Ricordo che anni fa era raro sentire i nostri concittadini cantare l’inno nazionale, certo il testo non è semplicissimo né di facile comprensione, non è neppure semplice impararlo a memoria e la stragrande maggioranza degli italiani conosce solo la prima strofa, ma è l’inno nazionale e, anche se un po’ tronfio e decisamente retorico, quando lo sento suonare provo un brivido.

Ricordo il rammarico del Presidente Ciampi perché i nostri atleti restavano a bocca chiusa durante l’esecuzione dell’inno e i tentativi di diffonderlo distribuendo negli stadi dei provvidenziali foglietti con il testo.

Così, durante gli ultimi mondiali di nuoto, mentre il tricolore si arrampicava trionfante sul pennone più alto, atleti e pubblico cantavano con ardore e con una punta di orgoglio qualle parole così ostiche e dal suono antiquato.

Per questo non mi va l’idea che l’inno e la bandiera possano essere affiancati, nella carta costituzionale, dai simboli regionali: è giusto che ogni regione abbia il proprio simbolo e il proprio inno che rappresentino la storia e le tradizioni locali, ma il tricolore e l’inno di Mameli rappresentano la storia e la tradizione dell’Unità Nazionale.