Cara scuola.

Che la scuola sia cara (nel senso di costosa naturalmente) è la notizia del giorno, ne parlano i telegiornali facendo i conti in tasca alle famiglie italiane.

Al costo dei libri di testo, si sa, ha provveduto un decreto che mette un tetto ai limiti di spesa (provvedimento che, a dir la verità, esiste da diversi anni) e diverse scuole, come quella dove insegno, si stanno attrezzando per sostituire i testi con sistemi alternativi (nella mia classe, per esempio, i ragazzi non dovranno acquistare l’antologia, la grammatica italiana e il libro di geografia).

Ma la spesa veramente fuori controllo, alla quale nessun ministro può mettere un limite, è quella degli accessori, che spesso i nostri ragazzi pretendono rigorosamente griffati.

Un ragazzo che si accinge a mettere piede in aula di scuola media ha bisogno di  zaini e zainetti,  astucci, diari (più o meno alla moda), matite, colori a tempera, pennelli, righe, squadre, compassi, quaderni, astucci, fogli da disegno, quaderni pentagrammati, tute e scarpette da ginnastica (i ragazzi crescono in fretta) e poi atlanti e dizionari e chi più ne ha più ne metta.

E’ evidente che tutti questi accessori (…e altri meno indispensabili) hanno prezzi variabili e, per una strana legge non scritta, i ragazzi tendono a scegliere i più costosi, anche se non necessariamente i più idonei, in base a mode e a passaparola sotterranei, ma efficientissimi, che raggiungono il bersaglio meglio di mille spot pubblicitari.

Forse un po’ di spazio di manovra per risparmiare c’è e consiste nell’educare i ragazzi a una maggiore sobrietà: si tratta di contrastare una mentalità imperante, la mentalità che ci fa pensare che una persona conta per quello che ha e non per quello che è.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.