Archivio mensile:Febbraio 2015

Addio Mr.Spock.

Si è spento all’età di 83 anni Leonard Nimoy, l’attore, sceneggiatore e regista che aveva legato il suo volto al vulcaniano Spock, l’ufficiale scientifico della mitica Enterprise delle serie classica “Star Trek“.

Ironico, imperscrutabile, algido, ma leale e sincero fino all’eccesso il personaggio da lui interpretato era l’indispensabile contraltare dell’umanissimo e impetuoso capitano Kirk e dell’empatico ed emotivo dottor McCoy.

Ci ha tenuto compagnia, quando mio figlio era un ragazzino, con le continue repliche dei telefilm (che erano un prezioso tappabuchi delle programmazioni delle varie reti televisive) appassionandoci a storie tutto sommato semplici, ma molto gradevoli, regalandoci il sogno di un futuro proteso verso la conoscenza e l’accettazione della diversità.

Ora lo immagino  in quello spazio oscuro, trapuntato di migliaia di stelle, per arrivare là “dove nessun uomo è mai giunto prima”.

Lunga vita e prosperità.

Cavenago - Falce di luna

Pescatori e reti.

Oggi mi è arrivata una mail dal contenuto sibillino (oltre che atrocemente sgrammaticato):

“Il vostro pacchetto con il codice di spedizione 78373784 è arrivato al 24 febbraio 2015. Corriere non ha espresso un pacco per te. Stampare l’etichetta di spedizione e mostrarlo in ufficio postale più vicino per ottenere il pacchetto.

Se il pacco non viene ricevuto entro 30 giorni lavorativi *** Express ha il diritto di chiedere un risarcimento da voi per esso sta tenendo nella quantità di 7,29 EUR per ogni giorno di conservazione. È possibile trovare le informazioni sulla procedura e le condizioni di pacchi tenendo l’ufficio più vicino.”

Probabilmente anche la persona più ingenua e fiduciosa,  alla lettura del messaggio, verrebbe colta dal dubbio che si tratti di un caso (neanche tanto astuto) di phishing.

Penso che potrebbe essere un esercizio interessante “stampare l’etichetta” e “mostrarlo” all’ufficio postale più vicino (per inciso quale ufficio postale? quello più vicino in linea d’aria? quello del paese?), mi piacerebbe vedere l’espressione perplessa  degli impiegati, peccato che, per stampare l’etichetta, sia necessario clicare su un link dall’aspetto poco rassicurante.

Lago maggiore

 

Bolle di sapone.

Tra i grattacieli dove si  riflette il cielo quasi sereno, mentre le ultime nuvole sembrano arrampicarsi luminose sulle superfici lisce, degli artisti di strada giocano con l’acqua e la luce.

Fili tesi, anellini da tenda, oggetti semplici, quotidiani tra le mani degli artisti creano la magia di enormi bolle di sapone che volano nel cielo sfiorando le mani e gli occhi stupiti dei bimbi che, disposti in cerchio, tentano di afferrarle, ma le forme luminose danzano nell’aria e fuggono dalle mani e dagli occhi e danzano, fragili ed effimere, fino a sparire.

E poi ne nascono di nuove, si staccano pigre, cominciano a salire portate qua e là da una bava di vento e riflettono le superfici fredde dei grattacieli che riflettono il cielo.

Come i bambini anch’io mi fermo, affascinata dalla danza elegante delle bolle di sapone e mi sembra di tornare bambina e ho voglia di sorridere e allungare la mano per catturarle.

Ma poi trattengo il gesto: in fondo sono un’anziana signora.

Milano Porta Nuova - Bolle di sapone

Il Centro geofisico Prealpino a rischio chiusura.

“Dal giorno 1° gennaio 2015 il Centro Geofisico Prealpino continua ad assicurare il servizio di previsione meteorologica e di assistenza alla Protezione Civile locale e regionale, senza più ricevere alcun contributo pubblico, sopravvivendo coi fondi dell’associazione di volontariato G. V. Schiaparelli.”, così si legge nel comunicato apparso sul sito del centro varesino di meteorologia, sismologia e astronomia del Campo dei Fiori.

Si tratta di un centro di eccellenza, creato cinquant’anni fa dalla passione di Salvatore Furia (ricordo ancora la sua voce che spiegava il bollettino meteorologico durante il “Gazzettino Padano“), un’organizzazione di divulgazione delle scienze naturali che offre anche servizi di rilevante importanza per  quanto riguarda le previsioni meteorologiche, l’assistenza alla Protezione Civile e il monitoraggio dei fenomeni sismici.

