le idee).

Vorrei rassicurare mia madre: in fondo non aveva capito male.

Dopo la partita con una sorprendente Islanda l’Inghilterra è out in molti sensi.

Strasburgo (Francia)

E poi, alla fine…

E poi, dopo qualche giornata di afa quasi insopportabile, dopo ore passate ad ascoltare commenti politici su ballottaggi e Brexit, il mio desiderio di montagna, di fresco, di tranquillità ha avuto il sopravvento e sono scappata tra le mia montagne, per provare l’ebbrezza di trascorrere almeno una notte con le finestre socchiuse e il piumino sul letto.

Che bellezza entrare in casa e scoprire che la temperatura è di diciotto gradi, che bellezza dover cercare in fretta e furia un golfino, che bellezza dormire con un delizioso freschetto, nel silenzio del bosco e sentire, lontana lontana, la voce dell’acqua che scorre nella valle.

E poi c’è la gioia di uscire di casa, di andare in paese per bere un caffè e camminare in salita senza affanno e  senza sudare,  di guardarsi intorno in un paesaggio che le piogge abbondanti hanno reso ancora più verde.

Sono contenta come una bambina, ho voglia di canticchiare e di sorridere, ho voglia di restare qui e non tornare nella pianura coperta di foschia, avvolta nell’afa estiva.

Ma domani c’è un’altra sessione di esami, domani mi attende il lavoro e mi tocca lasciare il paradiso, ma è solo un arrivederci.

Moggio

 

Quando il popolo è sovrano.

Il referendum potrebbe sembrare l’espressione massima della democrazia ( e almeno teoricamente lo è), ma spesso è lo strumento che permette alla politica (e ai politici) quando non è più in grado di trovare soluzioni, mediazioni e risposte, di spogliarsi di responsabilità e delegare i propri compiti ai cittadini.

Con il referendum si saltano estenuanti discussioni e ricerca di compromessi, si aggirano parlamenti e governi per dare voce ad una volontà popolare che molto spesso è la somma di paure e piccoli egoismi, ragione e istinto, emozioni e consapevolezze, individualismo e collettività.

Il referendum è una scelta secca fra bianco e nero, in una realtà che non ha più le sfumature della mediazione, ma nella quale si può essere solo inesorabilmente a favore o contro.

Il referendum funziona se chi è chiamato a decidere è veramente informato, non solo sull’oggetto del contendere, ma anche sulle sue sottili implicazioni, sulle conseguenze, sui mutamenti di scenario, nazionale e internazionale, che si prospettano.

Se è vero che ieri, dopo la vittoria del “Leave” i motori di ricerca hanno registrato in Gran Bretagna un picco in domande della serie “Cos’è la Ue?” e “Cosa significa lasciare la Ue?”, se è reale l’intervista ad un uomo, seduto sui gradini di una stazione, che affermava di aver votato “Leave”, ma di avere il dubbio di aver sbagliato e di non aver capito bene la questione è legittimo chiedersi se chi ha votato fosse veramente consapevole della propria scelta.

Il referendum, tuttavia, non permette passi indietro, la scelta è inequivocabile e vincolante proprio perchè il popolo è sovrano e quando il popolo, nel bene o nel male, decide nessuno può più mettere in discussione le sue scelte, che vanno sempre rispettate.

Proprio come è successo nella scelta tra Cristo e Barabba.

Milano - Brera

Keep calm and Brexit.

Non so se gli inglesi che hanno scelto di uscire dall’Unione Europea l’abbiano pensata giusta o abbiano fatto un errore di portata storica, forse è un po’ presto per capire il contraccolpo che questa decisione avrà sui mercati finanziari, sull’economia britannica innanzitutto ed europea, sui rapporti politici internazionali.

In fondo il Regno Unito è sempre stato nell’Unione Europea “a mezzo servizio” visto che non ha mai lasciato la sterlina e non ha mai sottoscritto la Convenzione di Schengen (il che non l’ha messo al riparo da una massiccia immigrazione) e, a voler ben vedere, viaggia ancora contromano e calcola lunghezze, pesi e capacità in modo creativo.

Quello che è certo è che in questo momento la sterlina perde il 5% sull’Euro e il 7% sul dollaro (con buona pace del potere d’acquisto degli inglesi).

Quello che è più che certo è che da oggi possiamo considerare la Royal Family e tutti i sudditi di Sua Maestà extracomunitari.

