In coda.

La coda all’Asl per il rinnovo del tesserino verde di mio marito (quello, per intenderci, che attesta l’esenzione dal pagamento delle prestazioni mediche in caso di invalidità) può essere molto istruttiva o, per lo meno, offre un interessante punto di vista sul genere umano.

L’attesa, in una mattina normale di luglio, richiede almeno un’ora a meno che agli sportelli non si presentino persone con situazioni particolarmente complicate.

Un signore, ad esempio chiede l’esenzione per reddito, ma si presenza senza dichiarazione dei redditi e pretenderebbe che l’impiegata (pazientissima per altro) si accontentasse della sua parola (cosa che l’impiegata probabilmente farebbe molto volentieri, se solo potesse, pur di toglierselo dai piedi ): si tratta di una situazione semplice in realtà, che richiederebbe pochi secondi, peccato che ci vogliano almeno venti minuti prima che il signore in questione decida di allontanarsi dallo sportello per andare a caccia del Cud.

C’è la famigliola multietnica alle prese con problemi di residenza, c’è la signora che ha sbagliato ufficio e non vuole darsi per vinta e decine di situazioni analoghe.

A  ben guardare i muri sono tappezzati di fogli con istruzioni minuziose e dettagliate per quasi tutti i casi umanamente immaginabili, ma pochissimi si prendono la briga di leggerli (il che, probabilmente, ridurrebbe di gran lunga i tempi di attesa di tutti e migliorerebbe la salute mentale degli impiegati).

Alla fine, dopo quasi due ore, approdo allo sportello: la mia pratica è semplice e lineare, ho tutti i documenti necessari, l’impiegato espleta velocemente la procedura, peccato che la stampante ci metta almeno sette o otto minuti per stampare un tesserino fronte-retro.

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