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La fabbrica dei ricordi.

Ho scaricato tutte le foto, ho ristemato gli appunti di viaggio, ho svuotato le valigie, praticamente ho archiviato questi due mesi trascorsi tra le mie montagne e il viaggio in Romania e ora posso passeggiare tranquillamente tra i miei ricordi per rivivere le immagini, i profumi e i sapori, le esperienze, le sensazioni.

Quando viaggio cerco sempre di costruirmi dei ricordi piacevoli tra i quali ritornare quando mi sento un po’ giù, quando mi annoio, quando le giornate si tingono tutte dello stesso, monotono tono di grigio.

Non si tratta semplicemente di una “operazione nostalgia”, ma del metodo tutto mio per ricaricare le batteria, per vivere sensazioni gioiose, in poche parole per stare bene.

I miei occhi, le mie orecchie, tutti i miei sensi e la mia macchiana fotografica e i miei appunti sono la mia “fabbrica dei ricordi” che è sempre in funzione, attiva, pronta a registrare anche la più piccola emozione per poi restituirmela quando torno a casa da un viaggio lungo o breve, vicino o lontano.

Bellano

Uno sguardo sul passato.

Sulla mensola del salotto ho sistemato le foto di famiglia, alcune veramente antiche, altre solo vecchie, quasi tutte in bianco e nero, racchiuse in cornici semplici o più preziose e quando passo da quell’angolo il mio sguardo sfiora quei volti e quegli occhi come se volessi ritrovare in quelle fattezze il mio passato.

In quelle foto ci sono affetti, momenti felici, persone care, alcune delle quali non ci sono più da tanto tempo, persone di cui sono pieni i racconti di famiglia che ci tramandiamo con una punta di nostalgia.

Alcune di quelle foto raccontano la storia delle famiglie dei miei genitori, raffigurano i miei nonni bambini nei loro vestiti della festa e con lo sguardo un po’ imbambolato a causa dei lunghi tempi di posa.

Mi piace avere la casa piena di fotografie, mi piace incontrare quei frammenti di memoria, mi piace ricordare le persone e le loro parole e i loro gesti e ritrovare nelle loro fattezze una traccia anche labile del mio aspetto.

Cavenago di Brianza - Foto di famiglia

Una scuola fatta di “persone”.

Alessio non era un mio allievo, ma ci siamo trovati subito, durante l’intervallo mi ronzava attorno e adorava infilarsi a tradimento nella mia classe, era un ragazzino pieno di interessi e passioni tra le quali quella per la geologia e i minerali, io gli avevo regalato quelli che, per me, erano solo “sassi” ed eravamo diventati amici.

Poi lui è cresciuto e io sono invecchiata, ma siamo ancora amici, quando ci incontriamo per strada o al bar ci facciamo grandi feste e condividiamo la passione per la fotografia e per il cielo.

Ogni tanto mi regala, sulla mia pagina di Facebook, qualche foto della Luna o di Venere o di qualche costellazione, foto che rivelano un grande amore per l’astronomia e una infinita pazienza.

Per questo motivo oggi, contrariamente a quello che faccio di solito, pubblicherò sul mio blog una foto non mia, ma di Alessio, una foto stupenda, tanto bella da sembrare “finta”, una foto che racconta di una grande passione, di pazienza, di sensibilità, di amicizia.

Grazie Alessio.

Foto di Alessio Ursino

La famiglia.

Sulla consolle, in salotto, ci sono le foto di famiglia, foto vecchie, alcune decisamente antiche, immagini di tante persone che sono venute prima di me, di alcune che hanno condiviso con me un tratto breve o lungo della loro e della mia vita, alcune a cui sono legata da ricordi sbiaditi, altre che sono ben vive nella mia memoria e nel mio cuore, ma tutte importanti.

Sono alcune delle immagini di una famiglia, la mia famiglia, immagini di donne forti, come la mia bisnonna materna, che non ho mai conosciuto, una donna coraggiosa che, rimasta vedova giovanissima, agli inizi del ‘900, quando il marito, il mio bisnonno, morì di colera in seguito al terremoto di Messina (lavorava alla ricostruzione della città devastata), allevò due bambine di otto e quattro anni con enormi sacrifici e dedizione.

C’è anche la foto dell’altra bisnonna materna, la madre di mio nonno, che amavo tantissimo e con la quale, quando ero già adolescente, trascorrevo tanto tempo ascoltando i suoi racconti e i suoi ricordi appannati dallo scorrere del tempo.

Ci sono le foto dei miei nonni da bambini, bambini serissimi e un po’ “ingessati”, nei loro abiti della festa.

E poi c’è la foto di mio padre, serio ed elegante come lo ricordo, con la sue eterna cravatta e la camicia candida.

Infine c’è la foto che preferisco: mio marito, mio figlio ed io, in ghingheri durante una festa, sorridenti e sereni e ogni tanto la osservo e ritrovo gli anni felici della nostra vita insieme e sento di nuovo la quieta gioia del nostro essere famiglia.

Forse non ricordo tutti i volti, ma tutti i nomi e le storie sono scritte in modo indelebile nel mio cuore e nella mia mente e le foto sono lì, come un nodo al fazzoletto, per aiutarmi a non dimenticare.

Cavenago di Brianza - Foto di famiglia

Un incrocio di sguardi.