Milano Expo 2015

Lassù sulle montagne.

Quando comincia a far caldo e vagolo per casa in stato confusionale i miei occhi cercano, nella foschia dell’orizzonte, il profilo delle mie montagne, le montagne amiche che conosco da quando son nata, che amo percorrere con lo sguardo alla ricerca delle forme che mi sono familiari e care.

Il primo caldo mi fa sempre questo effetto: sogno di stare lassù, tra i boschi e i pascoli, e di assaporare l’aria frizzante della mattina quando bevo il primo caffè guardando i “miei” alberi in cerca di scoiattoli, e di sentire il canto del torrente e di passeggiare nel verde, fin dove gli alberi si diradano e ci sono solo rocce e silenzio e panorami immensi annegati nella foschia della pianura e piccoli specchi d’acqua dove si riflette il cielo.

Non è solo il desiderio di un po’ di frescura che mi fa sognare le mie montagne (per quello basta un condizionatore o persino un ventilatore), ma è un desiderio più grande e più profondo un desiderio di riposo, di silenzio, di libertà.

La libertà del falco che rotea lassù, nutrendosi di silenzio e di bellezza.

Val Biandino

Per passare la serata.

Non abbiamo voglia di uscire e  stiamo in casa, davanti alla televisione a guardare la partita, anche perché gioca la Nazionale.

Si tratta di una partita assolutamente inutile, visto che la nostra squadra ha già vinto “trionfalmente” il girone di qualificazione e con la testa è già sulla partita di lunedì prossimo, alle diciotto, contro la sempre temibile Spagna.

La partita è oltremodo noiosa, ha tutto  il pathos di una finale per il terzo o quarto posto di un torneo aziendale fra scapoli e ammogliati, e io già immagino i commenti di domani, di tutti coloro che avevano esaltato la nostra squadra come un gruppo di fenomeni, immagino le parole di critica, sdegno, cordoglio che riempiranno le pagine dei giornali e le chiacchiere da bar in attesa di vederle confermate (in caso di sconfitta) o rimangiate alla prossima (?) vittoria.

Perché noi siamo fatti così, siamo pronti ad esaltare undici giovanotti che si divertono ad inseguire un pallone, ma siamo anche pronti a stracciarci le vesti, a parlare di tradimento, a formulare interpellanze parlamentari in merito alla qualità del gioco.

Ci dimentichiamo che il calcio è un gioco dove conta l’abilità, ma che  anche la fortuna ha la sua parte, che i giocatori sono atleti e non eroi nazionali, che dopo il fischio di chiusura la nostra vita non è migliore o peggiore a seconda dell’esito della gara.

Ci dimentichiamo che una partita è giusto un modo per passare la serata.

Milano - Portello - Calciatori

Domani la maturità.

Una volta l’esame di maturità iniziava inesorabilmente il primo giorno di luglio, dopo un mese trascorso in uno studio matto e disperatissimo, dopo notti afose invase da stormi di agguerritissime zanzare e mentre i nostri compagni più giovani stavano già da tempo spaparanzati su tutte le spiagge del Belpaese, noi ce ne stavamo lì, pallidi e smunti, già sudati da buttar via alle otto del mattino, seduti (in posizione strategica) nei nostri banchi che, per un atto di pura pietà, erano stati trasferiti dalle classi al più arioso loggiato del primo piano del Liceo in attesa della dettatura delle tracce della prova di italiano.

Allora non usavano relazioni, saggi brevi o articoli di giornale, allora bisognava scegliere tra quattro temi dai  titoli secchi, mi sembra di ricordare vagamente una prima traccia con un confronto tra De Sanctis e Croce, e la traccia sul Leopardi su cui mi sono gettata a corpo morto, dopo una breve riflessione, scrivendo, come ho sempre fatto, direttamente in bella, senza correzioni o ripensamenti, spaziando tra “infiniti”, “pastori erranti” e ginestre.

Ho sempre scritto così, di getto, come se una voce nella mia testa mi dettasse il testo (e questa è già una bella fortuna) e ricordo vagamente di aver consegnato in fretta e di essermi data alla fuga.

Non ricordo un’ansia particolare, una paura particolare ricordo solo delle improvvise crisi di amnesia, che mi colpivano proditoriamente, lasciandomi  incapace di ricordare persino il mio nome.

