Archivi giornalieri: 10 Aprile 2008

Biscotti stantii.

Quando ero piccola, più o meno fino ai dieci anni, abitavo a Milano, nel quartiere dell’Isola Garibaldi, che allora era una specie di paese, dove più o meno si conoscevano tutti: nello stesso quartiere abitava da sempre la mia nonna paterna e i miei zii che tra quelle vie e quelle case erano cresciuti, avevano conosciuto i relativi consorti, si erano sposati ed erano restati a vivere.

Andavamo a messa nella stessa chiesa, il Sacro Volto, dove c’era il Patronato Sant’Antonio fondato da don Eugenio Bussa, il sacerdote e grande educatore che durante la guerra aveva contribuito a salvare la vita a tanti ebrei (tanto da ricevere il riconoscimento di un albero con il suo nome allo Yad Vashem).

Andavamo a fare la spesa negli stessi negozi, non c’erano i supermercati allora, drogheria, salumeria e panetteria erano allineate lungo la strada, andavo con mia madre a mangiare la panna montata cosparsa di cannella nella latteria in piazza Tito Minniti dove c’era anche l’edicola, andavamo a comprare quaderni e pennini nella stessa cartoleria.

Si andava al cinema tutti insieme, era l’epoca dei “filmoni” americani, quelli che duravano ore: ricordo una estenuante proiezione del Gigante con James Dean già entrato nel mito.

Ogni tanto la mia nonna mi portava in visita da una sua amica, durante il percorso mi ripeteva di comportarmi bene, di stare tranquilla (ero una bambina vivacissima), di non sporcare il vestitino elegante che la mamma mi aveva fatto indossare per l’occasione.

Ricordo vagamente un salotto in penombra, con un tavolo lucido lucido con un grande centrino di pizzo e l’odore e il sapore dei biscotti un po’ stantii che la gentile ospite ci offriva accompagnati, per quanto riguardava mia nonna, da un bicchierino di Vermut o di Marsala dove io, di nascosto, intingevo i miei biscotti per sentire il gusto, un po’ clandestino, del liquore, mi piaceva stare lì, in quell’atmosfera tranquilla, cullata dai sussurri dei pettegolezzi delle due anziane signore.

Ogni tanto mi viene voglia di tornare tra le vie del mio vecchio quartiere alla ricerca dei suoni e degli ambienti della mia infanzia, ma poi mi frena la paura di trovarlo completamente diverso come spesso succede quando ci si affida ai ricordi.