Archivi categoria: computer

Condivisioni di classe.

La mia classe è una delle prime della scuola che ha lavorato per tre anni con la Lim e devo dire che alcuni risultati si vedono, se non altro nell’approccio con le materie e con lo studio in generale.

Alla prima ora di lezione un ragazzo, più o meno a turno, accende il portatile e si assicura che il collegamento con la lavagna funzioni e il volume dell’audio sia udibile e lo fa in modo assolutamente naturale come in passato avrebbe potuto controllare la presenza dei gessetti nel cassettino della lavagna di ardesia.

Ma quello che è veramente cambiato è l’uso degli appunti, delle immagini e dei filmati che noi insegnanti o i ragazzi, indifferentemente, ci premuriamo di archiviare nella nostra cartella in Dropbox dove tutto il materiale creato e usato in classe e a casa è stivato in modo ordinato e sempre fruibile da parte di tutti.

Su Dropbox i ragazzi archiviano anche i loro compiti e le loro ricerche (sviluppate normalmente come presentazioni) così io posso correggere il loro lavoro senza trascinarmi da scuola a casa e da casa a scuola quintali di carta.

C’è poi anche un uso “utile” di Facebook: nel gruppo “Mitica terza C” si aggiornano sul lavoro svolto i compagni assenti, chi non ha capito una spiegazione chiede aiuto ai compagni che, di solito, si prodigano in spiegazioni e chiarimenti.

Certo anche i miei ragazzi sono ragazzi e con il computer giocano, si divertono  e chattano (e magari perdono tempo), ma mi sembra veramente interessante l’uso “scolastico” che hanno saputo inventarsi.

lavagna

 

Registro elettronico.

Ogni tanto, con ciclica puntualità, si legge da qualche parte che, “dal prossimo anno scolastico” (l’anno scolastico è sempre il “prossimo”), le valutazioni e le pagelle saranno online.

Di solito, poi, non succede niente anche perchè, temo, per qualche famiglia che vive, per esempio, tra le mie montagne, avere accesso ai dati potrebbe rivelarsi  mortalmente lento e comunque costoso.

Inoltre, vorrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che ancora troppi genitori non abbiano una gran dimestichezza con la rete e debbano affidarsi ai “nativi digitali” di casa (cioè i pargoli) che, essendo parte in causa, potrebbero opporre una strenua resistenza passiva.

In altri paesi, dove l’uso della rete è più diffuso e di più antica data, le cose funzionano meglio e i genitori non solo accedono tranquillamente alla visione dei dati, ma, addirittura, invece di lamentarsi con gli insegnanti o protestare con gli organi competenti prendono l’iniziativa di dare una “ritoccatina” ai voti: giusto per eliminare i problemi del rendimento scolastico alla radice.

Per fortuna, dalle nostre parti, tutto questo non succede ancora.

Momentaneamente, ma solo momentaneamente.

In questi giorni, fra visite ospedaliere, pagamenti IMU, scrutini di fine anno, faccende domestiche (quelle ci sono sempre), fughe nella casa sui monti perchè è arrivata la nuova cucina, in questi giorni, dicevo, devo anche sbrigare online alcune pratiche relative alla pensione di mia madre.

Si tratta di pratiche semplici, richiedono (o meglio richiederebbero) pochi minuti e poca fatica, peccato che la pagina sia “momentaneamente” non raggiungibile perchè in manutenzione almeno da un paio di giorni.

Ogni tanto provo ad accedere alla pagina e, con un vago senso di frustrazione, mi imbatto nella scritta che ormai ho imparato a memoria.

Mi viene da sorridere quando penso alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, ma in realtà dovrei sentirmi un po’ depressa visto e considerato che più mi rivolgo ai servizi online più mi imbatto in questa scritta (o in frasi analoghe, ma il senso ahimè non cambia).

E’ triste pensare che ciò che è stato pensato per farci risparmiare tempo e denaro in realtà finisca per complicarci la vita.

O forse è solo il caso di intenderci sul significato della parola “momentaneamente”.

Il giusto rigore.

Ultimo aggiornamento su statali e internet:

L’onorevole protagonista del post precedente invoca punizioni esemplari per i dipendenti statali che, in orario di lavoro, usano internet per postare i video di Repubblica.

Sono assolutamente d’accordo: tutti i dipendenti statali, ma proprio tutti, devono astenersi dall’usare il pc per scopi privati quando sono in servizio.

A scanso di equivoci vorrei precisare che io sono un dipendente statale, ma, visto che è quasi mezzanotte, non sono in servizio.

La maglia di lana ai tempi di facebook.

Va bene, lo ammetto, sono una mamma apprensiva e un po’ chioccia e, anche se il mio pargolo è un uomo adulto, ogni tanto avrei la tentazione di chiedergli se si è messo la “maglia di lana”, ma mi trattengo perchè ho ancora un barlume di senso del ridicolo.

Mi trattengo anche dal chiedergli di darmi ogni tanto un colpo di telefono, per Bacco è un uomo, ha la sua autonomia (come è giusto che sia) e non deve raccontare alla mamma tutto quello che fa.

Mi trattengo, ma faccio fatica, in fondo è l’unico figlio che ho e i figli, si sa, so “pezz’è core”.

Mio figlio, che mi conosce benissimo e, probabilmente, apprezza i miei sforzi, anche se ogni tanto si lascia andare a commenti ironici, usa uno stratagemma per darmi sue notizie (quelle che ritiene giusto darmi): ogni tanto lascia un post su facebook o su twitter e io mi rendo conto che, spesso, sono a mio esclusivo uso e consumo.