La paura è cominciata dopo, dopo gli orali, dopo le urla scomposte di giubilo davanti ai tabelloni, ogni tanto mi prende la vaga fantasia che qualcuno mi comunichi che il mio esame è stato annullato e che devo affrontarlo di nuovo.

E’ una paura che, di tanto in tanto, popola anche i miei sogni (direi incubi) e mi sveglio con il batticuore, ma subito dopo tiro un sospiro di sollievo.

La maturità è definitivamente passata.

Vorrei fare coraggio ai ragazzi che domani affronteranno la prova di italiano:  non abbiate paura, la maturità, come tutte le cose della vita, passerà e tra un mesetto sarà solo un ricordo.

amleto

A bassa voce.

Purtroppo il mio lavoro mi ha regalato una voce potente, infatti è inevitabile che  parlare per molte ore, per molti anni, ad una classe, magari un po’ vivace, faccia dimenticare quanto sia importante riuscire a mantenere un tono di voce basso, quasi un sussurro.

Ogni tanto mi accorgo del suono della mia voce e mi rendo conto che mi dà fastidio, ma non sempre mi riesce facile controllarmi.

Eppure le parole più importanti della mia vita sono e sono state parole sussurrate.

A bassa voce raccontavo le fiabe a mio figlio, quando lo coccolavo prima di metterlo a letto e la mia voce bassa contribuiva a calmarlo e a scivolare in un sonno sereno.

Sottovoce sussurravo a mio marito parole d’amore e di conforto, quando nel suo letto d’ospedale sembrava non sentirmi neppure, ma un guizzo negli occhi, un sorriso appena accennato, una stretta di mano mi rassicuravano che le mie parole erano arrivate ad infrangere il muro di dolore e paura che lo circondava.

Sottovoce racconto a mia madre, ormai quasi completamente sorda, le mie giornate eppure, nonostante il mondo buio e silenzioso in cui si è ritirata, mi rendo conto che le mie parole lievi lievi riesce a sentirle.

Viviamo in un mondo di parole urlate, un mondo in cui si grida sempre  e non si ascolta mai, un mondo in cui le parole diventano pesanti come pietre e possono fare male e forse farebbe bene a mente e cuore abbassare la voce, ascoltare le parole e i suoni che ci circondano, nutrirci di silenzio.

Turchia - Lago Salato ( Tuz Gölü)

Misteri dei prefissi.

E anche quest’anno il temutissimo test Invalsi (la prova nazionale, uguale per tutti, quella “che fa media” e che, di solito, rovina la media)  è archiviato, anzi, a dir la verità, non ha generalmente prodotto i danni paventati da allievi e insegnanti.

La parte relativa alla comprensione del testo è scivolata via abbastanza liscia, qualche problema si è verificato invece nelle ultime dieci domande, quelle di grammatica forse perchè, verso la fine della prova il tempo stringe, la concentrazione si allenta e la lucidità va a farsi benedire.

Solo così si può spiegare come mai molti ragazzi siano inciampati proprio su un esercizio apparentemente molto semplice che richiedeva testualmente:

Nelle coppie di parole che seguono la seconda parola comincia sempre per bi-. Indica quelle in cui bi- è un prefisso che significa “doppio”.

Ed ecco le coppie:

dimensionale/bidimensionale
stecca/bistecca
colore/bicolore
lancio/bilancio
sogno/bisogno
locale/bilocale
anca/bianca

Qualcuno può spiegarmi per quale recondito motivo un ragazzino di quattordici anni che vive su questo pianeta possa pensare che “Bianca” significhi una doppia anca, o “bistecca” una doppia stecca?

Cosa sanno che io non so?

Keep calm and smile.

Svegliarsi con un anno in più sulle spalle era divertente quando di anni ne avevo venti o giù di lì, adesso forse mi diverto un po’ meno perchè ogni giorno i capelli sono un po’più grigi,ogni tanto le ginocchia si costituiscono parte civile e compare qualche nuova ruga ogni volta che mi guardo allo specchio.

Ma le mie rughe sono quasi tutte intorno agli occhi e sono le rughe tipiche di chi sorride molto e di chi ha conservato, nonostante le sessantatré primavere, la voglia di sorridere.

Sorrido perchè ho ancora voglia di vivere, di fare il mio lavoro, di camminare, di amare.

Sorrido perchè ho ancora voglia di volare, perchè il mio cielo è azzurro  nonostante le nuvole, perchè almeno nel mio cuore non ci sono rughe.

Cambiago