Archivio mensile:Luglio 2012

Lo spread non è tutto.

Ieri sera, durante la cerimonia inaugurale di Londra 2012, ad un certo punto è sfilata una nazionale dalle divise sgargianti, rigorosamente rosa per le femminucce e azzurre per i maschietti (un po’ come succede alla scuola dell’infanzia) ispirate apparentemente ad un misto tra Hello Kitty e il grande Puffo.

Poco dopo, quando è sfilata la nazionale italiana nella sua sobria eleganza (per inciso firmata Armani), ho tirato un sospiro di sollievo: niente colori dagli accostamenti destabilizzanti, taglio impeccabile.

Sicuramente nella vita ci sono cose più importanti della divisa ufficiale delle squadre nazionali, ma vedere gli azzurri sfilare è stato un piacere per gli occhi.

(A proposito di eleganza: che dire dell’autoironica signorilità di una ottuagenaria trasformata, per l’occasione, in Bond girl?)

Valori.

Quanto vale la vita di una persona? Quanto vale la dignità di un uomo?

Poco meno di duemila euro.

E’ lodevole l’iniziativa del blog Tafanus, di lanciare una sottoscrizione e non solo perchè la cifra ridicola stanziata non basta nemmeno per affrontare le spese del funerale del giovane operaio caduto sul lavoro, ma soprattutto perchè serve a far sentire alla madre, così atrocemente colpita, la solidarietà di tanti sconosciuti, perchè serve a riaffermare il senso della dignità dell’uomo, perchè serve a scuotere le coscienze e ci spinge ad interrogarci su ciò che conta veramente.

Probabilmente i freddi conteggi elaborati dall’ente preposto non sono errati (dal punto di vista strettamente aritmetico), è profondamente errata, invece,  la percezione del valore della vita umana che ne deriva.

La sofferenza per la morte di un figlio non può essere risarcita con nessuna cifra, ma duemila euro hanno l’orribile gusto di una tragia beffa e di una profonda ingiustizia.

Amici a quattro zampe.

Ho passato la mia infanzia tra Lassie Rin Tin TIn e Dog (un socievole cagnone che faceva la guardia alla mia casa di vacanze in montagna), sono abituata ad incontrare, nei pascoli, cani impegnati nel radunare mucche e pecore su per i pendii, ho assistito diverse volte alle esercitazioni dei cani da valanga e ho un profondo rispetto per i cani che, sempre meno numerosi, accompagnano i non vedenti.

Sia chiaro non ho nulla contro i migliori amici dell’uomo, ma non ho mai desiderato adottarne uno anche perhè ritengo che la convivenza con gli animali richieda tempi, spazi e dedizione che non credo di possedere.

Mi infastidisce fare lo slalom tra le deiezioni abbandonate sui marciapiedi, mi rattrista sentire gli ululati de cane lasciato per ore sul balcone in attesa del rientro del padrone, mi innervosisce essere abbracciata da un animale di diverse decine di chili che mi appoggia con energia le zampe sulle spalle mentre un umano giulivo mi informa che “è un cucciolo e vuole solo giocare, non deve avere paura”.

Credo che sia un mio diritto avere paura e voler tenere le distanze (anche perchè ho scoperto che il pelo dei cani mi provoca una specie di eczema abbastanza fastidioso).

Per questo sono un po’ perplessa quando devo viaggiare in funivia con un cane il cui padrone protesta perchè deve mettergli guinzaglio e museruola o vedo un cane appoggiarsi con le zampe al bancone di un bar.

Per questo motivo mi ha un po’ destabilizzato la notizia che “finalmente” gli amici a quattro zampe potranno viaggiare sui treni ad alta velocità.

Spero solo che resti qualche vagone destinato agli umani che preferirebbero non condividere l’esperienza.

Lizzola

Registro elettronico.

Ogni tanto, con ciclica puntualità, si legge da qualche parte che, “dal prossimo anno scolastico” (l’anno scolastico è sempre il “prossimo”), le valutazioni e le pagelle saranno online.

Di solito, poi, non succede niente anche perchè, temo, per qualche famiglia che vive, per esempio, tra le mie montagne, avere accesso ai dati potrebbe rivelarsi  mortalmente lento e comunque costoso.

Inoltre, vorrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che ancora troppi genitori non abbiano una gran dimestichezza con la rete e debbano affidarsi ai “nativi digitali” di casa (cioè i pargoli) che, essendo parte in causa, potrebbero opporre una strenua resistenza passiva.

In altri paesi, dove l’uso della rete è più diffuso e di più antica data, le cose funzionano meglio e i genitori non solo accedono tranquillamente alla visione dei dati, ma, addirittura, invece di lamentarsi con gli insegnanti o protestare con gli organi competenti prendono l’iniziativa di dare una “ritoccatina” ai voti: giusto per eliminare i problemi del rendimento scolastico alla radice.

Per fortuna, dalle nostre parti, tutto questo non succede ancora.

Guardando il cielo.

Non mi ero mai resa conto di quanto tempo passi, quando sto fra le mie montagne, a guardare il cielo, non perchè io sia animata da particolare propensione contemplativa, ma, più semplicemente, perchè, quando sono quassù, è uno dei modi più pratici per capire come sarà la giornata, se vale la pena di avventurarsi lontano, se è meglio infilare un ombrellino nella borsa, se è consigliabile starsene a casa e cominciare a ritirare i fiori dal balcone per evitare che, come è successo una settimana fa, la grandine li devasti.

