Archivi giornalieri: 26 Aprile 2016

La trappola della memoria.

A volte basta un profumo, un sapore, una vecchia fotografia e scatta a tradimento la trappola della memoria, una trappola affascinante che ci imprigiona in un altro tempo, in un altro luogo, un “altrove” che riaffiora come se fosse sempre stato lì, nella nostra mente, un “altrove” che credevamo cancellato, ma, in realtà, era solo rimosso.

Un “altrove” in cui Milano (e anche la Brianza profonda), in inverno, era avvolta dalla nebbia, che era veramente nebbia, ma noi andavamo a scuola con i calzettoni al ginocchio e la gonna a pieghe, perché non c’erano i jeans e, per le ragazze, neanche i pantaloni.

I maschi, invece, portavano i pantaloni “all’inglese” (che oggi chiameremmo bermuda), ma comunque anche loro avevano i calzettoni al ginocchio che, col passare delle ore, scivolavano inesorabilmente lungo i polpacci o erano così stretti da lasciare sulla pelle un segno da laccio emostatico.

Non avevamo lo zaino (o il trolley), ma la cartella che ci obbligava a spostare tutto il peso di libri e quaderni da una sola parte, con buona pace della corretta postura e della salute della nostra colonna vertebrale.

Scrivevamo con penna e inchiostro, asciugavamo le pagine dei quaderni con la carta assorbente e i pennini con il nettapenne (chi se lo ricorda?), portavamo il grembiule, bianco alle elementari, nero alle medie e le classi erano solo maschili o femminili.

Alle medie, tra le materie obbligatorie e facoltative, c’erano due ore settimanali chiamate “applicazioni tecniche” che, per noi ragazze, di solito significavano maglia o ricamo (cosa facessero i maschi in quelle ore è ancora un mistero).

Al pomeriggio, in televisione, c’era “la tv dei ragazzi”, con Silvio Noto e Febo Conti e, più raramente, il mago Zurlì, le trasmissioni duravano un’ora ed erano sempre inesorabilmente istruttive, invece, alla sera, vigeva la ferrea regola “dopo Carosello tutti a nanna” (sì Perché ci divertivamo a guardare degli spot pubblicitari).

Eppure siamo qui, siamo sopravvissuti e quando restiamo incastrati nella trappola della memoria, riusciamo persino a farci prendere dalla nostalgia.

Cavenago - Nebbia