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Si segnala la prematura scomparsa della terza I.

Chi si ricorda la scuola delle tre I (impresa, inglese, informatica) cavallo di battaglia nei dibattiti sull’istruzione di qualche anno fa (stile riforma Moratti per capirci)?

Per ora comincia a sparire la I di informatica che non viene più considerata una priorità nella scuola primaria e secondaria di primo grado (viste la scomparsa delle compresenze e la riduzione dell’orario della cattedra di tecnologia).

Tanto i ragazzini sono già “smanettoni” per conto loro e pazienza se l’approccio a internet non è più mediato da un insegnante preoccupato di richiamare l’attenzione dei teneri virgulti sui rischi della navigazione online o dell’uso indiscriminato delle chat o dell’uso “compulsivo” del p.c.: prima o poi i ragazzi impareranno da soli, magari commettendo qualche errore, ma si sa che l’uomo impara soprattutto per tentativi ed errori.

Se poi, come capita nella mia scuola, il computer viene utilizzato per un approccio più diretto allo studio della geometria o alla risoluzione dei problemi matematici e geometrici si potrà ovviare alla mancanza di tempo e di risorse tornando a studiare sui libri, come si è sempre fatto per secoli.

E la  I di impresa?…..(Non pervenuta)

Non connetto.

Chi legge queste pagine sa, ormai da tempo, che ho una casa in montagna dove spero, prima o poi, di andare a vivere: si tratta di un appartamento grande e comodo, al piano  – 3 (sì, avete capito bene “meno tre”) di un condominio costruito sul fianco della montagna, praticamente la mia casa si trova nel bosco, proprio dove la valle fa una curva e quindi , come altre, è al riparo dai rumori della strada e dalla musica del centro sportivo, si tratta di un vero e proprio paradiso terrestre, silenzioso e pacifico.

Ma, come in ogni paradiso terrestre che si rispetti, c’è qualche problema: la felicità, si sa, non è di questo mondo.

Per quanto riguarda le comunicazioni con il resto del mondo pare di stare nel “triangolo delle Bermude” (una situazione cche ricorda molto da vicino la fattoria di Levante, Libero e Selvaggia nel film “Il ciclone“).

Il cellulare funziona ad intermittenza: c’è campo praticamente solo sul balcone (…e non tutto, dipende dalle dimensioni dei pini), nel resto della casa è un terno al lotto riuscire a comunicare (logicamente mi sono dovuta affidare alla buona vecchia telefonia fissa).

Non si riceve praticamente nessun canale televisivo e, di conseguenza, neppure il digitale terrestre (il quale peraltro ha finalmente raggiunto il resto della valle), quindi, per poter vedere ogni tanto qualche telegiornale abbiamo dovuto istallare la parabola.

Non c’è l’adsl (che, in molte altre località della valle è arrivata da più di un anno) proprio perché, a causa della curva della montagna, non si è coperti da nessuna antenna, ripetitore o diavolerie consimili perciò quando voglio navigare in internet devo affidarmi alla buona vecchia connessione telefonica con evidenti sprechi di tempo e denaro.

Per questo motivo ho accolto con sommo giubilo questa notizia: entro il 2012 potrò chiedere, come un diritto, la connessione con il resto del mondo….

…resto in fiduciosa attesa….

Moggio

Un po’ di attenzione.

Posta con la testa” è lo slogan di una campagna inserita in un progetto di sensibilizzazione all’uso sicuro e positivo di internet e delle nuove tecnologie rivolta soprattutto ai preadolescenti, ma anche (per conoscenza) ai genitori e agli insegnanti.

Non è un mistero per nessuno che i ragazzi siano più “sgamati” dei genitori e degli insegnanti nell’uso di internet, ma “sgamati” non significa, per forza di cose, attenti e prudenti, significa utenti più esperti, ma non più saggi: il mondo adulto spesso non sa adeguarsi, sottovaluta, ignora, allora è indispensabile che si avvii un discorso educativo che insegni prima agli adulti, perchè possano guidare i ragazzi, le enormi potenzialità,  ma anche i rischi legati al mondo della rete.