Se si addensano nuvole in fondo alla valle, lungo le pendii della Grigna, è meglio essere guardinghi perchè, prima o poi, arriveranno a far danni, mentre le nuvole che incombono sulla parte bergamasca, anche se minacciose, sono destinate ad allontanarsi senza colpo ferire.

Intanto però, anche se la contemplazione ha fini puramente  pratici, tutto questo cielo ti entra dentro e ti conduce a riflettere sulla bellezza della natura, che è bella anche quando fa paura, sulla piccolezza dell’uomo che può solo subire i capricci del clima e cercare di difendersi come può.

Questo silenzioso guardare fa bene al cuore.

Milano

Simpaticamente anarchici.

Scena: parcheggio del supermercato, ‘è una fila di spazi un po’ fuori mano, logicamente al sole (qui tra i monti per diversi mesi all’anno capita che il fondo valle sia ghiacciato e i raggi solari arrivino per poche ore al giorno).

Le auto sono tutte parcheggiate fuori dagli spazi, addossate al muro logicamente all’ombra (fa caldo anche qui e non è piacevole trovare l’auto incandescente).

Sono l’unica a parcheggiare tra le righe bianche (sentendomi anche un po’ imbecille).

Passa un furgone, proveniente dalla zona di scarico, e l’autista se la prende con me perchè è costretto a fare un po’ di slalom tra le vetture.

Ecco noi siamo gente così: simpaticamente anarchici.

La meglio gioventù.

Mi sembra fin troppo facile fare dell’ironia sulla notizia della possibile discesa in campo (l’ennesima) del Cavaliere in occasione delle prossime elezioni politiche del 2013.

In un momento in cui i partiti politici vedono un crollo di credibilità, in un momento in cui si sente l’esigenza di un rinnovamento della classe dirigente che non rappresenti solo un cambiamento di uomini, ma anche di idee e di comportamenti ecco che l’Ineffabile si ripresenta sulla scena politica del paese proponendo una operazione di restyling del partito (il cambiamento del nome) e la sua possibile leadership.

Facendo due rapidi conti vorrebbe dire candidarsi a settantasette anni per concludere il mandato a ottantadue, ad un’età che, probabilmente, anche il ministro Fornero ritiene ormai idonea per il pensionamento.

Mi verrebbe voglia, visto che l’anno prossimo ne compirò sessanta, di scendere anch’io in campo: ho davanti una splendida carriera politica.

Perbacco largo ai giovani.

Adattamenti.

Siamo di nuovo in vacanza tra le nostre montagne e abbiamo ricominciato a dedicarci alle nostre passeggiate che ora sono un po’ più lente, forse, e un po’ più brevi.

Non ci sono più le mete ambiziose, le vette faticose da raggiungere, le scarpinate di ore e ore sotto il sole che picchia come un martello o sotto la pioggia che arriva improvvisa portata da un vento capriccioso.

Ora c’è il passo lento, c’è il breve riposo su una panchina all’ombra, ma, in cambio, c’è la scoperta (o la riscoperta) dell’incanto dei fiori, delle forme delle nubi, dei profili dei monti, ci sono i colori e  i suoni e c’è lo stupore di sentirsi vivi e pieni di voglia di scoprire il mondo che ci circonda.

Non si tratta di rassegnarsi, di accettare gli anni che passano o la malattia che lascia i suoi segni indelebili, si tratta di imparare ogni giorno che la vita è bella e che merita di essere vissuta.

Cavenago di Brianza

Ancora sul bosone.

Adesso ne parlano tutti, tutti sanno di cosa si tratta,  è quasi un argomento da chiacchiere da bar (un po’ come succedeva ai tempi di Luna Rossa, quando tutti ci eravamo scoperti esperti di vela e dissertavamo di strambate e tangoni con inaudita competenza).

Cosa volete, siamo fatti così: quando un argomento balza agli onori delle cronache ci scopriamo subito esperti.

Io, come ho già detto, non ho ancora capito bene di cosa si tratta e, tutto sommato, non ho una gran voglia di impegnarmi.

La parola stessa “bosone” mi fa pensare ad un bambino grassottello, un bimbo che fa poco sport, non gioca a calcio perhè gli amichetti preferiscono lasciarlo in panchina, si ingozza di merendine ed è preso di mira dai compagni (le altre particelle) per le sue rotondità.

Lo immagino solitario e un po’ depresso aggirarsi con aria colpevole intorno ad un barattolo di marmellata.

Forse è proprio lì che gli scienziati del Cern lo hanno individuato.

Lacrime.

Francamente la mia formazione mi impedisce di capire perfettamente la portata dell’individuazione del “Bosone di Higgs” a senso intuisco che si tratta di una scoperta di grande rilevanza che apre nuove prospettive di ricerca.

Non mi addentro a commentare l’evento che, almeno per me, risulta abbastanza misterioso: lascio a altri, più preparati, il compito di spiegare, chiarire, approfondire, contestare come spessissimo avviene quando si muove un nuovo passo nella conoscenza dell’universo.

Una cosa però capisco: le lacrime dello scienziato che ha dato il proprio nome alla particella e che ne ha ipotizzato l’esistenza elaborandone la teoria nel lontano 1964.

Forse sono lacrime di orgoglio, sicuramente di gioia, di sollievo, lacrime che sciolgono nel pianto una lunghissima attesa di lavoro, forse di dubbio, lacrime che testimoniano quanto la scoperta fosse, in qualche modo, insperata.

Mi ha fatto tenerezza quel canuto signore in lacrime: mi ha fatto riflettere su quanto conti il lavoro di una vita e quanto sia coinvolgente veder coronare i propri sogni e veder realizzata una idea ipotizzata mezzo secolo fa.