E’ scoppiato, prima in Francia e poi da noi, il problema del burkini usato in piscina (al mare, in spiaggia, si sa, si può stare un po’ come si vuole, con buona pace della decenza e del buon gusto): la ragazza che lo indossava, per quanto riguarda l’episodio di casa nostra, non è stata invitata ad allontanarsi, ma solo a fornire i dati per verificare se i tessuti dell’indumento fossero compatibili con l’uso in piscina anche se, a detta delle mamme presenti, spaventava i bambini.

Abbiamo appena visto, durante i mondiali di nuoto, atleti fasciati in un costume aderente e coprentissimo, più simili a siluri che a esseri umani, e non credo che nessun bambino si sia spaventato ( o per lo meno le mamme non se ne sono preoccupate più che tanto).

Io non credo che nuotare con il burkini sia comodo e non credo che mi piacerebbe farlo, ma penso che, se i tessuti rispettano le norme di igiene, una donna è libera di indossare anche dei paludamenti tanto ingombranti così come le atlete iraniane scendono in pista con divise simili alla tutina dell’uomo ragno: in sostanza ciascuno è libero di abbigliarsi un po’ come gli pare, a patto che non leda la libertà altrui.

In fondo ho una simpatica foto di mia nonna che entra in mare vestita di tutto punto, dai vezzosi mutandoni al cappellino, ma allora le bagnanti si abbigliavano tutte così e certo non spaventavano i bambini.