Così quando accendo il computer, do un’occhiata a facebook e non gli rompo le scatole.

Ogni tanto però mi piacerebbe scrivere un commento del tipo: “ti sei messo la maglia di lana?”

Il medioevo futuro.

Ho letto, con un po’ di perplessità e qualche apprensione, la notizia relativa alla creazione di un gruppo di “templari” (così li definisce l’articolo)
custodi delle chiavi in grado di far ripartire internet in caso di attacco (presumo catastrofico).

Anche se lo scenario ha tutta l’apparenza di un fortunato romanzo di Dan Brown non mi preoccupa tanto il fatto che si sia sentita la necessità di creare un simile strumento, quanto la pubblicazione dei nomi dei “custodi”.

Penso che, in questo caso, sarebbe stata opportuna un po’ di discrezione.

Innovazione (gioie e dolori).

In principio era il cedolino (dello stipendio) cartaceo:  lo consegnava il bidello in busta chiusa, qualche giorno dopo l’accreditamento in banca, dopo un breve controllo sulle varie voci (e qualche imprecazione) veniva archiviato in mezzo a centinaia di altri documenti nel polveroso apposito scaffale di casa e la cosa finiva lì.

Poi è stata la volta del cedolino via e-mail, innovazione giustificata dal considerevole risparmio di carta, e la cosa sembrava funzionare (a parte il fatto di dover aprire l’ennesimo account di posta elettronica): verso la metà del mese arrivava la mail con il documento in formato pdf. che provvedevo ad archiviare nella memoria del computer (anch’io tendo a risparmiare carta quando posso).

Qualche mese fa, credo in nome dell’innovazione, è stato aperto un sontuoso portale (Stipendi PA) dove andarsi a cercare il cedolino.

A parte la terrificante procedura di registrazione (che richiedeva i numeri di identificazione dei cedolini dei tre mesi precedenti) il portale, almeno inizialmente, ha funzionato bene.

Ultimamente però, forse a causa dell’aumento del traffico, causato probabilmente dal fatto che ormai questo è l’unico modo che noi poveri dipendenti abbiamo per capire a quanto ammonta lo stipendio, il portale tende a “impiantarsi” abbastanza spesso.

Per un certo periodo ha rifiutato di conoscere la mia password (la stessa che avevo usato nei giorni precedenti e che ho continuato ad usare in seguito), poi, una volta effettuato l’accesso, mi informava che non avevo inserito correttamente la Carta Nazionale dei Servizi (fatto molto probabile visto che non ho mai effettuato l’accesso con la CNS, ma con l’opzione Id e Password), alla fine, estenuato dalle mie insistenze, il Portale si accasciava e l’ennesimo tentativo di accesso veniva salutato da una garrula “pagina web non disponibile”.

Ho provato a telefonare al numero verde di assistenza ed una voce flautata mi ha informato che c’erano una ventina di telefonate in attesa prima di me, ma che non dovevo riagganciare per non perdere la priorità (sic!) acquisita.

Ormai per poter accedere ai miei documenti mi sono rassegnata a connettermi in orari da vampiri, quando il portale sembra filare che è una meraviglia.

Si fa presto a dire equo.

Viene definito “equo compenso” il nuovo, fantasioso balzello che va a gravare sui costi di tutti, ma proprio tutti, i dispositivi di archiviazione dei dati, con il quale si intende “risarcire” preventivamente i danni provocati da ogni “possibile” violazione del diritto d’autore.

A parte il fatto che ciascuno di noi, per il solo fatto di acquistare un pc, un lettore mp3, un cd e quant’altro, viene  automaticamente “presunto colpevole” senza possibilità di difesa (…e questo fatto già mi fa imbufalire), ho l’impressione che non si tenga minimamente conto del fatto che, magari, un cittadino possa limitarsi ad archiviare le proprie foto, i propri documenti, i file prodotti da lui grazie alla propria creatività.

Nella mia classe c’è una LIM e io ho l’insana abitudine di archiviare le “mie” lezioni” e i “miei” appunti e poi di passarli ai “miei” allievi che li memorizzano sulle chiavette di cui si sono prontamente muniti.

Non riesco a capire cosa ci sia di “equo” nel risarcire la SIAE per il solo fatto di produrre delle lezioni e di condividerle con i naturali destinatari.

llim

Ma poffarbacco.

Ricevo una simpatica mail (apparentemente) dall’account istituzionale istruzione.it

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E’ vero che l’istruzione pubblica versa in gravi condizioni, ma, solitamente, chi invia i messaggi (…e chi li riceve) ha almeno una vaga conoscenza della lingua italiana.

Mi chiedo se qualcuno ha abboccato.

La banda larga può attendere.

Niente banda larga, almeno per ora, altre sono le priorità economiche  ed è evidente che la possibilità della connessione veloce non è considerata uno strumento utile per tentare di superare la crisi.

Fa riflettere il fatto che, già da diverso tempo, in altri Paesi europei si sia fatta una scelta diversa, ma evidentemente anche le priorità sono diverse.

Se ne riparlerà entro la fine del 2012, quando, si prevede, la crisi sarà alle nostre spalle definitivamente.

Già la fine del 2012, magari proprio entro il 21 dicembre 2012 quando, almeno a quanto prevedono alcuni profeti di sventura, non ce ne fregherà più niente della banda (larga o stretta che sia).

Mi sorge un dubbio: che informazioni hanno i nostri governanti che noi non abbiamo?