Oggi questo centro, un pezzo di storia della nostra regione, rischia di chiudere.

Chi volesse può firmare la petizione sul sito.

Campo dei fiori

L’anno della capra.

Oggi in via Paolo Sarpi a Milano si è svolta la grande parata per festeggiare il Capodanno Cinese (la festa di primavera) che ha segnato l’inizio dell’anno della capra.

Tra  due fittissime ali di folla hanno sfilato lentamente i figuranti: draghi variopinti, ragazze abbigliate con abiti dai colori sgargianti, soprattutto il rosso considerato di buon auspicio, bimbi serissimi intenti a muoversi al ritmo delle coreografie e poi suoni di tamburi, di piatti, di cembali e di gong per scacciare gli spiriti maligni e soprattutto il feroce Nian.

Spero che l’anno della capra sia un anno ricco e sereno per tutti.

Milano Capodanno Cinese 2015

 

Orgoglio.

Gli atti vandalici perpetrati a Roma da un gruppo barbari olandesi calati nella Capitale  sono stati per me l’occasione per riflettere  sulla fragilità del nostro immenso patrimonio artistico e paesaggistico.

Città e paesi (anche i più piccoli, anche i più sperduti) conservano monumenti di grande bellezza e inestimabile valore, monumenti che non appartengono solo a noi, ma a tutta l’umanità e che tutti dovrebbero farsi carico di tutelare e di valorizzare come meritano, monumenti antichi e delicati, che devono essere ammirati, ma che nessuno dovrebbe neppure sfiorare.

Non esiste risarcimento per i danni, per quanto ingente possa essere, perché non si può pensare di restituire come nuovo ciò che è unico e irripetibile, perché ogni riparazione, ogni restauro (anche il più accurato e attento) può solo tentare di ripristinarne l’originale bellezza.

Noi Italiani, che viviamo in questo paese di grande ricchezza artistica e culturale, pregevole risultato di secoli di ingegno e creatività, ma anche frutto dell’amore di tanti mecenati illuminati, dovremmo essere i primi ad essere orgogliosi della nostra bella Italia, dovremmo essere i primi a rispettarla e a pretendere rispetto, ad amarla e a pretendere  amore, a difenderla.

La grande bellezza del nostro Paese è certamente il frutto di un passato glorioso, ma noi dovremmo essere i primi a credere nelle nostre potenzialità, nella nostra creatività, nella nostra capacità di creare bellezza.

Apriamo le porte a quanti vogliono visitare le nostre città d’arte, ma abituiamoci, noi per primi, a vivere in mezzo ai nostri monumenti con la doverosa attenzione, con l’orgogliosa consapevolezza di essere depositari di un patrimonio di inestimabile valore.

Roma

 

Meraviglia.

Oggi ho fatto una puntata a Milano, nella stupenda Piazza della Scala, per visitare le “Gallerie d’Italia“, lo spazio espositivo allestito per iniziativa di “Intesa Sanpaolo”  allo scopo di rendere disponibile il proprio ricchissimo patrimonio artistico e architettonico.

Mi sono aggirata per quasi due ore nelle sale eleganti e silenziose piena di meraviglia e di stupore per i quadri, le sculture, gli ambienti, ascoltando con attenzione le spiegazioni fornite dall’audioguida, senza fretta, per una volta senza guardare nervosamente l’orologio.

Mi chiedo come mai, visto che l’ingresso è gratuito, le sale fossero così vuote: sento  molte persone lamentarsi per il costo, spesso piuttosto alto, di mostre e musei e allora faccio fatica a comprendere come sia possibile che lo spazio espositivo delle Gallerie non venga letteralmente invaso.

Forse, come purtroppo capita spesso, conosciamo veramente poco della bellezza delle nostre città e del nostro patrimonio artistico e forse ci facciamo coinvolgere maggiormente da eventi pubblicizzati in televisione o sui giornali e trascuriamo ciò che è sempre a disposizione come se il fatto di essere facilmente fruibile lo rendesse meno interessante e appetibile.

Comunque Milano riesce sempre a stupirmi.

Milano Gallerie d'Italia

 

 

Roma sfregiata.

Mentre ogni giorno arrivano minacce di attacco alla Capitale oggi c’è stata l’invasione, ma non da sud, come molti temono, bensì dal “civilissimo” nord, dalla colta ed avanzata Olanda.