E’ sera a Vilnius, dopo cena decidiamo di fare quattro passi in centro anche se è un po’ tardi e addosso abbiamo la stanchezza dell’attesa in aeroporto e del volo e l’inquietudine dei bagagli che sembrano non arrivare mai sul nastro trasportatore e la sistemazione in albergo che, a causa delle chiavi magnetiche smagnetizzate, è un po’ laboriosa.

La doccia lava via la stanchezza lasciandomi addosso, però, una sorta di torpore e la cena contribuisce a darmi una tranquillità che mi farebbe raggomitolare sul divano.

Ma d’altra parte però c’è una città che non conosco da scoprire, c’è la curiosità di respirare un’atmosfera nuova e allora decido di uscire anch’io per assaggiare questo nuovo mondo.

Il centro della città, illuminato sapientemente, è bellissimo: tutto mi sembra interessante e insolito e gradevole.

E poi, mentre passeggio in una piazza, i miei occhi incrociano quelli di una signora che, seduta a terra in un angolo, offre i suoi fiori ai passanti .

E’ sera e i suoi fiori sono ormai un po’ sgualciti, ma il suo sguardo è vivo e intelligente e curioso almeno quanto il mio.

Mi avvicino, a gesti, mostrando la mia fotocamera, vorrei farle capire che mi piacerebbe scattarle una foto, non parlo logicamente il lituano e l’impresa non è semplice, ma l’anziana signora mi capisce al volo e si mette i posa stringendo un mazzolino di fiori.

C’è uno scambio di sguardi, di sorrisi, di saluti e di ringraziamenti e c’è un ricordo che mi resta dentro.

Vilnius (Lituania)

Foto di famiglia.

Quando non esistevano gli smartphone e i selfie erano ancora di là da venire le foto erano meno numerose (anche perché pellicole, sviluppo e stampa avevano un costo) e, di solito, le migliori stavano ben allineate, con tanto di didascalia, in un album o incorniciate in salotto.

La nostra vita non era raccontata per immagini minuto per minuto e le foto si limitavano a sottolineare momenti particolarmente importanti, come una nascita, un matrimonio, una scampagnata con tutta la famiglia, la cerimonia della laurea e quasi tutte le feste comandate che vedevano grandi e piccoli sorridenti intorno ad una tavola imbandita.

Ed era (ed è) divertente ogni tanto tornare a sfogliare un vecchio album  e sorridere delle espressioni buffe o dell’abbigliamento demodè e associare ad ogni immagine un ricordo piacevole o triste e ritrovare emozioni che sembravano dimenticate.

Oggi la nostra vita è fotografata in ogni momento e le immagini scivolano via quasi senza lasciare traccia, senza risvegliare ricordi e spesso senza emozioni.

bambina

Alle prime luci dell’alba.

Ho trascorso qualche giorno a casa di amici, una casa con un fantastico balcone affacciato sul mare della riviera di Ponente, e ho passato molto tempo con gli occhi pieni di azzurro ad ascoltare il suono continuo della risacca.

Mi piace alzarmi presto, in punta di piedi, e sedermi al balcone per osservare il mare e la spiaggia ancora vuota, con gli ombrelloni chiusi e i gabbiani che zampettano sull’arenile indisturbati.

La superficie delle onde si accende dei riflessi del sole appena spuntato, centinaia di scaglie luminose come scintille che si rincorrono sempre uguali, poi cominciano ad arrivare, alla spicciolata, i bagnanti più mattinieri: si siedono in riva al mare, camminano sulla battigia, si godono la spiaggia completamente vuota, prima che si affolli di suoni.

Mi sembrano ombre cinesi che si confondono con le geometrie degli ombrelloni ancora chiusi, sembrano quasi irreali, non ancora persone, ma semplici forme nella luce dell’alba.

Bergeggi

Bergeggi

Passata è la tempesta.

“… Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso….”

Così cantava il Leopardi per raccontarci una situazione che l’uomo conosce bene: la serenità che ci riempie il cuore dopo un grande dolore, dopo un grande timore, è un’illusione di felicità, è un sollievo momentaneo, è il “piacer figlio d’affanno”.

La scorsa notte c’è stata la tempesta, preceduta da una grandinata violenta e improvvisa, che ha rovesciato sulle nostre notti boccheggianti  ed afose raffiche di vento e scrosci di pioggia, ma alla mattina non si sentivano molti “augelli far festa”, anzi il cielo era vuoto come se tutti gli uccelli si fossero rintanati nei loro nidi per lisciarsi le piume arruffate e riprendersi dallo spavento.

Poi, nel primo pomeriggio, sono comparse per prime le gazze, spavalde ed un po’ arroganti, quasi decise a dimostrare che il nubifragio non le aveva spaventate più che tanto.

Alla fine sono ricomparsi tutti gli uccelli e hanno riempito il cielo estivo dei loro canti: la tempesta è proprio passata.

Cavenago di Brianza (Prove)

Piccoli mimetismi.

Una piccola farfalla notturna si è posata sul muro del mio balcone, forse ha deciso di trascorrere lì la giornata per ripigliarsi dalla stanchezza delle scorribande notturne intorno ai lampioni del giardino.

Ha scelto proprio bene: una parete grigiastra è un po’ anonima dove mimetizzarsi per sfuggire al rischio di fare brutti incontri.

La scorgo quasi per caso, adagiata tono su tono sul muro, anche lei è grigiastra, ma è bellissima anche se apparentemente scialba e un po’ anonima, mi basta osservarla per un po’ per scoprire eleganti simmetrie sulle sue ali lievi.

Guarda dove va a nascondersi ogni tanto la bellezza!

Mimetismo