La parabola dei capponi.

Nel terzo capitolo dei Promessi Sposi c’è una scenetta gustosa che mi fa sempre pensare: Renzo, dopo che è andato a monte il matrimonio con Lucia, su consiglio di Agnese, si reca da un noto avvocato lecchese, il dottor Azzeccagarbugli, per ottenere qualche dritta legale.

Per non presentarsi a mani vuote il nostro eroe porta in dono quattro capponi che tiene stretti per le zampe, a testa in giù e, visto che è piuttosto agitato, durante il cammino gesticola facendo ballonzolare in modo indecoroso le teste degli animali i quali, da parte loro, ne approfittano per beccarsi a vicenda.

Scrive il Manzoni con la sua consueta ironia:

“Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.”

Quella dei capponi di Renzo è una chiara metafora: spesso quando ci troviamo in difficoltà invece di essere solidali e di fare fronte comune con coloro che si trovano nella nostra stessa situazione, tendiamo a “beccarci” tra di noi, accusandoci a vicenda degli insuccessi, cercando di sfuggire alle nostre responsabilità, cercando di mettere in evidenza i nostri pregi in contrapposizione con i difetti altrui, cercando di “chiamarci fuori” anche se, come succede ai capponi, siamo “dentro” in pieno.

Dovremmo comprendere che fare come i capponi di Renzo non è solo dannoso, è decisamente stupido.

10 pensieri su “La parabola dei capponi.

  1. kinnie

    questa parabola dei capponi fa riflettere, e tu hai riflettuto molto bene.
    Però Manzoni è sempre il numero uno ( e dire che alcuni lo vorrebbero togliere dalle scuole per sostituirlo con “il Gattopardo”…)

  2. riccardo u.

    D’accordissimo. Inoltre, trovo che quel che è peggio sia proprio il non voler (o non poter?) riflettere sul perchè si arrivi alla “situazione-capponi.” Invece, tale riflessione dovrebbe essere autocritica ed estremamente conseguente mentre spesso coltiviamo alibi o non sappiamo distinguere tra i fatti e le nostre, spesso banali velleità. Il che fa… accaponare la pelle.
    Certo, troverei folle sostituire il Manzoni con qualsiasi altro Autore italiano: perfino con Gadda, Moravia, Calvino ecc., non solo con Tomasi di Lampedusa.
    Ma riserverei un angolino anche al “Gattopardo”, leggendo il quale scorgiamo la genesi di tanti mali nazionali.

  3. Pingback: I capponi di Renzo. | Sciura Pina

  4. Manlio Padovan

    Intanto: non è “icapponirsi”, bensì INCAPONIRSI; cioè: non intestardirsi.

    Poi vedo che ci si dimentica sempre del De Roberto de “I viceré” e altro sempre interessante;e ci si dimentica di Vittorio Imbriani che non sarà un classico ma, rispetto a Manzoni, tratta argometi che sarebbero venuti col secolo successivo e che l’idealista Manzoni, il nostro profondo guaio, non si sarebbe mai sognato: tanto che Lucia non ha un corpo fisico. Sul Manzoni troppa gioventù si è persa con l’idealismo che è quanto frega le masse popolari. L’unica nostra dimensione è la realtà. Il resto sono balle.
    Queto non significa che Manzoni nel suo romazo non abbia frasi meravigliose che ancora ricordo a memoria e sono passati quansi 70 anni; ma la terra arata di fresco e le stoppie biancastre non le ha messe là il buon dio, mentre la seta rifulge per merito degli uomini: non è ipocrisia?

    E nei licei la stessa cosa succede con la filosofia: basta vedre l’indice di un testo scolastico;sempre spazio agli idealisti, mai ai realisti o molto meno; i risultati sono la clase dirigente che abbiamo in genere cialtroni e adulatori del potere..

  5. Maurizio

    Questo romanzo storico , ha il grande pregio di essere stato scritto in Italiano , in un’epoca dove la lingua Italiana era poco usata. Ed e’ stata la sua fortuna . Poi puo’ piacere non piacere a mio parere non e’ un capolavoro. Ma storicamente e’ importante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.