Spesso i ragazzi sono lasciati soli con il computer acceso nella loro stanza, chattano, scrivono le loro confidenze sul blog, cercano amici e pubblicano foto su facebook, mettono filmati su youtube, ma anche fanno ricerche, trovano informazioni, integrano i libri di testo, studiano.

Allora non bisogna demonizzare il mezzo (appunto è un mezzo e come tale non è buono nè cattivo), ma bisogna conoscerlo senza allarmismi, ma anche senza superficialità e seguire, con un po’ di attenzione, serenità e consapevolezza, i ragazzini che se ne servono.

Per questo motivo è utile consultare il portale sicurinrete.it che rimanda al progetto easy4.it dove c’è una sezione rivolta ai preadolescenti ed una rivolta agli adulti con informazioni e risorse utili ad approfondire il tema.

Per i miracoli ci stiamo attrezzando.

Come responsabile delle “nuove” (sic) tecnologie dell’istituto spesso e volentieri mi capita di dover far ripartire i nostri carrettoni antidiluviani: alcune macchine sono state acquistate sette o otto anni fa (il ricordo si è perso nella notte dei tempi) e allora, come succede sempre per l’hardware, “sembravano” macchine avveniristiche e continuarono a sembrare tali per almeno dieci minuti, basti pensare che, come sistema operativo, avevano istallato “Windows Me“.

Inutile dire che oggi lavoriamo con dieci o nove (a seconda dei giorni e della luna) macchine che definire obsolete è un simpatico eufemismo, macchine sulle quali cercano di imparare il disegno geometrico o di navigare in rete o di creare la presentazione di una ricerca quasi due centinaia di ragazzini i quali, a casa loro, hanno computer sicuramente più recenti (più antichi mi sembra difficile).

D’altra parte stare al passo con le tecnologie e il progresso è un’impresa ardua per chiunque,  ma per una scuola media è addirittura una misione impossibile (visti gli stanziamenti statali e non a disposizione) anche se qualche volta possiamo contare su qualche munifico sponsor che ci rifila “regala” i pc dismessi.

E così si tira avanti arrabattandosi come meglio si può, visto e considerato che l’informatica è entrata a far parte dei programmi, si entra in laboratorio chiedendosi quante e quali macchine si accenderanno, quali si bloccheranno sul più bello impedendo di salvare il lavoro di un’ora, quali si rifiuteranno categoricamente di collegarsi al server dove sono conservati i dati necessari per avviare qualsiasi attività.

Quando riesco a far ripartire un pc che proprio non voleva saperne mi sento un po’ “l’ingegnere dei miracoli“.

Essere o non essere…..geek.

Sono stata tirata in ballo da Lorc4rg con una domanda che, sinceramente, non mi sarei mai posta (se fosse dipeso unicamente da me): quanto sono geek?

E che ne so?

Ho passato abbondantemente la cinquantina, insegno lettere, ho passato metà della mia vita a studiare greco e latino e l’altra metà a cercare di insegnare l’italiano a dei ragazzini riottosi, a un certo punto ho deciso di scrivere un blog e non ho ancora ben capito il perchè.

Quando ero bambina non c’era la televisione, quando ero al liceo non c’erano le fotocopiatrici, all’università leggevo le copie dei manoscritti antichi su microfilm (proprio come 007): con queste premesse è già un miracolo che riesca ad usare un portatile (wifi naturalmente, perché è comodo e mi permette di starmene spaparanzata in salotto senza tanti fili tra i piedi), ho un ipod perché mi permette di sentire la musica che voglio, quando voglio, senza trascinarmi appresso quintalate di cd, in buona sostanza non sono innamorata delle tecnologie, le uso quando mi migliorano la vita, ma non mi sento molto coinvolta.

Per questo motivo non credo di essere geek…..al massimo mi considero la nonna dei geek.

portatile

Motori di ricerca

Utilizzare un motore di ricerca non è sempre facile, anche se è una delle prime nozioni che si insegnano nei corsi propedeutici alla navigazione in internet (ivi inclusi i corsi di aggiornamento per insegnanti).