Sono bastate poche centinaia di tifosi (ma come si fa a definirli tali?), una falange di barbari ubriachi in pieno delirio di onnipotenza per mettere a ferro e fuoco il cuore di Roma.

Ora, in attesa che si accertino le responsabilità di chi doveva vigilare sulla sicurezza della città, dei romani, dei turisti, dei monumenti e dei negozi, credo sia il caso di pretendere delle punizioni severe per quanti hanno devastato piazze e fontane (piange il cuore a pensare alla “Barcaccia” il capolavoro dei Bernini restaurato da poco, ridotto a pattumiera) e il risarcimento dei danni.

A chi tocchi pagare, se ai tifosi responsabili o alla società del Feyenoord, poco importa, l’importante è che  sia chiaro che chi rompe paga, soprattutto se ciò che viene rotto è di inestimabile valore perché unico e irripetibile.

Faccio anche sommessamente notare che forse sarebbe stato il caso di sospendere la partita (ma si dirà che non è possibile perché si rischierebbero disordini e devastazioni ben più gravi).

Ritengo comunque inaccettabile che si continui a pensare  che le città europee possano diventare ostaggio di branchi di imbecilli in libera uscita.

roma

La casa degli italiani.

Il Presidente Mattarella ha annunciato di voler aprire il Quirinale, ora visitabile solo sporadicamente e con un percorso limitato, in modo che i cittadini italiani, ma anche gli stranieri, possano visitare quella che viene definita pomposamente “la casa degli italiani”: un edificio attraversato dalla storia recente (e meno recente) del nostro Paese.

Adesso ci saranno certamente delle voci critiche: quelli che sempre e comunque tirano in ballo la “casta”, quelli che parlano di populismo, quelli che “i problemi sono ben altri e la gente non arriva alla fine del mese” , quelli che “bella forza da parte di uno che vive in una reggia” e, come sempre, quelli che “restituisci lo stipendio”.

Comunque mi sembra una buona iniziativa che va nella direzione di avvicinare le istituzioni ai cittadini e penso che, non appena sarà possibile, mi farò un giretto nella Capitale.

Roma

 

 

 

Scripta manent.

Provate a viaggiare in treno o su un vagone affollato del metro, provate a sedere al tavolino di un bar o in una sala d’aspetto di uno studio medico, provate persino a camminare per strada e scoprirete, se non avete lo sguardo puntato sullo schermo del vostro smartphone, che siete circondati da persone concentrate, tutte intente a leggere o a digitare messaggi sul loro.

Ogni tanto mi spaventa questo flusso imponente di messaggi: comunichiamo tantissimo anche se parliamo sempre meno.

Persino la mamma della pubblicità, dopo aver chiamato la prole per nome invano, si rassegna a convocare i figli a tavola con un sms.

Le dita digitano velocissime, le chat scorrono sugli schermi rapide, le parole scambiate sono migliaia, con i messaggi discutiamo di lavoro, ci raccontiamo la giornata, fissiamo appuntamenti, scambiamo frasi d’amore e, qualche volta, persino litighiamo, ma spesso ci dimentichiamo che le parole che scriviamo, buone o cattive, pesanti o leggere, restano lì e, qualche volta, vengono memorizzate.

Quando parliamo con una persona che sta lì, davanti a noi, non comunichiamo solo con le parole, ma anche con il tono della voce, con la mimica facciale, con la postura e, qualche volta, nonostante tutto, rischiamo di essere fraintesi.

Ora proviamo a pensare a cosa può succedere quando scriviamo una frase e chi la legge non ha tutte le informazioni aggiuntive di un dialogo a quattr’occhi e non può capire se siamo ironici, se stiamo scherzando, se siamo allegri o arrabbiati o stanchi e tristi.

Quante volte, parlando con qualcuno, magari durante un litigio, ci rendiamo conto, dalla reazione dell’altro di aver detto qualcosa di sbagliato, di aver involontariamente offeso l’altro o di averlo rattristato e allora vorremmo richiamare le parole che abbiamo appena pronunciato.

Quando scriviamo in chat non vediamo la reazione di chi ci legge e se abbiamo usato le parole sbagliate abbiamo l’unica certezza che esse resteranno lì sullo schermo, potranno essere lette con attenzione, potranno essere rilette e potranno continuare a fare danni molto più a lungo del tempo che ci metterà a svanire l’emozione che le ha provocate.

Mai come in questo tempo le parole scritte restano: forse dovremmo scrivere di meno e parlarci di più.

La comunicazione ne trarrebbe sicuramente beneficio.