L’avventura della vita.

Trentacinque anni fa, più o meno a quest’ora, entravo in ospedale, con la mia valigina che era pronta ormai da due mesi, entravo in ospedale con un po’ di paura e un po’ di incoscienza e con il desiderio di vedere finalmente in faccia la persona che aspettavo di incontrare da poco meno di nove mesi.

Ho cacciato via i miei genitori e mio marito perchè, incredibile a dirsi, nei momenti veramente importanti preferisco essere da sola e poi, allora, i papà in sala parto erano un fenomeno rarissimo e mio marito era così emotivo ed agitato che preferivo non dovermi preoccupare “anche” delle sue reazioni e non mi piaceva immaginarlo  aggirarsi ansioso nei corridoi dell’ospedale.

Preferivo immaginarlo in casa nostra, confortato dall’affetto un po’ preoccupato dei miei genitori ansiosi anche loro di diventare nonni.

Ho passato la notte fra monitoraggi e gialli di Agatha Christie e poi,  poco dopo mezzogiorno, il mio pargolo si è deciso finalmente a venire al mondo.

Non ricordo molto di quei momenti, ero stanchissima e avevo solo voglia di dormire, ma ricordo bene quando ho potuto stringerlo per la prima volta tra le braccia e mi sono incantata a guardare le unghiette delle piccole mani, il visetto roseo, i capelli incredibilmente lunghi e neri.

L’avventura di una nuova vita era cominciata e io mi sentivo orgogliosa e spaventata ed oggi faccio fatica a riconoscere in quel neonato l’uomo equilibrato e divertente e imprevedibile che è diventato mio figlio.

Milano - Gam - Segantini (maternità)

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