Undici anni fa quando una cieca, assurda, violenta ignoranza spazzò via dalla faccia della terra le statue dei Buddah di Bamyan ricordo che rimasi a guardare la scena, trasmessa da tutti i tg, con un misto di rabbia e di incredulità: la mia anima si ribellava ad un simile scempio della storia e della cultura di un popolo.

Oggi, a undici anni da quelle esplosioni  gli afgani sono ancora in attesa di un intervento da parte dell’Unesco che riporti la valle all’antico splendore e sani una ferita che ancora brucia.

Io temo però che una ricostruzione radicale, ammesso che si reperiscano i fondi e le professionalità, potrebbe trasformare la valle in un fondale da cinema, con la bellezza un po’ posticcia di certi restauri, un posto buono per il turismo di massa, ammesso che il turismo di massa si avventuri in questa vallata, ma palesemente falso.

Allora mi sfiora il pensiero che forse è giusto che il sito resti com’è, con la sua storia di cultura passata e di ignoranza recente, perchè non solo le grandi costruzioni ci raccontano qualcosa della storia umana, ma anche le stupide distruzioni.