Archivio mensile:Giugno 2008

Aggiornamento.

Come promesso ecco l’aggiornamento dai boschi: quassù fa quasi freddo (sono consapevole di attirarmi invidie e maledizioni), dopo il violento nubifragio di ieri sera la valle si è svegliata sotto un cielo limpido e un sole splendente, con i pendii che sembravano lavati di fresco.

La giornata è stata come sempre quando arrivo quassù per le vacanze estive: si tratta di riaprire le casa, fare la spesa per riempire la dispensa, girare per le vie del paese per vedere chi è già arrivato, riallacciare amicizie, bere un cafè nel baretto vicino alla chiesa, informarsi su orari di farmacia, medici, funivie e mezzi pubblici, insomma prendere un po’ le misure al mondo.

Da domani si ricomincia a camminare con le gambe un po’ imballate dal letargo invernale, una passeggiata breve in quota, un tagliere di formaggi in un rifugio, un po’ di silenzio e di riposo…

…la vacanza è cominciata.

Si va sulla montagna.

Organizzare una partenza per una vacanza di due mesi con un’anziana disabile al seguito è quasi come organizzare lo sbarco in Normandia (con la differenza che quando gli alleati partirono per il D-Day c’era un tempo da lupi sulla Manica e faceva freddissimo).

Bisogna mettere nei borsoni e nelle valigie (per la cronaca sei) una quantità incredibile di indumenti, oggetti, accessori, medicine e bisogna tentare di prevedere anche l’imprevedibile, un po’ come succede quando si viaggia con un neonato.

Per questo fondato motivo negli ultimi tempi ho un po’ latitato e la mia frequentazione della blogosera non è stata così assidua, ma ormai i bagagli sono chiusi e fra poche ore partiremo.

Arrivederci al prossimo aggiornamento (spero tra i boschi)

Brutta aria.

Ieri, durante l’ultimo collegio docenti dell’anno, è stata buttata là la notizia della riduzione in organico delle ore di lingua francese per cui, a partire dal prossimo anno scolastico, la collega dovrà seguire nove classi, invece delle sei attuali, con una riduzione dell’orario per ogni classe del 30%.

Ciò significa che il progetto di bilinguismo che nella nostra scuola funziona da molti anni (con largo anticipo sulla riforma Moratti) subirà un grave danno: fino ad ora, infatti, le classi potevano studiare le due lingue comunitarie in modo paritario il che consentiva, di fatto, l’apprendimento di entrambe.

Non vorrei che il risparmio sulla spesa pubblica cominciasse proprio dai tagli di progetti collaudati e di buon livello che, almeno nella nostra zona, hanno rappresentato un modello di qualità anche per gli istituti vicini.

Credo che in alcuni settori come l’istruzione e la sanità la corsa al ribasso non faccia bene.

Stranieri fra noi.

Entrano nelle nostre case, curano i nostri anziani, vengono da tutti i continenti con alle spalle storie di fame e spesso di guerra, hanno la nostalgia di ciò che hanno lasciato al loro paese, qualche volta i figli che non vedono crescere, i loro anziani che nessuno accudisce.

L. lavora in casa mia, arriva alla mattina sorridente, se ne va al pomeriggio sorridendo, è affettuosa con mia madre e nell’incoscienza dei suoi vent’anni non ha nostalgie, non ha ricordi preziosi del suo paese, quel che resta della sua famiglia è qui, in Italia, come lei da tanti anni, si sente italiana a tutti gli effetti ad onta della sua pelle scurissima che denuncia la provenienza dall’Africa equatoriale, parla una lingua babelica, strano miscuglio di italiano, francese, dialetto lecchese e chissà quale dialetto africano guarda la vita con fiducia e ci resta male se  incontra la disonestà e lo sfruttamento.

Certo qualcuno la guarda in malo modo a causa del suo aspetto esotico, ma come potrei fare a meno di lei, del suo aiuto, della sua gioia di vivere?

Stirando.

Qualche anno a una canzone fortunatissima (credo, a memoria, tormentone dell’estate del ’77) di Umberto Tozzi recitava “…fammi abbracciare una donna che stira cantando”.

Ecco, io mi sono sempre chiesta con una punta di perplessità: è lei che stira cantando o è lui che l’abbraccia cantando?

Nel secondo caso va tutto bene: lui è innamorato, è contento, è anche un cantante quindi, anche se non è proprio normalissimo, ci sta che abbracci la sua donna canticchiando.

Ma lei? Che tipo è una che canta mentre sta stirando, magari una montagna di camicie di lui, magari in una cucina con una temperatura da altoforno, di sera, mentre le zanzare danzano festose?

A questo pensavo ieri sera, alle prese con l’accumulo di indumenti retaggio di una settimana di ristrutturazioni, mentre il ferro a vapore contribuiva ad alzare la temperatura del locale e la televisione trsmetteva “Gli ammutinati del Bounty” con spettacolari esterni girati a Tahiti dove, visti il clima da paradiso terrestre e l’abbigliamento succinto degli abitanti, i gonnellini non richiedono la devastante procedura della stiratura.

Voglio proprio vederla una che stira cantando…e stringerle la mano.

