Archivi giornalieri: 27 Aprile 2008

Anniversari.

Proprio in questi giorni cade il ventiduesimo anniversario dell’incidente della centrale termonucleare di Černobyl in Ucraina, fu un evento che mutò profondamente il giudizio dell’opinione pubblica sull’uso del nucleare in Italia tanto che, pochi mesi dopo, anche sulla spinta dell’ondata emotiva, un referendum popolare ne vietò l’utilizzo nel nostro paese, modificando completamente la politica energetica italiana.

A distanza di tanti anni si riapre il dibattito sul nucleare, sui suoi vantaggi in termini economici, sui possibili rischi, sui problemi relativi allo smaltimento delle scorie e, a distanza di tanti anni, sento riaffiorare tutti i dubbi, le perplessità le paure che allora mi fecero decidere per l’abrogazione.

Ricordo ancora quelle giornate di notizie confuse e frammentarie, mio figlio allora aveva cinque anni e in quei giorni di una primavera soleggiata e calda eravamo andati a Gardaland e avevamo trascorso le giornate all’aperto, in assoluta tranquillità.

Poi i telegiornali cominciarono a diffondere le prime informazioni sull’incidente, capitato in realtà quasi una settimana prima, e a dare le prime indicazioni: i discorsi tranquillizzanti si alternavano ai consigli di non stare all’aperto, di non restare sotto la pioggia, di non consumare latte e verdura di cambiarsi d’abito prima di rientrare in casa.

Mio figlio guardava la televisione con noi e una sera, mentre i notiziari trasmettevano per l’ennesima volta l’immagine di una cartina dell’Europa sulla quale si diffondeva una nuvola rosa dall’aspetto vagamente minaccioso, che rappresentava graficamente l’area colpita dalle radiazioni, all’improvviso mio figlio corse alla finestra e guardò il cielo per assicurarsi che, sulle nostre teste, la malefica nuvola rosa non ci fosse.

In quei giorni si faceva un gran parlare di radionuclidi, di cesio, di iodio, di tempi di dimezzamento e in tutti serpeggiava un senso di impotenza misto ad inquietudine, tutti volevamo sapere, capire, avere qualche certezza, benchè capissimo perfettamente che certezze non ce n’erano, ci furono le prime mobilitazioni.

Poi, come sempre succede, la vita è tornata lentamente alla normalità, abbiamo ripreso a dare latte e verdura ai bambini e a permettere loro di correre nei prati, ma, almeno per quanto mi riguarda, non mi va proprio l’idea di vivere ancora quella paura.