Sera di novembre

Giocavo seduta sul pavimento, dopo la cena serale, in attesa del mitico “Carosello” e guardavo distrattamente la televisione che, in quel momento, stava trasmettendo il telegiornale (in fondo ad una bimba di dieci anni il telegiornale interessava veramente poco allora come ora).

All’improvviso la mia attenzione fu attirata dal tono grave del giornalista e da un filmato, un po’ confuso, che mostrava un’auto scoperta che percorreva lentamente un viale soleggiato, un movimento improvviso e scomposto dei passeggeri e poi l’auto che accelera.

E poi la notizia fu subito chiara: avevano sparato al presidente degli Stati Uniti.

Lo conoscevo anch’io l’uomo ferito, un uomo giovane come il mio papà, un uomo elegante e sorridente, che sedeva ad una grande scrivania mentre i suoi bimbi giocavano sul pavimento (un po’ come stavo facendo io): per me era già un’icona.

Quella sera imparai che si può vedere la morte in diretta, imparai che in un posto lontano come il Texas c’era una città che si chiamava Dallas (molto prima che la fiction la portasse nelle case di tutti) dove potevano succedere eventi così.

Poi avrei studiato il personaggio e il contesto storico, la guerra fredda, gli errori e le sfide di quella presidenza entrata nel mito, ma lo studio e la conoscenza non hanno rimosso l’impressione di quella sera, il misto di dolore, stupore e ingenua curiosità che provai.

Sono passati cinquant’anni da quella sera.

1 pensiero su “Sera di novembre

  1. maria okada

    Non ho visto le immagini in quel periodo,noi bambini non potevamo vedere il telegiornale, al massimo Carosello se non avevamo litigato.
    Mio padre ne ha parlato per giorni, io mi figuravo L’America come un’isola tropicale in mezzo ad un mare azzurro e una battaglia spaventosa fra fazioni di pirati dei Caraibi conclusa con la fatale morte del capo.

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