Abbiamo fatto la nostra porca figura.

Non mi sto lamentando dell’uscita della nostra Nazionale dagli Europei, quella ci sta e poi si sa (come diceva la Gialappa’s) quando “si profila lo spettro dei supplementari e la lotteria dei rigori” c’è poco da fare.

Quello che mi indigna profondamente è il fatto che alcuni supporter spagnoli sia stati aggrediti da un gruppo di energumeni, che definire tifosi sarebbe improprio,  nel cuore della “civilissima” Milano.

Quando la smetteremo di fare figuracce?

Come sempre, del resto…

Alla prima avvisaglia di estate cominciamo a cercare su cataloghi, internet ed agenzie varie la meta della “vacanza-vacanza” (la settimana in agosto nella quale mio fratello si prenderà cura di mia madre lasciandomi completamente libera).

Come lo scorso anno ci abbandoniamo a progetti mirabolanti che richiederebbero più tempo e più denaro di quello che abbiamo a disposizione.

Alla fine di tutte le possibili elucubrazioni considerato che:

  • Dopo i lavori di ristrutturazione i soldi non abbondano.
  • In fondo abbiamo bisogno anche di riposare.
  • Nel poco tempo a disposizione non possiamo percorrere le migliaia di chilometri che avremmo in mente.
  • Probabilmente saremo costretti a prenotare la vacanza negli ultimi giorni.

abbiamo deciso che ce ne andremo in un rifugio non lontanissimo dalla casa di vacanze, dove sappiamo che l’ospitalità è eccezionale, non c’è la televisione, non c’è internet, arriva solo una strada sterrata percorribile con la jeep del gestore (che porterà in quota noi e i bagagli), l’unico rumore è quello dei campanacci del vicino alpeggio e di notte si vede il cielo profondo, perchè non esiste inquinamento luminoso.

Se avremo voglia di farci del male potremo fare diverse passeggiate in quota, percorrendo antichi sentieri di transumanza fino a laghetti di un blu incredibile, altrimenti ce ne staremo tranquilli a oziare, a leggere un libro, a chiacchierare con i casari, a guardare le montagne, a pensare.

Credo che la decisione sia presa, a meno di ripensamenti dell’ultima ora…..

Valbiandino

Estate!

Oggi è proprio una giornata da solstizio, ci sono tutti gli ingredienti e, mentre lunedì scorso veniva voglia di cucinare polenta e funghi, oggi è una giornata da melone e prosciutto crudo.

Non è che questi sbalzi di temperatura e clima facciano bene alla salute, ma bisogna rassegnarsi.”le stagioni non sono più quelle di una volta” come recita il più  trito dei luoghi comuni.

Per me l’estate significa, a parte le vacanze in montagna, aver voglia di uscire la sera, mangiare una fetta di anguria ghiacciata, il piacere di una doccia quasi gelata, non mettere le calze, ma anche, safari notturni a caccia di zanzare, pressione in caduta libera con conseguente sensazione di ubriacatura (talvolta anche molesta), la televisione dei vicini a tutto volume che si insinua da tutte le finestre spalancate e il caldo appiccicoso che continuo a rifiutarmi di combattere con un condizionatore (…tanto alla fine di giugno me ne vado in montagna…).

Benvenuta estate!

Che settimana!

Nell’ultima settimana ho avuto in casa muratori, idralici, imbianchini ed elettricisti, ho mangiato in anticamera dopo aver cucinato su un fornello posizionato in mezzo alle macerie, ho scoperto, guardandomi allo specchio, di essere improvvisamente impallidita e incanutita, ma fortunatamente era solo polvere, gesso e intonaco; ho letto poco il giornale, ma ho la netta impressione di non essermi persa molto, non ho quasi guardato la televisione e mi sono connessa ad internet a singhiozzo.

Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare: scatole di derivazione dell’impianto elettrico posizionate proprio dietro la libreria, tubi che compaiono e spariscono come il Timavo, macchie praticamente indelebili come nel “Fantasma di Canterville“.

Ma ora il trambusto è finito, gli operai hanno lasciato la mia casa ripromettendosi di tornare (ma solo per presentarmi il conto) ed io posso finalmente dedicarmi alle mie  occupazioni preferite come, per esempio, rimettere negli armadietti della cucina tutto ciò che avevo  tolto.

Penso che ci metterò tutto il week end.

Ormai è un classico.

La tradizione vuole che ogni anno le tracce della prova d’italiano della maturità contengano almeno uno svarione, di conseguenza ormai la curiosità non si concentra tanto sui temi trattati ma sulla caccia all’errore.

L’anno scorso era toccato a Dante, questa volta a Montale e alla confusione (che ha vagamente il sapore di un lapsus freudiano) tra una figura femminile e un ballerino russo.

Come lo scorso anno resto costernata, mi sembra incredibile che degli “esperti” incaricati di studiare le tracce non si prendano la briga di controllare fino all’ultima riga, fino alla più remota sfumatura e si espongano al rischio di sbagliare in modo così plateale.

E che dire di un’istituzione che, nel momento in cui si accinge a valutare la preparazione degli studenti, dimostra di essere impreparata?

Per cortesia, metteteci un po’ di attenzione!