Quando entri in un ospedale e cominci un percorso terapeutico ti affidi ai medici, alla loro scienza, alla loro competenza, ai loro studi, in fondo sono persone che dedicano la vita alla cura dei malati e “devi” credere che operino in scienza e coscienza per il tuo benessere.
Negli ultimi tempi, tuttavia, si fa strada un diverso sentire, una sfiducia serpeggiante nella medicina “ufficiale”, rea di essere ostaggio delle case farmaceutiche, e una ricerca di cure alternative, talora prive di alcun fondamento scientifico, nella speranza di curare ciò che, spesso, non si può curare, di arrivare al traguardo da tutti sperato: la guarigione.
Forse è rassicurante pensare che esistano cure dolci, indolori e dall’esito positivo, forse è rassicurante pensare che ci si possa curare senza terapie devastanti, senza farmaci tossici, senza sofferenza, senza rischi, forse è rassicurante persino pensare che esistano forze oscure e malvagie che si oppongono a queste terapie.
Gli ultimi dieci anni mi hanno insegnato che la medicina tradizionale, la chirurgia, le terapie devastanti che, talvolta, sembrano fare più male che bene, in realtà allungano la vita, anche in presenza di patologie terribili, e ne migliorano la qualità.
Per questo continuo a fidarmi dei medici, anche perché il sorriso del giovane specializzando, che ieri mi ha confidato “Suo marito respira molto meglio, sono proprio contento!”, mi ispira tanta fiducia.