Innanzitutto bisogna sapere cosa diavolo stiamo ricercando (…e questo può già essere un problema non indifferente)

Poi bisogna sforzarsi di condensare la nostra ricerca in una parola chiave o in una breve locuzione, digitare diligentemente il frutto delle nostre elucubrazioni nell’apposita casellina del motore di ricerca che più ci piace ed aspettare il miracolo: cioè che sullo schermo compaiano in bell’ordine i siti di cui abbiamo bisogno.

Qualche volta non tutto fila liscio e ci ritroviamo un elenco di pagine web che poco o nulla corrispondono a ciò che ci interessa, allora bisogna armarsi di santa pazienza ed ipotizzare nuove chiavi di ricerca, in modo da ottenere il risultato sperato.

Ok: il giochetto è tutto sommato semplice….

…ma per capire meglio il meccanismo ho dato un’occhiata, su Google Analytics, alle parole chiave immesse dai visitatori del mio blog ed ho scoperto, con non poco stupore, il seguente elenco:

  • sport per sedere basso e mollo
  • vita quotidiana in polonia
  • calorie bruciate nella camminata
  • nome emporio
  • scuse fantasiose
  • inventare scuse
  • code di vita quotidiana
  • viaggi istruzione compenso
  • kamasutra
  • danni allagamento pc
  • come si veste la pina
  • quadro cane sul punto di sprofondare
  • il capitan della compagnia
  • pina rumore
  • svenimenti al museo egizio
  • odio il telefono cellulare perche
  • il capitan della compagnia
    Mi sto ancora chiedendo perplessa se i miei visitatori hanno trovato ciò che cercavano…

Quando il computer entrò nella scuola

La scuola media dove lavoro entrò nell’era tecnologica una quindicina di anni fa: ricordo ancora un quasi patetico Commodore 64 che troneggiava in biblioteca, lo schermo verdino, i comandi in basic, la microscopica stampante ad aghi che produceva, con caratteri malfermi, un testo nel doppio del tempo che avremmo impiegati per scriverlo a mano.

Ma era già un computer, o almeno noi ci illudevamo che lo fosse.

In breve tempo, anche grazie alla lungimiranza di una preside modernista, chiedemmo e ottenemmo che il Comune attrezzasse un’intera aula.

Continuo a pensare che l’oggetto più prezioso dell’insieme fosse la porta blindata che proteggeva i nostri tesori…

Sui banchi lungo le pareti erano posizionati dieci (diconsi dieci) 386, sistema operativo Windows 3.1, tutti muniti di schermo monocromatico, tastiera, mouse e minuscola stampante ad aghi.

Ricordo ancora con tenerezza il primo corso di alfabetizzazione, il collega un po’ più informato (e informatico) si ostinava a spiegarci con infinita pazienza i segreti del mestiere, mentre le nostre reazioni erano a dir poco fantozziane:

  • qualcuno si ostinava a ruotare i mouse nel tentativo di “stancarlo”
  • qualcuno si inclinava pericolosamente per paura di staccare il mouse dal tavolo
  • qualcuno scriveva su ogni superficie possibile (incluso il palmo della mano) “win” per paura di dimenticare il comando di accesso.

Virtuosamente imparammo tutti, o quasi, a scrivere e far di conto di nuovo anche se certi ordini come “cliccate sull’icona” e “uscite dalla finestra” ci lasciavano sempre un po’ perplessi.

In quella occasione nacquero grandi amori e grandi repulsioni: qualcuno di noi non si è mai più alzato dalla tastiera, qualcuno era colto da nausea alla sola vista dello schermo.

Le macchine che, nella nostra ingenuità di neofiti, credevamo eterne in breve tempo divennero obsolete e furono sostituite a ritmo sempre più frenetico da nuovi p.c. sempre più sofisticati e instabili, oggi l’aula conta ancora dieci postazioni…e qualcuno è ancora colto da conati di nausea alla sola vista della porta blindata.